La situazione dei ghiacciai alpini “e’ drammatica. Fondono piu’ rapidamente e in modo piu’ intenso ormai sia per le temperature sempre piu’ alte provocate dai gas serra sia per il darkening, cioe’ lo scurimento dovuto all’inquinamento industriale, alla fuliggine degli incendi, ai detriti e alle polveri, per cui riflettono meno le radiazioni del sole”. E’ la spiegazione di Guglielmina Adele Diolaiuti, docente di Geografia nel Dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali dell’Universita’ Statale di Milano ed esperta di Glaciologia e Climatologia Alpina. E’ una condizione, quella dell’annerimento – spiega in una conversazione con l’ANSA – emersa ormai da tempo, “pluridecennale, come dimostrato dal telerilevamento fatto per 40 anni attraverso i satelliti Landsat che hanno evidenziato il fenomeno anche in Groenlandia, e anche sulle nostre vette lombarde e poi su tutte le Alpi”. L’arretramento dei ghiacciai, non solo dei 903 italiani, ma “in tutto il mondo e’ impressionante – aggiunge – In Alaska si sono ridotti fino a 50 chilometri. In Italia il Ghiacciaio dei forni e’ rimpicciolito di due chilometri” oltre ad avervi trovato l’anno scorso microplastiche. Ma risultati simili si sono avuti anche su altri dei 2009 ghiacciai delle Alpi e su altri in Europa. Al momento gli interventi per ridurre lo scioglimento dei ghiacciai sono “geotessili, ovvero coprendoli con teloni bianchi di una sorta di feltro, ma non si possono ‘incartare’ tutti, oppure con barriere che deviano il vento evitando che porti via la neve, oppure con il ripascimento di neve artificiale. Ma la soluzione piu’ duratura – avverte la glaciologa – e’ cambiare stili di vita, riducendo l’emissione di gas climalteranti, quindi ad esempio usando meno l’auto, mangiando in modo piu’ equilibrato“, insomma “riducendo la propria impronta di carbonio”.