L’aumento dei contagi in Italia è ormai un dato di fatto e la curva è in continua crescita. Bisognava aspettarselo, ovviamente. Con la fine dell’estate e le temperature in calo è logico e fisiologico che il virus si diffonda maggiormente. Ilaria Capua, direttore One Health Center of Excellence dell’Università della Florida, ha fatto il punto nel corso di un’intervista rilasciata al Corriere della Sera. “La domanda giusta è: come ci dobbiamo comportare? Assistiamo a una circolazione vivace del virus, siamo passati da 1.500 a oltre 5mila contagi. È il momento di rafforzare l’impegno da parte di tutti: la mascherina va portata sempre, sottolineo sempre, tranne che in casa e nella propria macchina se si è soli. Se si usa il car sharing meglio indossarla. Il disinfettante va tenuto sempre con sé, lavando le mani più spesso possibile con acqua e sapone. Il virus viene trasportato da goccioline pesanti, che tendono a cadere rapidamente. La distanza interpersonale di due metri ci protegge, in quanto il virus non è in grado di superarla indenne“.
In merito alle scuole, “in Italia abbiamo la fortuna di averle aperte dopo altri Paesi europei e quindi con una certa consapevolezza di quel che poteva succedere. La circolazione virale nelle scuole c’è, ma non è la causa dell’esplosione dei contagi“. Sui possibili limiti agli assembramenti nei locali e anche alle feste private che potrebbero essere varati dal governo, invece, Capua è d’accordo, “anche se più che il numero di persone conta la provenienza e lo stato sanitario dei presenti. Credo che in questo periodo, per fare un esempio, non sia saggio fare una festa di matrimonio con invitati da mezza Italia. Paradossalmente il raduno di cento abitanti di un paesino sarebbe meno rischioso di un gruppetto di individui che arrivano da aree diverse. Ovviamente non bisogna rinunciare a sposarsi: si può fare una cerimonia più piccola e rimandare l’evento di un paio d’anni, quando presumibilmente saremo tornati a una normalità”.
Ilaria Capua, poi, esclude l’ipotesi della chiusura tra regioni: “credo che oggi più che mai dobbiamo affidarci al buon senso che ci fa sopravvivere, imparare e crescere. Di troppe regole si muore. Il problema Covid non lo risolveranno i politici, ma i singoli individui che si sentono parte di una collettività”. “Vivo da quattro anni negli Stati Uniti e non conosco nel dettaglio la situazione italiana. Di certo però nell’autunno 2020 gli ospedali sono più preparati di quanto lo fossero nell’inverno 2019. A marzo poi c’è stata una situazione incomprensibile in Lombardia, tanto che ci siamo chiesti se circolasse un virus diverso. La risposta è no, in Lombardia c’è stata purtroppo una convergenza di fattori negativi e il Sistema sanitario ha mostrato delle grandi fragilità. Adesso le persone deboli sanno che si devono proteggere, le terapie intensive sono semivuote perché chi è a rischio sta in casa, porta sempre la mascherina. Molte signore hanno cambiato pettinatura, per evitare di andare ogni settimana dal parrucchiere a fare la piega o la tinta“.
La cosa più preoccupante, secondo l’esperta, è la “cosiddetta pandemic fatigue: si verifica quando i pazienti, ma anche le strutture sanitarie e i decisori politici perdono energie, si immobilizzano. L’antidoto è concentrarsi sulle questioni davvero urgenti e necessarie e lasciare un po’ perdere il resto. Per esempio, per quanto riguarda i tamponi, bisogna snellire le procedure, evitare che si formino code nei punti-prelievo o che le persone aspettino giorni per avere il referto. Come singoli individui diamo la priorità a poche regole: spostarsi il meno possibile e sempre con la mascherina, mantenere la distanza di due metri, lavarsi e disinfettare le mani. Con l’unione di questi comportamenti siamo protetti, un po’ come la matrioska più piccola, racchiusa dentro le altre”.
Ilaria Capua è poi convinta della necessità di limitare la presenza nei locali e la movida notturna. “Sono situazioni in cui si tende a stare senza mascherina e a parlare ad alta voce. Ricordiamoci che urlare e cantare sono i modi migliori per diffondere il virus. La movida va reinventata, altrimenti il virus continuerà a circolare tra i giovani adulti: qualcuno di loro arriverà alla forma grave dell’infezione. Inoltre i giovani possono contagiare parenti, amici e colleghi più in là con gli anni. Per un po’ certe cose non si potranno fare, bisogna cercare soluzioni alternative, creative. La si può anche vedere sotto l’aspetto economico: un paziente in terapia intensiva costa al Sistema sanitario circa 100mila euro”.
“Trump – precisa Capua in merito alla positività del presidente americano – è guarito senza difficoltà, perché ha ricevuto una terapia che avrebbe fermato un treno in corsa (e che non comprende l’idrossiclorochina). Il virus è stato bloccato prima che entrasse in circolo nel sangue e potesse quindi colonizzare gli organi. Gli anticorpi monoclonali sono una versione sofisticata e di precisione della plasmaterapia: per fare un esempio bellico potremmo pensare a un missile terra-aria, paragonato a un esercito un po’ raffazzonato. I monoclonali avranno un momento di grandissima importanza in biomedicina, ma è necessario riuscire ad abbassare i costi di questi farmaci. Anche in Italia ci sono gruppi che li studiano, per esempio quelli di Rappuoli e Lanzavecchia”.