Catherine Spaak: “Ho avuto un’emorragia cerebrale, ho perso la vista e non sapevo più camminare”

Catherine Spaak torna a parlare dei suoi problemi di salute: "Ho avuto una emorragia cerebrale che per fortuna non ha leso organi vitali. Sono stata diversi mesi in riabilitazione"
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Catherine Spaak è intervenuta ai microfoni di Rai Radio2 nel corso del format “I Lunatici”, condotto da Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio, in diretta da mezzanotte alle sei dal lunedì al venerdì notte.

La Spaak è tornata a parlare dei problemi di salute avuti negli ultimi mesi: “Sono stata in ospedale per un sacco di tempo. Ora ne rido, bisogna prendere le cose con leggerezza. Sono uscita dall’ospedale proprio l’otto marzo. Sono passata da un luogo particolare a un non luogo. Tutto sommato non mi posso lamentare, sono una solitaria, vivo da sola, non ho sofferto molto questa chiusura. Ho anche due cani, potevo uscire tutti i giorni, però capisco che per molti è stato un periodo duro, e purtroppo questo periodo duro va avanti“.
La Spaak ha avuto una emorragia cerebrale: “L’ho raccontato pubblicamente, la malattia e il dolore non sono delle vergogne. Ho avuto una emorragia cerebrale in gennaio che per fortuna non mi ha leso organi vitali. Sono stata diversi mesi in riabilitazione, ho avuto un medico formidabile che mi ha rimesso in piedi, ma a gennaio non vedevo più e non sapevo più camminare. Avevo perso la vista. Medici e infermieri sono stati angeli, mi hanno fatto rinascere, sorridere di nuovo alla vita e al mondo. Non ci si deve vergognare della malattia, la malattia non è una vergogna, è un accadimento, può succedere a chiunque. Non va nascosta. E’ una prova da affrontare con coraggio ma anche serenità“.
Sul cinema: “E’ iniziato tutto per caso, per sbaglio. Dovevo fare la ballerina classica, ma poi sono diventata troppo alta in troppo poco tempo. Quindi sono stata esclusa dall’Opera di Parigi, che aveva le sue regole molto severe. Non ci pensavo a fare l’attrice. Ho accompagnato un’amica a fare un provino e alla fine fui scelta io.Si sono incatenate tante opportunità all’improvviso e le ho accolte. Sono diventata attrice involontariamente“.
Su Febbre da Cavallo: “Molti mi fermano per strada e conoscono tutte le battute a memoria. E’ incredibile. Soprattutto i tassisti mi parlano ancora della tris fatta da King, Soldatino e D’Artagnan. Sul set non ci rendevamo conto che stavamo facendo una cosa che sarebbe diventata cult. Però ci siamo divertiti tantissimo. Rido ancora se ci penso. Pensavamo di fare un film simpatico, molto leggero, noi stessi ridevamo quando giravamo le scene, è stata una vacanza deliziosa. Ma il successo è venuto poco a poco, tramite il passaparola“.
Sull’Armata Brancaleone: “Lì ci sono stati problemi dal punto di vista personale sul set. Gli attori, soprattutto uomini, erano un pochino troppo scherzosi“.
A proposito del tempo che passa: “Capisco le donne che faticano ad accettarsi col passare degli anni. Essere state belle, ammirate, vedere il proprio corpo cambiare, all’inizio è difficile accettarlo. C’è una malinconia, una solitudine, che si trasforma poi in altre cose. Bisogna avere altri interessi, non aver puntato tutto sulla bellezza, ma anche su altri valori. E alla fine non solo si accetta questa evoluzione, ma si apprezza anche. Io sono molto più felice adesso a 75 anni che a 20 o a 30. Vedo la vita con più esperienza, ironia, divertimento e saggezza. La vecchiaia ha dei lati veramente fantastici“.
Sugli uomini: “Cosa ne penso? Molto male. Noi donne abbiamo fatto dei passi enormi con dei grandissimi cambiamenti, ovviamente parlo di alcuni uomini, non di tutti. Io purtroppo conosciuto più uomini terrificanti che uomini straordinari“.
Sulle molestie nel mondo del cinema: “Ci sono sempre state. Io molti anni fa, circa venticinque, in diverse interviste di allora, ne parlai con qualche giornalista. E alcune colleghe leggendo queste interviste in cui denunciavo di essere stata molestata, dissero che a loro non era mai successo niente e che evidentemente era una cosa capitata solo a me. Erano bugiarde, mentivano. Parlare di questo problema che per le donne è molto grosso, è stato coraggioso da parte di chi l’ha fatto e di chi continua a farlo. Cosa mi è successo? Alcuni registi, alcuni attori, alcuni produttori, andavano direttamente alla conquista, chiamiamola così, alle proposte che nulla hanno a che vedere con il cinema o con il lavoro. Io non posso dire di aver avuto conseguenze gravi perché ho saputo difendermi e isolarmi, ma rifiutarsi in certe circostanze ad un uomo significa subire conseguenze non piccole. Ma ho molto rispetto per il mio corpo e per le donne con cui ho sempre condiviso queste problematiche. Non ho mai avuto paura di dire di no“.
Sul metoo: “Ha cambiato qualcosa, ma non è certo sufficiente. Sbaglia chi pensa che non sia giusto fare una denuncia dopo molti anni. Gli uomini non capiscono cosa significa essere traumatizzati da una violenza o da approcci offensivi. E’ sbagliato stabilire dei tempi limite per denunciare. Una violenza ha conseguenze talmente devastanti che ci vuole tempo per poter elaborare questo dolore. Stabilire un tempo in cui una denuncia è accettabile o meno, mi pare una ulteriore offesa“.

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