Violente proteste contro le misure anti Covid: a Milano, Torino e Trieste assalti a sedi regionali e Prefettura

Regioni e Prefetture sotto attacco: le proteste contro le misure anti Covid proseguono in maniera sempre più violenta
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Lancio di pietre, bottiglie e grossi petardi. E’ quanto accaduto questa sera a Milano, dove una folla di manifestanti sta prendendo parte a una manifestazione contro le disposizioni anti-covid, recandosi verso la sede della Regione Lombardia in via Melchiorre Gioia. I manifestanti, alcuni anche con catene nelle mani, si sono spostati prima da Corso Buenos Aires al Pirelli, in via Fabio Filzi, e poi davanti alla sede della Regione, dove è stato messo in atto un vero e proprio assalto. Il tentativo è stato sventato dalle forze dell’ordine, che presidiano la zona. I manifestanti dopo aver lanciato i fumogeni hanno sfondato diverse transenne, rovesciato i cassonetti e staccato gli spartitraffico provvisori, usati vicino alla sede di Palazzo Lombardia per dei lavori in corso.

Le forze dell’ordine hanno lanciato i lacrimogeni contro i manifestanti che stavano a loro volta lanciando pietre e bottiglie davanti alla sede della Regione Lombardia.

Il corte è stato ora disperso dalle forze dell’ordine. Un poliziotto è stato ferito, sembra in maniera non grave, davanti alla Stazione Centrale di Milano dove il corteo contro le misure di contenimento anti-covid si è spostato. E’ stato colpito da un oggetto, forse una bottiglia ed è stato soccorso: dovrà essere medicato. Due fermi sono stati già messi in atto dalla polizia. Un uomo e una donna sono stati ammanettati non lontano dalla stazione Centrale.

Sono 15 le persone portate in questura dopo la manifestazione non autorizzata andata in scena a Milano. Al corteo, partito da piazzale Loreto, erano presenti circa 400 persone, la maggior parte con indosso felpe nere con il cappuccio calato sulla testa.

Manifestante fermato: “Io lavoro e mi faccio il culo, voi fate schifo”

Io lavoro e mi faccio il c…, voi fate schifo”. Ha reagito così un manifestante fermato dalla polizia in via Benedetto Marcello, zona Buenos Aires, a Milano. Durante gli scontri, i manifestanti hanno messo a ferro e fuoco le vie del centro danneggiando dehors e monopattini, oltre a lanciare pietre, petardi e bottiglie di vetro. Momenti di alta tensione si sono verificati vicino alla sede della Regione Lombardia, dove i manifestanti, alcuni armati di catene hanno alimentato la protesta, mentre i poliziotti hanno risposto lanciando fumogeni.

A Torino petardi contro forze dell’ordine

A Torino la situazione non è tanto differente: due grossi petardi sono stati scagliati contro il cordone della polizia davanti a Palazzo Madama, nella centrale Piazza Castello di Torino dove alcune centinaia di manifestanti protestano contro le ultime disposizioni anti Covid. La polizia ha risposto con una azione di alleggerimento che ha disperso la folla. Sotto la sede della Regione Piemonte, in piazza Castello, sono radunate oltre mille persone per manifestare contro il docm anti-Covid del Governo. I manifestanti hanno lanciato fumogeni e bottiglie contro la polizia, urlato “liberta’, liberta’” ed esposto uno striscione con la scritta “non al coprifuoco“. Non mancano i cori contro la polizia. Numerose le forze dell’ordine che presidiano la piazza.

Un gruppo di manifestanti ha distrutto le vetrine di alcuni negozi in via Roma e saccheggiato i locali. In piazza Castello, all’imbocco di via Po, altri manifestanti hanno appiccato un rogo. I fermati dalla Digos sarebbero una decina, la maggior parte dei quali appartenenti a frange ultra di Juventus e Torino.

Devastazione, saccheggio, resistenza e violenza a pubblico ufficiale. Sono i reati dei quali dovranno rispondere oltre una decina di manifestanti, molti dei quali ultrà, fermati dalla Digos a seguito dei disordini avvenuti in centro a Torino. Ci sono anche ultrà di Juventus e Torino tra i manifestanti, fermati dalla Digos di Torino in centro città. Due uomini sono stati fermati da una volante in centro a Torino e trovati in possesso di refurtiva portata via dal negozio di Gucci, uno di quelli devastati dalle violenze. La refurtiva è stata recuperata.

Torino ha visto nelle due piazze di stasera separarsi le due facce della protesta: in piazza Vittorio Veneto la gente perbene giustamente indignata per le arroganze insensate del Governo Conte, un popolo pacifico e ordinato, che abbiamo accolto in Regione in delegazione per ascoltare le istanze e rassicurare con il nostro massimo sostegno e ogni mezzo possibile alle partite iva e lavoratori massacrati dal Dpcm. In piazza Castello invece la violenza di una minoranza di centri sociali e facinorosi vari, per cui le porte della Regione rimarranno sempre inderogabilmente chiuse finché governeremo noi il Piemonte. Massima solidarietà alle Forze dell’Ordine che hanno mantenuto la sicurezza e il rispetto della legge“. Così l’assessore della Regione Piemonte Maurizio Marrone.

Sono sette gli arresti e due le denunce al momento scattate a Torino, per i violenti scontri verificatisi questa sera. A quanto si apprende da fonti della questura, si tratterebbe di soggetti tutti pregiudicati: nessuno di loro peraltro gestirebbe un’attività commerciale o un esercizio pubblico.

Manifestazione a Trieste, fumogeni contro la Prefettura

La manifestazione di questa sera di piccoli imprenditori, commercianti, esercenti, ha avuto un epilogo violento in serata quando, dopo un incontro tra gli organizzatori della manifestazione stessa e le autorita’, alcuni presenti hanno lanciato fumogeni in direzione della Prefettrura. Secondo quanto si e’ appreso, sarebbero stati colpiti anche carabinieri e rappresentanti della stampa. I gesti di violenza sono stati condannati dal Governatore Massimiliano Fedriga e dal sindaco, Roberto Dipiazza, i quali hanno in una nota sottolineato “la partecipazione di migliaia di persone pacifiche, che hanno espresso il loro dissenso in modo civile e composto” e “pochi facinorosi, che nulla hanno a che fare con esse” che hanno “tentato di avvelenare il clima alimentando inutili tensioni“.

Proteste anche a Napoli al grido “Libertà, Libertà”

Doveva essere la manifestazione dei ristoratori e dei barman ma a Piazza del Plebiscito, a Napoli, si sono riunite tutte le categorie più colpite dalla crisi economica e sociale. Piccoli artigiani, rappresentanti del mondo della danza, dello spettacolo e dell’animazione e persino qualche “gilet arancione” capitanato dal leader ed ex generale Antonio Pappalardo: in totale sono oltre mille le persone che continuano a protestare contro le misure restrittive disposte dall’ultimo Dpcm firmato dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e dalle ordinanze della Regione Campania sottoscritte dal governatore Vincenzo De Luca. Cori, fumogeni, striscioni e sit-in all’insegna del distanziamento sociale per una manifestazione totalmente pacifica e presidiata dalle forze dell’ordine, disposte in assetto antisommossa all’angolo di via Cesario Console, sul vertice destro della piazza guardando Palazzo Reale.

Le varie categorie occupano gli ampi spazi della piu’ iconica piazza di Napoli. I barman alzano in alto e agitano ritmicamente gli shaker da cocktail, i danzatori e le danzatrici improvvisano piccoli spettacoli di ballo e poi mostrano a favore di telecamera le tradizionali scarpette a punta. All’appello manca solo il Comune che in tarda mattinata aveva annunciato la sua partecipazione alla manifestazione con una delegazione, salvo poi fare dietrofront per evitare strumentalizzazioni.

Dopo circa due ore di flash mob i tanti piccoli gruppi di persone si raggruppano in un’unica anima e cominciano a dirigersi verso il poco distante Palazzo Santa Lucia, sede della Regione Campania. In un clima di totale tranquillita’ l’incontro con polizia, carabinieri e guardia di finanza che attendevano sulla strada, sfocia in pochi minuti nel via libera a procedere: i manifestanti hanno l’autorizzazione per continuare il corteo, le forze dell’ordine scortano la massa verso la destinazione. “Liberta’, liberta'” e “Prima gli aiuti, poi il lockdown” gli slogan piu’ gettonati durante il percorso che porta a Palazzo Santa Lucia dove la forma si ferma davanti all’ingresso chiuso e conclude la serata intonando a gran voce la celebre “Napule e’” di Pino Daniele. La folla si e’ poi dispersa. Soltanto alcune persone, almeno una ventina, hanno provato a raggiungere il lungomare per bloccare il traffico, ma sono state fermate dalle forze dell’ordine.


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