Coronavirus, a Milano e Napoli la situazione è seria: nelle due città i più grandi focolai d’Italia, 118 intasati [DETTAGLI]

Nei pronto soccorso di Milano sembra che tutti siano in attesa del lockdown per vedere una diminuzione degli ingressi. A Napoli la carenza di personale pesa come un macigno
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Napoli è quasi al collasso. Non tanto per il numero di positivi, quanto per il sovraccarico di lavoro per i servizi sanitari. 2900 telefonate al giorno, oltre 200 interventi e una carenza di personale che supera le 60 unità tra medici, infermieri e autisti delle ambulanze: sono questi i numeri del 118 della città partenopea, illustrati da Giuseppe Galano, direttore del 118 Napoli e coordinatore del soccorso regionale. “Abbiamo una carenza storica di personale che, in questo momento si fa sentire di più– dice Galano – Avremmo bisogno almeno di 30 medici, 30 infermieri, e oltre 10 autisti delle ambulanze. Attualmente, in servizio siamo in 250″. “Ci serve una mano – aggiunge – il lavoro è aumentato e la carenza di personale, che e’ in ogni caso storica, si sente anche di più”. Al centralino del 118 arrivano richieste di ogni tipo, a ognuna il personale si presenta vestito con Dpi nuovi: guanti, maschera, visiera, calzari. “Partiamo dal presupposto che non sappiamo cosa ci troveremo di fronte – spiega Galano – quindi il nostro personale segue rigidi protocolli ogni volta”. E, tra un intervento e l’altro, vanno sanificati, sempre, mezzi e uomini. “Questo comporta che, per il tempo necessario a svolgere queste operazioni – sottolinea – abbiamo ancora meno personale in strada”.

E a Milano la situazione non è molto differente. Anche oggi una giornata di superlavoro nei pronto soccorso milanesi oberati di pazienti, tutti sospetti-Covid, che le ambulanze continuano a portare. “Il picco degli accessi che presentano sintomi respiratori o infettivi non si ferma – spiega all’ANSA durante una pausa un medico nel pronto soccorso del Fatebenefratellie non smettera’ di intasarci a meno che non ci sia il lockdown. La gente deve capire che il lockdown aiuterebbe moltissimo i pronto soccorso: per noi non avere incidenti stradali, infortuni sul lavoro e piccoli traumi stradali significa avere un -40% di ingressi”. Gli fa eco un infermiere: “E’ questa la grande differenza che abbiamo con marzo. Se non ci fossero tutti questi pazienti potremmo concentrarci sui pazienti con problemi respiratori e infettivi, che di solito sono il 10% e che adesso sono quasi la meta’ del totale“. In pronto soccorso pare che tutti aspettano il lockdown: “A marzo hanno chiuso tutto l’8, dopo il primo caso del 21 febbraio, cioe’ dopo una quindicina di giorni. Oggi quanti giorni sono passati dal primo caso della cosiddetta seconda ondata?”.

 

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