Anticipato a lunedì l’esito delle decisioni che porteranno verso un nuovo Dpcm. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha chiesto ai presidenti di Camera e Senato di anticipare da mercoledì a lunedì il suo intervento in Parlamento sulle misure contro la pandemia, per fare subito dopo una riunione e poi varare un nuovo dpcm. Le nuove limitazioni necessarie secondo il Cts per frenare i contagi, dunque, sono in via di definizione. Non si parla di un lockdown generalizzato, ma c’è in vista una probabile chiusura per due o tre settimane delle zone dove i contagi corrono di più.
Tra le ipotesi anche nuove limitazioni ai negozi, un freno agli spostamenti fra le regioni e un intervento sulla scuola: “La curva sta subendo un’impennata così rapida – ha ammesso Conte – che rischia di mettere in discussione la didattica in presenza”. Si parla di garantire lezioni in classe fino alla seconda media e di attuare la didattica a distanza dalla terza media in su. L’esecutivo starebbe valutando anche di predisporre degli “hotel covid”, dove ospitare i positivi che, altrimenti, rischiano di contagiare i familiari. Il governo sembra avere premura: “I numeri sono preoccupanti – ha detto Conte – e non c’e’ la palla di vetro”.
Dopo un vertice di maggioranza a Palazzo Chigi, allargato agli esperti, il ministro della Salute Roberto Speranza ha chiesto al Comitato tecnico scientifico di riunirsi per fornire al governo i dati su quei territori che stanno facendo i conti con un’impennata dei contagi, al fine di istituire nuove zone rosse o prevedere chiusure “mirate”. In questo senso si parla soprattutto delle aree metropolitane di Milano, Napoli, Genova e Torino, una parte del Veneto e alcune regioni meridionali, come la Campania. Domani ci sarà un confronto fra governo e Regioni, poi nuovi vertici di maggioranza, prima con i capidelegazione e alcuni ministri e dopo con i capigruppo. Con una lettera ai presidenti di Camera e Senato, Conte ha invitato l’opposizione a indicare un rappresentante per ogni forza politica: l’intenzione è quella di inaugurare da domani un tavolo di confronto permanente con l’esecutivo. Offerta che, al momento, sembra essere stata rispedita al mittente dai tre leader del centrodestra. “E’ tardiva, c’è il Parlamento“, fanno sapere in una nota congiunta Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi.
Il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, è stato alquanto esplicativo: “Se serviranno risorse aggiuntive le mobiliteremo come sempre abbiamo fatto”. Le nuove misure sulla scuola potrebbero però causare contrasti nel governo. “La scuola e’ futuro. Senza scuola il Paese diventa piu’ debole”, ha detto la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina. E anche Italia Viva si è detta contraria alla didattica a distanza e a misure generalizzate. Il ministra dell’Agricoltura Teresa Bellanova ha chiesto di nuovo che i provvedimenti siano localizzati e tarati sulla forza della pandemia nelle varie aree, anche se per ora un lockdown generalizzato non è per niente escluso. Prima di ricorrere a una misura cosi’ drastica, pero’, Conte intende valutare gli effetti dell’ultimo dpcm, quello del 24 ottobre, con le chiusure di teatri e palestre e lo stop alle 18 a bar e ristoranti. Per comprendere se il provvedimento è servito a contrarre i contagi bisognerà aspettare la seconda metà della settimana.
Conte ha già chiamato i presidenti di Senato e Camera, Maria Elisabetta Alberti Casellati e Roberto Fico, chiedendo un confronto parlamentare “in vista di un nuovo provvedimento che il governo intende adottare già lunedì sera”, fanno sapere fonti di Palazzo Chigi. Nello stesso giorno, il capo dell’esecutivo riferirà a Montecitorio (alle 12) e a Palazzo Madama (alle 17).
Nessun lockdown nazionale né regionale ma chiusure provinciali laddove è necessario. Sarebbe questa, secondo quando si apprende, una delle indicazioni emersa nella riunione del Comitato tecnico scientifico. Gli esperti avrebbero comunque sottolineato la necessità di attendere ancora qualche giorno per vedere gli effetti del dpcm del 24 ottobre e anche ribadito la necessità di rivedere le modalità del trasporto pubblico.
Saranno mesi duri, quelli che ci attendono, quanto meno fino alla dell’inverno. “In primavera inoltrata confidiamo di essere venuti a capo di questa situazione e speriamo che qualche mese prima usciremo dalla curva più preoccupante“, ha detto Conte. E per quanto riguarda il vaccino? “Confidiamo di averlo a dicembre – ha spiegato – ma bisogna comprendere che arriveranno qualche milione di dose per Paese, quindi dovremo fare un piano condiviso a livello europeo per intervenire sulle fasce più fragili e via via per le altre categorie”.