“Non è rassicurante” sapere che il 2,5% della popolazione, equivalente a 1 milione 482 mila italiani, ha avuto un contatto con il Coronavirus in quattro mesi di pandemia. Il numero tratto dal primo studio epidemiologico nazionale sulla sieroprevalenza, cioè sui soggetti positivi agli anticorpi Igg e Igm (le immunoglobuline), è “piccolo“. Lo afferma Luca Richeldi, pneumologo, componente del Comitato tecnico-scientifico, in una intervista al Corriere della sera: “Appena una minima parte dei cittadini ha incontrato il virus eppure gli effetti sono stati catastrofici con oltre 35 mila morti. Un prezzo troppo alto da pagare“. “La gran parte della popolazione – è la conclusione di Richeldi – non si e’ contagiata ed e’ a rischio. Siamo lontani anni luce dall’immunità di gregge, ossia dallo scudo creato dal fatto di essere circondati da persone che gia’ si sono infettate. Ecco perché bisogna continuare più che mai a rispettare le regole: mascherina, igiene delle mani, distanza di un metro”.
Lo studio ci dice che il 27,3% degli italiani che hanno sviluppato anticorpi non se ne è accorto per l’assenza o la lievità dei sintomi. E un elemento che conforta? “Questo dato è fondamentale, mostra quanto ampia sia la quota di popolazione che può contribuire alla diffusione del virus. Suona come un campanello d’allarme. Non sappiamo se un asintomatico è contagioso ma se incontriamo una persona per strada dobbiamo stare all’erta e pensare che potrebbe essere contagiosa pur apparendo in buone condizioni di salute. Non intendo seminare panico. Stiamo attenti però. Basta davvero poco per tutelarsi ed è sciocco non farlo“. E ancora: “La quota di asintomatici è omogenea, non c’è differenza tra aeree più o meno colpite. Anzi, nelle regioni risparmiate dall’epidemia l’attenzione deve essere alzata a un livello superiore, i cittadini non si devono sentire graziati“.
Che significa avere gli anticorpi al Sars-CoV-2 sul piano dei comportamenti individuali? “Non cambia nulla. Non sappiamo se gli anticorpi hanno la capacità di neutralizzare il virus e per quanto tempo quindi bisogna comportarsi con lo stesso rigore di chi non ha subito il contagio. Essere positivi al test degli anticorpi non significa avere il patentino d’immunità. Significa che il virus è stato visto dal nostro sistema immunitario”. Immunità di gregge lontana? “Siamo lontanissimi e questo vale anche nelle province dove la circolazione del virus è stata sostenuta, penso a Bergamo e Cremona, che sono al top della classifica negativa, le uniche a mostrare le due cifre nelle percentuali di sieroprevalenza col 24% e il 19%. Nelle malattie infettive in genere l’immunità di gregge si raggiunge con almeno il 70% e oltre. Solo il vaccino potrà assicurare una certa sicurezza, tenendo conto che ogni vaccino se non garantisce la protezione al 100% attenua comunque i sintomi dell’infezione”. I bambini da o a 5 anni hanno un tasso di sieroprevalenza minore, 1,3%. A poco più di un mese dalla riapertura delle scuole è un segnale positivo? “Purtroppo è un dato poco significativo perché riguarda bambini in età prescolare, molto protetti dalle famiglie. Per la ripresa delle lezioni dovranno essere prese misure molto rigide”.