Coronavirus, picco di contagi? L’infettivologo Bassetti spiega perché “non dobbiamo preoccuparci delle oscillazioni quotidiane”

Coronavirus, Bassetti: "Non dobbiamo prestare attenzione alle oscillazioni quotidiane, legate al numero di tamponi eseguiti"
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Continua il grido “al lupo al lupo” da parte della stampa italiana. Oggi un importante quotidiano ha dedicato le prime 7 pagine al Covid- stile post- crollo ponte Morandi o post-terremoto. Titoli: “picco di CONTAGI tra i giovani. Situazione incontrollata. Seconda ondata anche in Italia.” Cosa è successo?“: a fare chiarezza, in un post su Facebook pubblicato ieri, è Matteo Bassetti, direttore della Clinica Malattie Infettive dell’Ospedale San Martino di Genova.
L’infettivologo spiega: “È cresciuto il numero assoluto dei positivi. Cosa intendiamo per positivi? Alcuni con pochi sintomi e il 95% di asintomatici. Non che gli asintomatici non trasmettano il VIRUS, sia chiaro, ma rispetto a chi manifesta tosse, febbre e problemi respiratori ha un indice di contagio inferiore.
E dunque, dei 300-400 o 500 positivi delle ultime ore, non significa che abbiamo altrettanti malati.
La maggioranza dei casi sono asintomatici o paucisintomatici e l’unico dato da monitorare con attenzione è quello dei ricoveri, in particolare in terapia intensiva, che al momento sembra essere stabile da varie settimane. Oggi oltretutto si riportano solo 2 decessi giornalieri su un paese di 60 milioni di abitanti. Il numero più basso da iniziò epidemia ma a nessuno importa dare le buone notizie.
Non dobbiamo inoltre prestare attenzione alle oscillazioni quotidiane, legate al numero di tamponi eseguiti, maggiori il martedì e il mercoledì e minori tra venerdì e domenica. Invito a guardare, piuttosto, la percentuale di positività rispetto ai tamponi, che la scorsa settimana era intorno allo 0,55%: se rimane su questi numeri non c’è motivo di particolare allarme, perché più grande è la rete che viene buttata più numerosi sono i “pesci che vengono pescati.
In vista del prossimo inverno mi preoccupano di più i diversi criteri di ricovero in ospedale nelle varie regioni e tra i vari ospedali, che andrebbero unificati. È sbagliato e scorretto ricoverare chiunque abbia solo 37,5 di temperatura e nessun altro sintomo se non il tampone positivo.
Penso inoltre che i controlli non siano adeguati su quanti arrivano o ritornano in Italia dall’estero, via mare, ma soprattutto con aerei, auto private e pullman.
Il timore è che tante persone infette, che arrivano in Italia dai Paesi a rischio, non vengano intercettate. Occorre incoraggiare le tre misure D-M-L ormai note a tutti.
Non proclami allarmistici, ma tanta attenzione e tanto buon senso.”

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