L’Italia ha rallentato la corsa verso gli obiettivi climatici. Dopo un decennio di buone performance, che tra il 2005 e il 2014 ha visto diminuire del 27% le emissioni, un taglio di 160 milioni di tonnellate di gas serra, dal 2014 al 2019, in concomitanza con una timida ripresa economica, si e’ raggiunto appena l’1,6% di riduzione. Il dato emerge dall‘Italy Climate Report (Icr) 2020, che propone una Roadmap climatica per l’Italia, e’ stato presentato oggi, in occasione della Conferenza Nazionale sul clima, organizzata da Italy for Climate, l’iniziativa promossa dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile.
In termini assoluti, l’Italia presenta ancora valori in linea e spesso migliori degli altri grandi Paesi europei, ma ha perso terreno dal 2014 al 2018: le rinnovabili sono cresciute di meno del 7%, contro il 14% della media europea e tra il 16 e 18% di Francia, Germania e Spagna. Secondo Andrea Barbabella, coordinatore dell’iniziativa Italy for Climate, “se si confermeranno i trend registrati negli ultimi anni, anche tenendo conto dell’impatto della pandemia, l’Italia non potra’ in nessun modo rispettare i propri impegni nella lotta al cambiamento climatico. E’ necessario cambiare passo, moltiplicando gli sforzi e i progressi nel decennio in corso come indicato nella nostra Roadmap. Diversamente, la finestra per rispettare il limite di 1,5 C di riscaldamento globale si chiudera’ per sempre”.
La Roadmap proposta da Italy for Climate per raggiungere la neutralita’ carbonica entro la meta’ del secolo prevede una riduzione delle emissioni del 55% rispetto al 1990, a fronte del taglio del 19% registrato al 2019. Per fare questo in appena un decennio sara’ necessario raddoppiare la produzione di fonti rinnovabili, portandole nel settore elettrico al 67% della produzione nazionale e facendole crescere in modo significativo anche nella generazione di calore e nei trasporti: complessivamente queste dovranno arrivare a soddisfare dal 18% attuale a circa il 40% del fabbisogno energetico nazionale. Sara’, inoltre, necessario un miglioramento senza precedenti della efficienza energetica, conseguendo al 2030 una riduzione dei consumi energetici del 43% rispetto allo scenario tendenziale di riferimento. Ma anche questo non sara’ sufficiente, se non si metteranno in campo azioni per tagliare del 25/30% anche le cosiddette emissioni non energetiche, non derivanti cioe’ dall’utilizzo energetico dei combustibili fossili, prodotte dai processi industriali, dall’agricoltura e dalla gestione dei rifiuti.
Per raggiungere questi risultati I4C individua in primo luogo sei tipologie di interventi trasversali per cosi’ dire “abilitanti”: introduzione di un sistema di carbon pricing; il passaggio da un modello lineare a uno circolare e rigenerativo; forte accelerazione nella ricerca e sviluppo e nella diffusione di soluzioni innovative; semplificazione e razionalizzazione delle procedure e degli iter autorizzativi; promozione della cultura della transizione. “Siamo di fronte a un passaggio epocale”, dichiara Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile. “Se non sapremo tradurre in pratica l’indicazione europea di destinare al clima una quota rilevante dei finanziamenti per la ripresa dalla piu’ grande crisi economica dal dopoguerra”, aggiunge, “il rimbalzo delle emissioni dopo il crollo del 2020 ci allontanera’ di nuovo dai nostri obiettivi. Ma soprattutto sprecheremo una opportunita’ unica per fare dell’Italia un Paese avanzato ed estremamente competitivo sul principale terreno su cui si giochera’ il futuro dell’economia globale, quello della green economy”.