La rianimazione fallisce, ma improvvisamente il cuore ricomincia a battere: cos’è la “Sindrome di Lazzaro”, la morte apparente

Il paziente è in arresto cardiaco, l'elettrocardiogramma è piatto, e improvvisamente mostra segni di vita, il cuore torna a battere: è la "Sindrome di Lazzaro"
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Ci sono anche esperti dell’Eurac Research di Bolzano nell’équipe internazionale che ha studiato la “Sindrome di Lazzaro“.

Si parla di “Sindrome di Lazzaro” quando un paziente è in arresto cardiaco, il cuore non batte più, l’elettrocardiogramma è piatto e improvvisamente mostra segni di vita, senza alcun intervento esterno, respira, e ricompare il battito.

I casi di “Sindrome di Lazzaro” non sono rarissimi, ma le cause sono ancora un mistero. Tra il 37 e il 50% di anestesisti e rianimatori nel mondo ha riportato almeno un caso di pazienti che hanno mostrato segni di vita minuti dopo che la rianimazione era stata dichiarata fallita.

L’équipe internazionale composta da medici d’emergenza di vari centri di ricerca – University Hospitals Morecambe Bay Trust (Regno Unito), l’ospedale universitario di Losanna (Svizzera), Eurac Research (Italia) e Paracelsus Medizinische Privatuniversitaet di Salisburgo (Austria) – ha analizzato per la prima volta in modo sistematico tutti i casi pubblicati finora dalla letteratura scientifica in circostanze di terapia intensiva effettuata da personale qualificato: 65 dal 1982.

Nello studio, i ricercatori hanno classificato come “Sindrome di Lazzaro” tutti i casi di pazienti in arresto cardiaco che hanno mostrato un ritorno spontaneo del battito dopo che la rianimazione cardiopolmonare operata da professionisti era stata interrotta.  Dei 65 casi presi in esame, un terzo è sopravvissuto e, di queste 22 persone, l’82% (18 pazienti) non ha riportato danni neurologici: “Il numero potrebbe sembrare basso in assoluto ma gli effetti sono rilevanti se pensiamo all’impatto sul personale medico e sui famigliari, se pensiamo alle conseguenze legali o al numero di pazienti che richiedono manovre di rianimazione“, hanno spiegato Hermann Brugger, direttore dell’Istituto per la medicina d’emergenza in montagna di Eurac Research, e Peter Paal della Paracelsus Medizinischen Privatuniversitaet di Salisburgo.

I ricercatori hanno anche elaborato delle raccomandazioni, tra cui quella di continuare a monitorare i pazienti con elettrocardiogramma per almeno 10 minuti dopo l’interruzione della rianimazione: nei 63 casi documentati il battito è ricomparso in media entro 5 minuti e nella maggior parte dei casi entro 10 minuti.

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