E’ una corsa contro il tempo per decine di persone impegnate nelle ricerche del piccolo Gioele, il bimbo di 4 anni, figlio della dj Viviana Parisi, entrambi spariti lunedì scorso.
Il corpo della madre è stato rinvenuto sabato pomeriggio nei boschi di Caronia (Messina), ma del bimbo ancora nessuna traccia.
“Il trascorrere delle ore mette pressione e la ricerca diventa sempre più complicata, ma dobbiamo restare ottimisti per forza, dobbiamo trovare il piccolo Gioele“, ha dichiarato il maresciallo Nicola Zarbo, istruttore cinofilo del Soccorso alpino della Guardia di Finanza di Nicolosi (Enna). “Purtroppo, quando abbiamo trovato la mamma le speranze per lei sono finite ma per il bambino no, dobbiamo continuare a cercarlo, giorno e notte – dice il maresciallo in una intervista all’Adnkronos, all’inviata Elvira Terranova – Le testimonianze sono abbastanza discordanti e quindi si fanno diverse ipotesi, e tutto questo rende più difficile le ricerche“. “Non si si sa, ad esempio, dove la donna è uscita dall’autostrada: la situazione è veramente oscura e questo non agevola affatto la ricerca. In più il terreno dove facciamo le ricerche è composto da una fitta vegetazione di rovi. A volte non si riesce neppure a entrare in alcune aree“. Ecco perché “non riusciamo a impostare la ricerca in modo idoneo perché non sappiamo molte cose“.
Le ricerche sono iniziate lunedì 3 agosto “dalle 11.30, quando si è saputo della scomparsa della donna. Inizialmente con cani e droni e diverse squadre per il controllo di tutte le aree. Controlli che partivano da dove è stata vista la donna per l’ultima volta in autostrada. Da quel punto fino alla Strada statale 113 sul lungomare per cercare la donna e il figlio. Poi, da sabato la situazione è cambiata“, dopo il ritrovamento del corpo della donna.
“Da quel momento, con l’ausilio di cani e si droni la ricerca è proseguita nella zona attorno al ritrovamento della donna“. La tecnica usata è quella “della scomparsa delle persone: stiamo rastrellando le zone adiacenti al ritrovamento della donna“.
L’autopsia sul corpo della donna è in programma nelle prossime ore: “Si potranno fare solo allora altre ipotesi ed, eventualmente, cambiare il tipo di ricerca“.
Aperta inchiesta per omicidio volontario e sequestro di persona
La Procura di Patti ha aperto un’inchiesta sulla morte della dj Viviana Parisi e sulla scomparsa del figlio di 4 anni della donna, Gioele: i reati sono omicidio volontario e sequestro di persona, un tecnicismo che consente di avere maggiore margini di manovra nelle indagini. Al momento non ci sono indagati, il fascicolo è a carico di ignoti.
Familiari, amici e conoscenti sono stati sentiti e saranno riascoltati dalla squadra mobile.
Le telecamere visionate al momento non hanno purtroppo ripreso mamma e figlio a Sant’Agata di Militello in un posto preciso, ma si continuano ad acquisire altre registrazioni.
Un contributo alle indagini potrà arrivare anche dall’autopsia che sarà eseguita nel primo pomeriggio nell’obitorio dell’ospedale Papardo di Messina. Fondamentale quanto potrebbe emergere: se la deejay dovesse essere stata uccisa, il bimbo potrebbe essere stato portato via (e le ricerche dovranno essere ampliate in altre zone), ma se Viviana si fosse uccisa, allora le ricerche dovranno proseguire in una zona ancora più ampia.
All’autopsia parteciperà anche un esperto di entomologia forense, in particolare dei cicli vitali degli insetti che, sviluppandosi sui resti umani in decomposizione, sono utilizzabili per capire data e cause della morte.
All’esame eseguito da Elvira Spagnolo Ventura e dalla professoressa Daniela Sapienza sarà presente quindi anche l’esperto entomologo che arriva dalla Liguria.
L’appello del procuratore: “Chi ha visto qualcosa parli. Strano che chi ha soccorso Viviana non si sia fatto vivo”
“Chi ha soccorso Viviana Parisi dopo l’incidente ha compiuto un’opera meritoria, mi sembra strano che non si siano fatti vivi. Non hanno nulla da nascondere. Vengano a raccontarci quello che hanno visto“: è l’appello lanciato dal Procuratore di Patti (Messina), Angelo Vittorio Cavallo, che coordina l’inchiesta sulla morte della deejay 43enne trovata morta e sulla scomparsa del piccolo Gioele, il figlio di 4 anni.
“Abbiamo la prova che degli automobilisti si siano fermati dopo l’incidente avvenuto in autostrada, perché non si presentano?“. “Faccio un appello a tutte le persone che hanno assistito ad una scena alquanto strana: si presentino in qualunque posto di Polizia per raccontare ciò che hanno visto. Hanno davvero compiuto un’opera meritoria e dunque non hanno assolutamente nulla da nascondere. Ci dicano ciò che sanno“. “Mi sembra alquanto strano che dopo tanto clamore mediatico non si siano fatti vivi. Rinnoviamo l’invito, io e le forze dell’ordine, a presentarsi presso qualsiasi posto di polizia per dire ‘eravamo lì e abbiamo visto’, tutto qui“. “Abbiamo bisogno di tutte le persone presenti per sapere cosa hanno visto, ogni particolare può essere importante“.