Anche in Svezia, i numeri dell’epidemia di coronavirus hanno ripreso a salire, seguendo l’andamento che caratterizza tutta l’Europa. A inizio settembre, nel Paese che si era distinto per un approccio soft all’emergenza sanitaria, senza lockdown, l’ottimismo era ancora alto, ma i numeri attuali portano qualche preoccupazione anche nel Paese scandinavo. Stando ai dati delle autorita’ sanitarie, mentre per alcune settimane si sono registrati circa 3mila casi settimanali che sono arrivati ad essere oltre 4500 la settimana scorsa, lo scorso 15 ottobre si e’ toccata un picco di quasi mille contagi nelle 24 ore. Stando alle stime l’aumento dei contagi delle ultime settimane e’ legato soprattutto ai contatti nell’ambito familiare, nelle associazioni sportive di base, ai ritrovi giovanili e studenteschi e al rientro delle persone nei loro uffici dopo lunghi periodi di smart working.
La curva dei decessi, invece, rimane stabile, con pochissime vittime registrate al giorno. In totale, il Paese registra 5.900 vittime su 103.000 infezione (59 vittime ogni milione di abitanti). La stragrande maggioranza dei morti erano ultrasettantenni, a sottolineare gli errori commessi nella gestione delle case di riposo durante la prima ondata di contagi.
Ora che è iniziata la seconda ondata, dal punto di vista delle misure, e’ cambiato poco rispetto a prima: il governo di centrosinistra guidato da Stefan Loefven “chiede” ai suoi cittadini di mantenere le distanze minime, di lavarsi con regolarita’ le mani, di rinunciare ai viaggi “non necessari” e di lavorare, se possibile, a casa; rimangono vietati gli assembramenti con oltre 50 persone, non esiste l’obbligo della mascherina, i negozi sono sempre rimasti aperti, nei ristoranti basta rispettare distanze e regole igieniche. Agli ultrasettantenni e’ pero’ chiesto di rimanere a casa. Quanto alle scuole, chiusure ci sono state solo per studenti dai 16 anni in su. La Svezia ritiene che i danni all’istruzione sarebbero superiori ai benefici di un lockdown e cosi’ ai bambini si sono applicate regole di quarantena peculiari: se una persona risulta positiva al coronavirus, gli adulti della famiglia si devono sottoporre all’isolamento, ma non i ragazzi che vanno a scuola. Inoltre, devono stare a casa al massimo sette giorni, contro i classici 14 giorni dello standard internazionale, dato che a detta dei medici svedesi il rischio di diffondere il virus a partire dalla seconda settimana e’ molto piu’ basso.
L’idea alla base della strategia svedese rimane sempre la stessa: mettere in campo misure che si possano sostenere a lungo, proteggendo i gruppi a rischio, non creando strettoie nelle forniture mediche in modo da lasciare libero il piu’ alto numero possibile di posti in terapia intensiva, non sconvolgendo il modo di vivere del Paese. In caso di lockdown “duro” si teme che aumenterebbero esponenzialmente i morti per alcolismo e le conseguenze di natura psichica sui soggetti piu’ fragili. Come è ben noto, il governo svedese si e’ affidato soprattutto al senso di responsabilità dei cittadini, senza privarli delle loro libertà. Le autorita’ sanitarie si sono limitate a pregare i cittadini di non organizzare o non partecipare a grandi eventi, feste, matrimoni, funerali, mentre in bar e ristoranti si punta semplicemente al distanziamento. In generale, gli svedesi si sono mostrati disciplinati e si sono attenuti alle indicazioni dello Stato.
La ripresa dei contagi, a detta dell’epidemiologo Anders Tegnell, potrebbe indurre anche la Svezia a introdurre l’obbligo della mascherina, a ipotizzare la chiusura delle scuole, anche se solo a livello locale e per una durata che non superi le due o tre settimane. Sono allo studio anche altre misure, ma avrebbero – se messe in atto – carattere prevalentemente regionale con precisi limiti temporali.