“Mamma, papà, vi amo ma devo seguire l’uomo col cappuccio”. Questo messaggio, terribile, è stato l’ultimo lasciato da un bambino di 11 anni ai suoi genitori prima di suicidarsi. E’ accaduto a Napoli, pochi giorni fa. L’ipotesi al vaglio degli investigatori che hanno svolto i primi sopralluoghi è che il bambino sia potuto finire nel vortice di un gioco chiamato “Jonathan Galindo”, la nuova pericolosa challenge dei social, della quale possono cadere vittima i più piccoli.
“Vuoi giocare con me?“, chiede questo fantomatico Jonathan Galindo alle sue vittime, dopo aver richiesto l’amicizia su Instagram, Facebook o Tik Tok. I profili con questo nome presentano il volto inquietante di un uomo che sembra mascherato da Pippo, il cartone della Disney, ma decisamente meno rassicurante. Poi, chi si nasconde dietro a quel profilo, inizia a proporre cose assurde, che nulla hanno a che vedere con il gioco. Se si accetta di compiere le azioni indicate, si entra in un vero e proprio circolo vizioso che sa di incubo. Una challenge con varie fasi da superare e con difficoltà sempre più elevate che portano all’autolesionismo.
Quella di Jonathan Galindo è una pericolosa ‘moda’ arrivata in Italia solo da qualche mese, ma si tratta di un fenomeno globale, conosciuto negli Stati Uniti, in Spagna e in Germania già da tempo. Si tratta di uno dei tanti pericoli che i giovanissimi corrono sul web e il caso di Napoli ne è la prova. Il bambino suicida apparteneva ad una famiglia come tante, con genitori professionisti che, forse distratti dal lavoro come tutti noi genitori, hanno dato piena fiducia e controllato poco un figlio che tutti descrivono ora come intelligente e brillante, senza alcun apparente problema sociale o psicologico.
E’ un allarme, questo, e la morte del piccolo può diventare la più grande molla per virare, tutti insieme, verso un’altra direzione: oggi la tecnologia, soprattutto per i giovani, è tutto. Diventa dunque imperativo mettere dei paletti e controllare i nostri figli, affinché fenomeni del genere non attecchiscano nelle loro menti ancora così facilmente plasmabili. Diventa necessario il peso della famiglia, della società, della scuola: tutti insieme dobbiamo remare verso un’altra direzione, perché un bambino non può ‘restare da solo’ nemmeno sui social, in balia di chissà chi e chissà perché. Ecco un VIDEO postato su YouTube su Jonathan Galindo, definibile ormai come un criminale travestito da Pippo: