La NASA ha reso noto che l’asteroide 2018VP1 “sfiorerà” la Terra il prossimo 2 novembre: il Center for Near-Earth Objects Studies presso il Jet Propulsion Lab dell’Agenzia statunitense ha calcolato che il suo diametro non supera i 3 metri e che le sue possibilità di colpire il nostro pianeta sono intorno allo 0.41%, e, in quel caso, gran parte dell’oggetto verrebbe distrutta dall’attrito con l’atmosfera.
2018VP1, scoperto dal Palomar Observatory in California nel 2018, è abbastanza noto agli addetti ai lavori proprio perché è tra gli asteroidi che hanno la maggiore probabilità di entrare in collisione con il nostro Pianeta (sebbene, ricordiamo, quasi nulla).
Secondo la NASA, con una probabilità dello 0.41% che arrivi al suolo e con il suo diametro ridotto, molto probabilmente la quasi totalità del “sasso cosmico” si disintegrerebbe entrando in atmosfera: per fare un confronto, si ricordi che l’asteroide che esplose nel 2013 nel cielo di Cheljabinsk, in Siberia, aveva un diametro stimato di 15 metri e una massa di migliaia di tonnellate.
Cos’è un asteroide
Un asteroide è un piccolo corpo celeste simile per composizione ad un pianeta e spesso privo di forma sferica: il diametro può variare da qualche decina di metri a 1.000 km ma, in genere, non supera i 100 km. La NASA studia gli oggetti più vicini a noi, calcolandone le traiettorie future in modo da evitare impatti con il nostro pianeta.
Si ritiene siano i relitti della formazione del Sistema Solare, corpuscoli che non riuscirono ad essere inglobati nella formazione dei pianeti.
Il loro nome significa letteralmente “a forma di stella” o “simili a una stella” in quanto, durante il periodo in cui furono scoperti i primi asteroidi, ovvero intorno all’inizio del 1800, essi apparivano come punti luminosi, al pari delle stelle.
Nonostante esistano migliaia di asteroidi, possono essere suddivisi in tre gruppi principali a seconda della loro composizione: gli asteroidi carbonacei, i più comuni, sono corpi pietrosi neri come il carbone, gli asteroidi silicei e gli asteroidi metallici.
Gli asteroidi composti per la maggior parte di ghiaccio sono invece dette comete: alcuni asteroidi sono residui di vecchie comete, che, avendo perso il loro ghiaccio nel corso di avvicinamenti al Sole, sono composti principalmente da roccia. La sublimazione delle sostanze volatili quando la cometa è in prossimità del Sole provoca la formazione della chioma (nube o atmosfera rarefatta che si genera attorno al nucleo) e della coda (nube che si allunga dalla chioma nella direzione del vento solare).
Nel nostro Sistema Solare sono già stati numerati e catalogati oltre 600.000 asteroidi e probabilmente altre centinaia di migliaia attendono ancora di essere scoperti.
L’asteroide più grande del Sistema Solare interno è Cerere (diametro di 900-1000 km), poi seguono Pallade e Vesta (500 km). La maggior parte degli asteroidi orbitano tra Marte e Giove, ad una distanza compresa tra 2 e 4 UA dal Sole, in una regione conosciuta come Fascia principale: almeno 200 mila asteroidi gravitano in questa fascia che è larga poco più di 150 milioni di chilometri.
Sono invece più grandi di Cerere numerosi oggetti del Sistema Solare esterno come ad esempio Eris, Sedna e Varuna.
Gli impatti con gli asteroidi hanno un ruolo importante nella formazione del’Universo: ad esempio si ritiene che la Luna sia nata dall’impatto con un gigantesco asteroide.
Un asteroide ha colpito la Terra circa 65 milioni di anni fa provocando la scomparsa di molte specie animali (come i dinosauri) e vegetali.