Ci sono dei sintomi da tenere in considerazione come segnale di allarme per l’osteoporosi? Cosa fare per prevenire la condizione e le fratture? Come riconoscerla e quali esami fare per diagnosticarla in tempo?
Innanzitutto, prima rispondere a queste domande, ricordiamo che l’osteoporosi è una malattia sistemica dell’apparato scheletrico, caratterizzata da una bassa densità minerale e dal deterioramento della micro-architettura del tessuto osseo, con conseguente aumento della fragilità ossea legato prevalentemente all’invecchiamento: questa situazione porta, conseguentemente, ad un aumentato rischio di frattura (in particolare di vertebre, femore, polso, omero, caviglia) per traumi anche minimi.
Con l’avanzare dell’età le ossa vanno incontro a un progressivo indebolimento e diventano più fragili: questa fragilità solo in parte è dovuta alla perdita di minerali.
“Si tratta di un fenomeno comune che si verifica in tutte le persone. Solo quando questo naturale processo fisiologico avviene in modo consistente e la riduzione dell’osso predispone la persona a un aumentato rischio di frattura si parla di osteoporosi. Quindi – spiegano in un approfondimento gli esperti di “Dottoremaeveroche“, il sito antibufale della Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici – l’osteoporosi è sì una patologia dell’osso, ma lo scopo primario di prevenirla, diagnosticarla e trattarla sta nel prevenire delle fratture che sono più frequenti quando l’osso è più fragile e che possono verificarsi anche dopo traumi modesti. Etichettare l’osteoporosi come una malattia rischia di spostare l’attenzione da quello che è il problema principale negli anziani, cioè il rischio di frattura [1].”
Perché l’indebolimento dell’osso avviene con l’invecchiamento?
A mano a mano che si invecchia “si tende a perdere quel giusto equilibrio dei processi che creano o distruggono il tessuto osseo che è essenziale per mantenere l’integrità e la forza dell’osso. Quando questo equilibrio viene meno si determina l’osteoporosi. Ciò può dipendere dal cambiamento dell’equilibrio ormonale, da una quantità insufficiente di calcio nella dieta, dal ridotto assorbimento del minerale attraverso l’intestino, dalla riduzione di vitamina D per il minor tempo passato all’aria aperta al sole e, non da ultimo, da uno stile di vita meno attivo. Esistono poi altri fattori che contribuiscono: la predisposizione genetica, l’abuso di alcol, il consumo di elevate quantità di caffeina (caffè, tè, coca-cola) e il fumo di sigaretta [2]. Quest’ultimo ha un ruolo negativo sulla massa ossea sia in modo diretto sia indiretto: per esempio interferisce con l’osteogenesi e l’angiogenesi dell’osso, riduce l’assorbimento intestinale di calcio, modifica il metabolismo degli ormoni sessuali e aumenta lo stress ossidativo del tessuto osseo [3]. Anche l’inattività fisica pregressa ha un suo peso.”
“Una vita attiva ritarda e diminuisce la perdita di massa ossea; un numero sempre maggiore di persone, però, non pratica attività fisica,” scrive Felice Strollo, direttore dell’Unità di Endocrinologia e Malattie metaboliche dell’Istituto Nazionale di Ricovero e Cura per anziani di Roma. “È stato calcolato che quanto più dense sono le ossa nel momento massimo della crescita (intorno ai 25 anni), tanto più sono forti anche in età anziana: conviene, quindi, praticare sport fin da giovani e continuare quando si cresce. Sarà anche importante spingere figli e nipoti a fare attività fisica per fortificare le ossa in tempo utile: questo è il migliore investimento per un futuro sano“ [3].
Anche una semplice camminata all’aria aperta, spiegano gli esperti di “Dottoremaeveroche” “è utile e serve anche per garantire la produzione di vitamina D, particolarmente importante in persone che per il resto della giornata vivono in ambienti chiusi. Bastano semplici e varie attività quotidiane: un’ora nell’orto o in giardino, mezz’ora di passeggiata o di bicicletta, magari anche ballare [1].”
Ci sono dei sintomi da tenere in considerazione come segnale di allarme per l’osteoporosi?
Nei primi stadi l’osteoporosi “è asintomatica e non provoca dolore di per sé; spesso la persona lamenta dolori come lombalgia/lombosciatalgia che però sono dovuti a fenomeni degenerativi osteo-artrosici [4,5]. Negli stadi più avanzati dell’osteoporosi ci potrebbero essere dei segnali di fragilità ossea: mal di schiena, causato da una vertebra fratturata o collassata, perdita di altezza nel tempo, una postura curva, un osso che si rompe molto più facilmente del previsto. La presenza di dolore dipende proprio dalla presenza di fratture: è sempre presente nelle fratture di femore o di polso, non sempre nel caso di fratture vertebrali (possono anche non provocare sintomi). La Mayo Clinic consiglia di confrontarsi con il proprio medico quando si entra in menopausa o si prendono corticosteroidi per diversi mesi, oppure se uno dei propri genitori ha avuto una frattura all’anca che potrebbe essere spia di una predisposizione al rischio di frattura nel paziente con osteoporosi [6].”
Mia madre è anziana e ha l’osteoporosi. Cosa devo fare?
Sulla rivista Informazioni sui farmaci [1] Emilio Maestri, medico del Servizio sanitario regionale dell’Emilia-Romagna, sottolinea che “ogni intervento nel paziente con osteoporosi ha come obiettivo concreto la prevenzione delle fratture. (…) La prevenzione primaria, se inizia precocemente e continua per tutta la vita, è l’arma più potente ed efficace a nostra disposizione; si incentra su abitudini di vita corrette, specialmente su una alimentazione ricca e varia e su una attività fisica anche modesta ma regolare, meglio se praticata all’aria aperta. Nella popolazione anziana è di fondamentale importanza evitare le cadute che sono la principale causa delle fratture di femore in questa fascia di età. Per le persone ad alto rischio, o per coloro che hanno già sofferto di una frattura osteoporotica, sono disponibili farmaci efficaci e tutte le strategie per trattare i singoli fattori di rischio modificabili o iatrogeni (profilassi secondaria)”.
Cosa fare per prevenire le fratture?
Per fratturarsi è quasi sempre necessario cadere! Qualche semplice precauzione può aiutare a limitare il rischio di cadute. Secondo i risultati dello studio Argento, gli anziani cadono il 48% delle volte fuori casa; dentro casa, gli ambienti a maggior rischio sono la cucina (25%); la camera da letto (22%); le scale interne ed esterne (20%); il bagno (13%) [7].
Per esempio, negli ambienti domestici le linee guida [8] consigliano:
- mettere maniglie e corrimani dove necessario, per avere dei punti di appoggio
- eliminare i tappeti, in cui si può inciampare
- evitare la cera sui pavimenti
- attenzione a scale e pavimenti sconnessi
- illuminare bene gli ambienti domestici
- usare tappetini anti-scivolo nella doccia e nella vasca da bagno.
Un altro suggerimento “è quello di fare regolarmente attività fisica moderata o lieve, che migliora tono muscolare ed equilibrio, e di fare controlli periodici alla vista soprattutto se si sospettano cataratte. Se si ha paura di cadere perché si ha la sensazione che manchi l’equilibrio potrebbe essere utile usare un bastone, un buon alleato per prevenire le cadute in casa e fuori casa. Andrebbe inoltre valutato se i problemi di equilibrio sono associabili ad alcuni farmaci che il paziente assume (gli ipnotici per dormire, i tranquillanti, gli antidepressivi, gli antipertensivi). Occorre parlarne con il proprio medico per valutare insieme a lui cosa è opportuno fare: che tipo di attività fisica, se serve un controllo della vista e se è davvero indispensabile utilizzare farmaci che riducono l’equilibrio e a quali dosi.”
Attenzione alle cadute
“Ci preoccupiamo molto dell’osteoporosi e pensiamo ai farmaci, ma ci preoccupiamo poco di prevenire le cadute che portano alle fratture. Come si legge nel rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, circa un terzo delle persone over 65 cade ogni anno e la frequenza delle cadute aumenta con l’aumentare dell’età e della fragilità. Le principali cause di ricovero per tutti i casi collegati alle cadute sono la rottura del femore, il trauma cranico e i danni agli arti superiori [7]. Si stima che, ogni 1.000 anziani che cadono, circa 100 si fratturino il femore e fino a 7 muoiano per le conseguenze di queste fratture. Ma le fratture non riguardano solo le persone con osteoporosi. Infatti è stato stimato che in donne con più di 65 anni, ogni 100 fratture solo 15 sono dovute a osteoporosi. Nell’anziano cambiamenti fisiologici associati all’età come il rallentamento dei riflessi protettivi rendono particolarmente pericolose anche cadute lievi [8]. Allora, ancora prima di pensare ai farmaci, appare di gran lunga più importante pensare alla prevenzione delle cadute per prevenire le fratture.”
“La disponibilità di nuovi dati sulle cure già in uso nella profilassi e nella terapia dell’osteoporosi, e l’introduzione sul mercato italiano di nuovi farmaci, hanno fornito l’occasione per fare il punto sull’importante tema dell’osteoporosi e, soprattutto, sulle strategie finalizzate alla prevenzione della principale complicanza rappresentata delle fratture,” conclude Maestri con i colleghi su Informazione sui Farmaci. “È importante ricordare che, nella pratica quotidiana, spesso ‘pazienti’ asintomatici si sottopongono ad un esame densitometrico per screening oppure per sintomi che non sono dovuti alla demineralizzazione ossea come le artralgie. Appare quindi corretto attribuire al riscontro di un valore densitometrico patologico il carattere di fattore di rischio, più che di patologia vera e propria, con tutti i risvolti che ne conseguono sulle scelte da operare sul piano profilattico e/o terapeutico” [1].
Osteoporosi: come riconoscerla e quali esami fare per diagnosticarla in tempo
L’osteoporosi è una malattia che porta a un aumento della fragilità delle ossa, causata dalla riduzione della quota di minerali (come per esempio il calcio), che le rendono robuste e resistenti. “Possiamo intuire, quindi, che la principale conseguenza di questa patologia è l’aumento del rischio di fratture, che il più delle volte si verificano a livello di vertebre, polso e femore. Le fratture dovute all’osteoporosi si riconoscono perché avvengono per traumi minimi, che in altre persone non porterebbero a lesioni di simile gravità. La prevalenza di osteoporosi aumenta all’aumentare dell’età, soprattutto nelle donne, e le fratture osteoporotiche (specialmente quelle a livello del femore e dell’anca) sono spesso associate a una riduzione della mobilità e dell’indipendenza e, di conseguenza, a una riduzione della qualità di vita. Secondo il Ministero della Salute, in Italia si contano circa 5 milioni di persone che presentano questa malattia, di cui l’80% sono donne in post-menopausa“: a dedicare un approfondimento sul tema è la dottoressa Renata Gili su Medical Facts, il magazine online di informazione scientifica e debunking delle fake news, con la direzione scientifica del dott. Roberto Burioni.
La diagnosi di osteoporosi, spiega l’esperta, “è spesso quella più ovvia dal punto di vista clinico, proprio quando ci si trova di fronte a fratture causate da incidenti di minima entità. La sua conferma, tuttavia, è ottenuta eseguendo un esame radiologico specifico chiamato densitometria ossea che valuta quanto sono robuste, “dense”, le ossa. La conferma della diagnosi è importante, anche per poter iniziare un trattamento corretto, soprattutto prima di eventuali fratture, con lo scopo principale proprio di ridurne il rischio.”
La densitometria ossea è dunque l’esame da fare per la diagnosi di osteoporosi: quindi tutte le donne in post-menopausa devono sottoporsi a quest’esame? “Per quanto l’argomento sia controverso, la risposta è no. O per lo meno, non subito. Infatti, per le donne avere un’età superiore ai sessantacinque anni costituisce un fattore di rischio e, quindi, dopo quest’età, soprattutto se si possiedono anche altri fattori come per esempio il fumo di sigaretta o un inadeguato apporto di calcio con la dieta, è indicato effettuare una densitometria ossea.”
Prima dei sessantacinque anni, però, “l’indicazione a effettuare quest’esame dev’essere frutto di un’attenta valutazione del proprio medico. Abbiamo detto, infatti, che il fine ultimo di un trattamento per l’osteoporosi è quello di prevenire le fratture; e nelle donne nei primi anni dopo la menopausa il rischio di andare incontro a frattura è molto basso rispetto alle donne dai sessantacinque anni in su. Inoltre, se il trattamento dell’osteoporosi viene iniziato molto presto potrebbe avere un effetto minore a distanza di tanti anni, quando invece il rischio di frattura aumenta considerevolmente.”
In conclusione, rileva la dott.ssa Gili, “fare una densitometria ossea a tutte le donne subito o poco dopo la menopausa non è indicato. Un’attenta valutazione medica è richiesta nel caso siano presenti particolari patologie o fattori di rischio (alcuni esempi sono la menopausa precoce, il fumo di sigaretta, l’abuso di alcol, un inadeguato apporto di calcio con la dieta, alcune terapie croniche con farmaci che aumentano il rischio di osteoporosi, come il cortisone, o una storia familiare, soprattutto materna, di fratture ossee dovute a traumi minimi), perché in alcuni di questi casi potrebbe invece essere utile sottoporsi a densitometria ossea prima dei sessantacinque anni, per valutare la necessità di iniziare un trattamento.
E non dimentichiamo che ci sono molte misure non farmacologiche che hanno un effetto positivo sull’osteoporosi e sulla sua prevenzione, come per esempio smettere di fumare o praticare esercizio fisico con regolarità. Come sempre, infatti, uno stile di vita sano è fondamentale. E non sono solo le ossa a trarne beneficio.”
Bibliografia
- 1 . Maestri E, Ciardullo AV, Magrini N, “L’osteoporosi nella medicina di base oggi”. Informazione sui farmaci, anno 2000, numero 6
- 2 . Strollo F, Vernikos J, “Ritardare l’invecchiamento è possibile”. Roma: Il Pensiero Scientifico Editore, 2012
- 3 . Al-Bashaireh AM, Haddad LG, Weaver M, et al. “The effect of tobacco smoking on bone mass: an overview of pathophysiologic mechanisms”. J Osteoporos. 2018; 2018: 1206235
- 4 . NIH Consensus Development Panel on Osteoporosis Prevention, Diagnosis, and Therapy. Osteoporosis prevention, diagnosis, and therapy. JAMA 2001; 285: 785-95
- 5 . Australian National Consensus Conference 1996. Consensus statement. The prevention and management of osteoporosis. MJA 1997; 167:S1-S15
- 6 . Mayo Clinic. Osteoporosis.
- 7 . Epicentro. Le cadute negli anziani.
- 8 . Piano nazionale linee guida. Linee guida per la prevenzione delle cadute da incidente domestico… strumenti, con significative e recenti esperienze italiane. Data di pubblicazione: maggio 2007 | Data di aggiornamento: maggio 2009
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