Un appello per il rilancio di una mensa scolastica sana giusta e sostenibile viene lanciato al Ministro dell’Istruzione da 9 associazioni e da nomi illustri dopo che il Comitato tecnico scientifico della Protezione Civile per l’emergenza COVID nel definire le regole per il ritorno a scuola degli studenti ha previsto la possibilità, in forma “residuale” di fornire il pasto in “lunch box” per il consumo in classe.
“Il solo ammettere questa possibilità è inaccettabile”: a dirlo in coro sono AIAB, il Comitato Promotore Food Policy di Roma, Cittadinanzattiva, Foodinsider.it, l’Osservatorio mense scolastiche, Genima, Legambiente, Save the Children Italia Onlus, Slow Food Italia ma anche Daniele Fattibene, dell’Istituto Affari Internazionali; Tomaso Ferrando, Research Professor dell’ Università di Anversa (Belgio) e Università di Torino;. Davide Marino, Professore di economia ed estimo rurale presso l’Università del Molise e Roma3; Daniele Messina, della Fondazione Monte dei Paschi di Siena.
“Senza togliere nulla alla gravità del momento – scrivono i firmatari – si tratta di un rischioso segnale che andrebbe evitato proprio ora che auspichiamo un rilancio del Paese e la mitigazione del divario sociale ed economico”.
Un approccio che si scontra totalmente con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’ONU, la strategia Farm to Fork della Comunità Europea per la salvaguardia della salute del pianeta e dei cittadini insieme alle iniziative di FAO, Unicef, OMS, PAM per combattere la malnutrizione nel mondo.
Potrebbe avere seri impatti: sull’ambiente (aumento plastica e cibo rifiutato); sulla salute dei bambini e l’educazione alimentare (decadimento del valore del pasto: riduzione potere nutrizionale dei piatti – incremento somministrazione cibo processato); sulla filiera alimentare (impoverimento del tessuto economico locale); sull’impiego (riduzione della forza lavoro e dell’attività delle mense interne agli istituti che rappresentano a nostro avviso un patrimonio comune da rafforzare); sul rischio di conflitti tra famiglie e Amministrazione a fronte dell’aumento delle tariffe e del decadimento della qualità che andrà inevitabilmente a colpire le fasce più deboli.
“Saltare a piè pari l’approvvigionamento locale e biologico non solo è senza senso e miope ma è anche – secondo AIAB – un po’ schizofrenico, considerato che da un lato il governo investe sulle attività di prossimità e dall’altro toglie loro rapporti economici che consentirebbero una sostenibilità a tutto tondo”.
C’è un altro punto da segnalare. Ed è quello che dal biologico non si può prescindere delle mense scolastiche. “L’agricoltura biologica e biodinamica – dice Antonio Corbari, presidente di AIAB – oltre a costituire i presupposti di un modello di sviluppo equo e sostenibile, rappresentano tecniche produttive ad elevato valore ambientale, che promuovono biodiversità, fertilità dei suoli contribuendo alla lotta al cambiamento climatico. Non a caso il Green Deal europeo identifica e finanzia l’obiettivo del 25% della superficie agricola UE coltivata a biologico entro il 2030. Per arrivare a questo importante obiettivo bisogna agire su tutte le leve possibili. Sarebbe veramente poco responsabile nei confronti dell’ambiente, della salute pubblica e anche dell’economia delle produzioni nazionali sostenibili, come ben evidenzia l’”Indagine sull’impatto della Pandemia da COVID19 sul biologico” eseguito da FIRAB, tornare indietro rispetto a un lungo percorso di mense biologiche sostenibili iniziato 30 anni fa, e che ha dato vita ai CAM per la ristorazione collettiva approvati la prima volta nel 2011 e nella nuova versione a inizio 2020”.