Due anni fa, alle 11:36, il crollo del Ponte Morandi: oggi le commemorazioni, cerimonie e fiaccolate per le 43 vittime

Danni dal crollo del ponte Morandi: in programma oggi le commemorazioni della tragedia, dalla messa alla fiaccolata
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Sono trascorsi 2 anni dal crollo del ponte Morandi: in programma oggi le commemorazioni della tragedia, dalla messa alla fiaccolata.
Alle 9 nella chiesa di San Bartolomeo della Certosa si terrà una messa in suffragio delle 43 vittime presieduta dall’arcivescovo di Genova Marco Tasca.
Dalle 10:30 avrà luogo la cerimonia privata organizzata dal comitato Ricordo vittime ponte Morandi in collaborazione con il Comune di Genova nella Radura della Memoria, una pedana circolare realizzata con il legno delle foreste distrutte dal ciclone Vaia e che ospita 43 diversi tipi di piante, un’installazione temporanea in attesa del memoriale vero e proprio progettato nell’ambito del parco della Valpolcevera firmato dall’architetto Boeri.
Alla cerimonia privata saranno presenti anche il premier Giuseppe Conte e il Ministro Paola De Micheli, il sindaco Bucci, il governatore Toti e la presidente del comitato dei familiari Egle Possetti.
La cerimonia culminerà alle 11:36, il momento del crollo, con il minuto di silenzio.
Alle 15 a palazzo Tursi verrà scoperta una targa con i 43 nomi.
Aperte alla cittadinanza le 3 fiaccolate in programma dalle 21.

crollo ponte autostrada a10 genova (1)Le vite di 43 persone sono state trascinate sul letto del torrente Polcevera assieme a quel gigante di cemento armato che si è sbriciolato come un castello di sabbia. La tragedia rimane ancora una ferita aperta per Genova, nonostante due anni dopo, e in tempi record, sia stato realizzato un nuovo viadotto.
Quel giorno il cielo era grigio e la pioggia sembrava schernire le persone in partenza verso le località di villeggiatura, già un cattivo presagio.
Alle 11:36 il terribile fragore: cedono i piloni di cemento armato, poi le travi, i tiranti in acciaio e 250 metri d’asfalto piombano tra le palazzine, i capannoni industriali e i binari della ferrovia. La fine del “ponte di Brooklyn”, come i genovesi chiamavano l’opera progettata dall’ingegnere Riccardo Morandi e inaugurata nel 1967.
Tra le immagini simbolo, quella del camion con le ruote anteriori ad un passo dal precipizio.
Ai morti, ai feriti, si sono aggiunti più di 500 sfollati, gli abitanti delle palazzine che hanno rischiato di essere travolti dalla rovina del Morandi e che hanno dovuto lasciare le proprie case minacciati dai resti di un ponte rimasto sospeso.

In meno di 2 anni il vecchio Morandi è stato abbattuto e al suo posto è sorto un nuovo viadotto, firmato da Renzo Piano.

La partecipazione dello Stato in Autostrade “contribuirà ad assicurare più controlli e sicurezza sulla nostra rete. Non solo. Permetterà anche più efficienza e tariffe più eque. Le nostre infrastrutture sono un bene pubblico prezioso, non consentiremo più che questo principio venga calpestato“: lo ha affermato il presidente del Consiglio Giuseppe Conte in un’intervista a La Stampa, a due anni dal crollo del ponte Morandi. Le parole del Presidente Mattarella – che sul Secolo XIX scrisse: la ferita non sarà sanata fino a quando non saranno individuati e puniti i responsabili della tragedia e non saranno realizzate le condizioni perché un fatto tanto grave non si ripeta – “sono un continuo stimolo, per noi, utile a garantire che una tragedia del genere non si ripeta più“.

Mattarella: “Mai più disastri simili, accertare la verità”

La giusta richiesta di verità che viene dai parenti delle 43 vittime del Ponte Morandi a Genova è stata accompagnata “dalla forte e sofferta esortazione che vengano in ogni modo evitati in futuro disastri simili“: lo ha scritto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in una letta al Secolo XIX, ripresa anche da La Stampa, in occasione del secondo anniversario del crollo. “Il quattordici agosto di due anni fa crollava il Ponte Morandi, inaugurato nel lontano 1967 per connettere Genova e una parte importante dell’Italia alle grandi reti viarie europee. Non è possibile dimenticare lo sbigottimento recato dalle prime notizie, le drammatiche conferme, il numero dei morti che cresceva, l’impegno generoso dei soccorritori, il dolore profondo e composto dei familiari delle vittime, la desolazione di chi aveva perso la propria casa, la solidale e dignitosa risposta di Genova, città profondamente ferita, la vicinanza di tutta l’Italia“. “Quel tragico evento è stato vissuto anche come simbolo di contraddizioni presenti del nostro Paese, nel quale modernità, genio e sviluppo convivono con incurie inaccettabili e con antiche negligenze. Il nuovo, bellissimo, Ponte di San Giorgio, disegnato dal genio genovese di Renzo Piano, realizzato in tempi lodevolmente rapidi e inaugurato pochi giorni addietro, ha sanato il vulnus infrastrutturale, dando prova della straordinaria capacità italiana di rialzarsi da traumi e sciagure“. “Si è trattato di una cerimonia sobria e rispettosa dei sentimenti di dolore e di speranza che il nuovo Ponte suggerisce: per il ricordo incancellabile di chi ha perso la vita e per il desiderio di rilancio della comunità cittadina. Prima della inaugurazione, ho incontrato in Prefettura alcuni rappresentanti dei familiari delle vittime. È stato un momento che conserverò nella mia memoria. La loro giusta richiesta di verità e giustizia per i propri cari, inghiottiti dal crollo del ponte, è stata accompagnata dalla forte e sofferta esortazione che vengano in ogni modo evitati in futuro disastri simili con nuovi lutti e nuove vittime“. “Da questa sollecitazione occorre ripartire, mentre prosegue, con doverosa determinazione, l’azione di accertamento delle cause e delle responsabilità del crollo, per sviluppare e, per qualche aspetto, ricostituire una affidabile cultura della sicurezza, di adeguata manutenzione e del controllo che coinvolga e responsabilizzi imprese, enti pubblici, istituzioni locali e nazionali, università, mondo della ricerca“. “Per la Repubblica non esistono valori più alti della vita e della libertà dei propri cittadini. Valori che non si traducono in una mera enunciazione di principio, ma in un impegno concreto e vincolante“.

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