Batterio killer a Verona, era annidato in un rubinetto: è il Citrobacter, uno dei più pericolosi

Citrobacter è una famiglia di batteri tra quelli che hanno sviluppato una maggiore capacità di resistenza agli antibiotici e, per questo, è tra i più pericolosi
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Era probabilmente annidato in un rubinetto dell’acqua utilizzata dal personale della Terapia intensiva neonatale dell’Ospedale della Donna e del Bambino di Borgo Trento a Verona il Citrobacter, batterio che ha causato la morte di quattro bambini tra la fine del 2018 e l’inizio del 2019, e che ha indotto i responsabili sanitari alla chiusura del nosocomio. E’ la conclusione a cui giunge la relazione di una delle due commissioni nominate dalla Regione Veneto, e di cui un’anticipazione e’ stata pubblicata oggi dal Corriere del Veneto. Si tratta della cosiddetta “commissione esterna“, coordinata da Vincenzo Baldo, ordinario di Igiene e Sanità pubblica all’Università di Padova. Un’altra relazione, che sarà consegnata alla Procura della repubblica di Verona, è composta da membri interni all’amministrazione regionale. Secondo le conclusioni della commissione esterna, il Citrobacter avrebbe colonizzato il rubinetto probabilmente a causa di un mancato o parziale rispetto delle misure d’igiene; un altro errore potrebbe essere stato di ricorrere all’acqua del rubinetto e non ad acqua sterile. I primi controlli da parte dei vertici dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Verona erano stati avviati a gennaio poi erano stati interrotti a causa dell’emergenza Covid. L’intero reparto di Ostetricia – Punto nascite, Terapia intensiva neonatale e Terapia intensiva pediatrica – e’ stato riaperto oggi, dopo che il 12 giugno scorso il direttore generale dell’Aou veronese, Francesco Cobello, ne aveva disposto la chiusura, procedendo alla totale sanificazione degli spazi.

LA PROTESTA DI UNA MAMMA

neonatoProtesta a oltranza davanti all’Ospedale della Donna e del Bambino, a Verona, di Francesca Frezza, la mamma che per prima ha denunciato il caso del Batterio killer, il citrobacter che ha causato la morte di quattro neonati con la successiva chiusura del punto nascite del nosocomio di Borgo Trento, riaperto proprio questa mattina. “Sono qui – ha detto – perche’ e’ arrivato l’esito dell’autorevole commissione d’indagine nominata dal governatore Luca Zaia. Un esito pesante, perche’ conferma tutto quello a cui ho sempre pensato in questo lungo anno”. 

Mancanze igienico-sanitarie della terapia intensiva neonatale” ha spiegato Francesca, tenendo sempre in mostra la foto della figlia, nata nell’ospedale veronese l’11 aprile e morta al Gaslini di Genova il 18 novembre 2019, dopo un calvario causato dall’infezione da citrobacter. “Oggi chiedo, in attesa con piena fiducia che la magistratura faccia il suo corso – ha aggiunto – le dimissioni in via temporanea del dottor Paolo Biban, direttore della Pediatria a indirizzo critico e della terapia intensiva, della dottoressa Chiara Bovo, direttore sanitario dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata, del direttore generale Francesco Cobello, e del dottor Massimo Franchi, direttore del Dipertimento materno-infantile“. La donna ha detto di non accettare le spiegazioni che in questi mesi le sono state fornite. “Non meno di pochi giorni fa – ha affermato – il direttore generale Cobello ha dichiarato di essere venuto a conoscenza del citrobacter il 12 giugno, quando ha deciso la chiusura del punto nascite e lo spostamento della terapia intensiva neonatale. Ma nella cartella clinica di mia figlia, a maggio 2019 c’era scritto dell’infezione da citrobacter“. E ha ricordato che “la commissione parla di 96 bambini infettati, di cui 4 deceduti e 9 resi cerebrolesi”. “L’unica scelta forte e doverosa che andava fatta – ha sottolineato la donna – era di chiudere tutto subito e non aspettare due anni. La decisione di chiudere e’ stata presa solo il 12 giugno, quando ho dichiarato e reso pubbliche le perizie medico legali che accertavano che mia figlia e’ morta per il citrobacter“.

Citrobacter: uno dei batteri più pericolosi

Citrobacter, il batterio che ha contaminato il reparto di Borgo Trento è in realtà una famiglia di batteri tra quelli che hanno sviluppato una maggiore capacità di resistenza agli antibiotici e, per questo, è tra i più pericolosi. I ceppi di Citrobacter freundii hanno geni che codificano la resistenza all’ampicillina e alle cefalosporine di prima generazione, ma nel corso degli anni hanno sviluppato anche la resistenza ad alto livello alle cefalosporine di terza generazione (Epicentro).

Il genere Citrobacter e’ stato scoperto nel 1932 da Werkman e Gillen. Questi organismi si trovano nel suolo, nell’acqua, nel tratto intestinale degli animali e in campioni clinici umani. I membri del genere Citrobacter sono bastoncini gram-negativi appartenenti alla famiglia delle Enterobacteriaceae e, come suggerisce il nome, di solito utilizzano il citrato come unica fonte di carbonio. Il genere e’ ora composto da 11 specie separabili in base alle loro caratteristiche biochimiche. Di questi, il Citrobacter koseri e’ stato associato a casi di meningite neonatale e ascesso cerebrale e Citrobacter freundii con gastroenterite, meningite neonatale e setticemia. E’ noto per causare infezioni del tratto urinario, delle vie respiratorie, del sangue e di altri siti normalmente sterili nel corpo associati all’assistenza sanitaria. La causa principale e’ un sistema immunitario debole e attenuato e il funzionamento del corpo. Un sistema immunitario fragile rende il corpo piu’ vulnerabile e predisposto a Citrobacter freundii, innescando infezioni del tratto urinario o intestinale o meningite. I pazienti ospedalizzati, soprattutto quelli che sono stati ricoverati per un periodo di tempo prolungato, sono piu’ vulnerabili alle infezioni.

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