Una struttura sanitaria autosufficiente, indipendente e ottimizzata a livello energetico, che risponde alle esigenze di un’architettura d’emergenza, ma al contempo ha la capacità di essere un edificio definitivo.
Emergency Hospital 19 è il progetto sviluppato da Humanitas, con il supporto ingegneristico e progettuale di Techint e dell’architetto Filippo Taidelli, per la gestione e il contenimento delle malattie infettive all’interno delle strutture ospedaliere. Un progetto in cui architettura, medicina e ingegneria, concorrono alla definizione di spazi per la gestione e la cura: efficienti, sostenibili e dal volto umano.
Emergency Hospital 19, inaugurato a fine luglio, è il progetto pilota di un concept che può essere replicato in diverse parti del mondo: l’involucro è adattabile a diverse latitudini per contribuire ad una sensibile riduzione del surriscaldamento e del consumo di energia per la climatizzazione, mentre la struttura può essere integrata al contesto preesistente e personalizzata nei suoi spazi.
L’OSPEDALE SOSTENIBILE
Emergency Hospital 19 risponde ad un principio di sostenibilità allargata: tecnica, sociale, energetica e ambientale. Il modulo base è stato sviluppato per essere adattabile a seconda della latitudine e del contesto.
L’involucro è stato studiato per abbattere fino al 50% l’energia termica in entrata, riducendo così l’apporto energetico richiesto dalla climatizzazione interna.
La doppia pelle, più o meno traspirante, permette di adattare l’edificio a differenti condizioni climatiche sfruttando al massimo le risorse disponibili sul luogo (sole, vento, vegetazione, …) per contenere le dispersioni energetiche invernali e controllare il surriscaldamento estivo.
IL RIVESTIMENTO DI FACCIATA E L’INTEGRAZIONE ARCHITETTONICA
La facciata esterna dell’Emergency Hospital 19 prevede una seconda pelle modulare, concepita come un “vestito” adattabile a seconda delle condizioni climatiche e di immagine richieste dal contesto geografico.
La facciata funge inoltre da mitigatore climatico dell’involucro per contenere l’irraggiamento solare, aumentare il comfort degli utenti e ridurre l’energia necessaria per il funzionamento degli impianti di climatizzazione.
La seconda pelle è composta da due elementi principali: pelle e ciglia. La pelle è una sequenza di lamelle verticali in alluminio colorato che, al cambiare del punto di vista, modificano la percezione del prospetto, creando effetti cinetici come quelli delle dinamiche installazioni di Rafael Soto. I colori delle lamelle possono esser combinati in percentuali differenti sulle diverse facciate: colorazioni dello stesso tono, ma a intensità variabile, rendono l’impatto visivo sui volumi dinamico e mutevole.
Nelle diverse declinazioni formali le finestre sono incorniciate da imbotti metallici colorati che ne ridisegnano le geometrie in grandi parterre che animano la facciata. Come delle grandi ciglia queste profonde cornici riparano la superficie vetrata dall’irraggiamento diretto senza limitare la trasparenza, la vista verso il paesaggio circostante e la privacy del degente.
IL VERDE TERAPEUTICO
Il rapporto visivo con la natura diviene una componente imprescindibile della progettazione architettonica, rappresentando non solo un elemento di mitigazione climatica dell’involucro, ma anche uno strumento terapeutico. Le aree verdi diventano parte integrante della gestione dei flussi – in un contesto di distanziamento sociale come misura preventiva – e uno strumento terapeutico per pazienti e operatori. Fondale visivo per i degenti, il verde, contribuisce al processo di guarigione e segna, con il mutare della vegetazione, lo scandire del tempo. La zona patio è il centro attorno a cui si sviluppano i reparti operativi e di degenza e dall’interno dell’ospedale i pazienti allettati possono beneficiare dell’effetto defaticante della vegetazione grazie alla presenza di piante, arbusti, essenze fiorite e aromatiche posizionate in corrispondenza delle finestre.
L’OSPEDALE UMANIZZATO E IL BELLO TERAPEUTICO
Filippo Taidelli ha sviluppato ulteriormente un tema cardine del percorso intrapreso in questi anni da Humanitas nell’umanizzazione degli spazi: il progetto per Emergency Hospital 19 si fonda sulla necessità di mettere l’uomo, paziente dell’ospedale, al centro.
L’umanizzazione dell’ambiente sanitario diviene il mezzo attraverso cui aiutare il paziente a riappropriarsi del processo di guarigione. All’interno dell’architettura vengono valorizzati gli aspetti emozionali, intellettuali e sensoriali, così che l’ambiente diventi esso stesso risorsa per supportare il processo di guarigione.
Emergency Hospital 19 è stato realizzato in sole undici settimane accanto all’attuale Pronto Soccorso, grazie all’importante contributo di Intesa Sanpaolo all’Istituto Clinico Humanitas e di TenarisDalmine e Fondazione Rocca alla Fondazione Humanitas per la Ricerca, cui si deve lo sviluppo scientifico del progetto. Emergency Hospital 19 è la prima di tre strutture dedicate all’emergenza: in via di costruzione a Bergamo, presso Humanitas Gavazzeni, e Castellanza, presso Humanitas Mater Domini.