Si è tenuto oggi a Villa San Giovanni, a Punta Pezzo, un incontro sul tema “Vortici e le correnti nel Mito della Cariddi, altri Fenomeni naturali nello Stretto, Analisi del testo nell’Odissea, luoghi e simboli attuali, altri effetti sul Microclima”.
Il dott. Angelo Vazzana, Direttore Scientifico del Museo di Biologia Marina e Paleontologia di Reggio Calabria, ha svelato i misteri dei “Fenomeni naturali nell’Area dello Stretto”, “iniziando dalle figure mitologiche di Skylla e Xàrybdis descritte nel poema omerico dell’Odissea nel XII c. versi 85 – 105 e che rappresentavano i pericoli connessi alla navigazione in epoca storica e all’attraversamento marino nell’Area dello Stretto.
Pericoli che in passato venivano rappresentati come mostri marini e che oggi invece sono degli ambienti con eccellenze di Biodiversità unica in ambito Mediterraneo. Così gli scogli emergenti in antichità, a fronte della Rupe di Scilla, dove si infrangevano le imbarcazioni a vela quadrata e senza timone, come vengono narrati e vissuti da Odisseo/Ulisse, nel mito raffigurati come un mostro marino a sei lunghi colli con teste canine o come ninfa trasformata in serpente marino (pistrice); oggi questi alti scogli, sotto il livello marino sempre a Scilla, sono un ambiente rigoglioso di vita con le sue foreste di Gorgonie e Coralli colorati. Ieri pericolo mortale, oggi esplosione di vita marina e unico paesaggio sommerso. Come pure le forti correnti marine alternate nell’Area dello Stretto che costituivano il pericolo che rendeva le imbarcazioni non più governabili, veniva raffigurato nel mostro Xàrybdis o Cariddi che inghiottiva (faceva scorrere velocemente producendo dei gorghi) le acque e conseguente esponeva verso il mostro di Skylla. Oggi il peculiare idrodinamismo dell’Area dello Stretto (cf correnti marine denominati Montante e Scendente a seconda del senso di scorrimento) non ingoia naviganti, ma trasporta e fa emergere uniche diversità biologiche con le freddi acque limpide delle profondità cariche di larve, plancton e di fauna abissale che poi si diffonde verso gli ambienti sommersi e pelagici più superficiali andando a colonizzare le foreste di gorgonie e coralli o di ritrovare sulla Spiaggia degli Abissi di Pezzo – Cannitello tutta la particolare fauna abissale dell’Area dello Stretto.”