“Siamo di nuovo in balia degli eventi e delle chiacchiere discordanti. E’ come giocare a mosca cieca, ma sull’orlo di un burrone. Il post che segue ha l’obiettivo di togliere la benda dagli occhi; se qualcuno cerca ottimismo a buon mercato, guardi pure altrove“: lo ha scritto su Facebook il biologo Enrico Bucci, Adjunct Professor presso la Temple University di Philadelphia.
“Per non soccombere al frastuono, ed anche per ritrovare un po’ di pace mentale e concordia su alcuni punto fondamentali, elenco qui alcune semplici considerazioni.
1. Non c’è modo di riparare oggi a quanto non è stato fatto in estate. Siamo un paese il cui funzionamento è impossibilitato da una ragnatela di regole, dalla polverizzazione della responsabilità, dal familismo amorale e dall’anarchia individualista dei suoi abitanti. Dunque non è possibile sperare in nessun ravvedimento improvviso, né in nessuna salvifica azione delle istituzioni o dello stato. Solo sforzi individuali e senso di comunità fra i cittadini (tutti) possono mitigare i danni. L’unità nazionale invocata oggi da Monti per la politica può servire a dare un’immagine di un Parlamento migliore e poco più; serve ancora di più la concordia tra i cittadini e la convinzione nell’affrontare i danni che subiremo.
2. Come in tutte le epidemie di cui si ha memoria storica, il patogeno crea divisione nella comunità, che comincia ad identificare “categorie più a rischio”, che è un altro modo di dire più colpevoli. Questa divisione, che si traduce in eterogeneità di comportamento e in avversione a regole anche ovvie, avvantaggia la diffusione del virus, perché fa perdere tempo prezioso e paralizza l’azione di una collettività così grande da non riuscire a risolversi ad agire nel modo giusto con sufficiente velocità. La tempesta citochinica nei nostri corpi è un esempio di cosa crea la confusione di messaggi, che portano ad una risposta immune scoordinata e dannosa; la tempesta comunicativa e politica del paese agisce esattamente nello stesso modo, paralizzando le nostre difese e addirittura rivolgendole contro noi stessi.
3. Date le condizioni illustrate ai punti precedenti, la difesa migliore dal virus può avvenire quasi solo su base volontaria e individuale. Dobbiamo evitare di contagiarci finché non avremo un mezzo di contrasto più efficace dalla ricerca scientifica. Questo non significa affatto smettere di vivere: significa indossare sempre correttamente le mascherine, restringere il numero dei contatti e soprattutto la loro eterogeneità (cioè, a parità di contatti giornalieri, il numero di persone diverse che incontriamo in una settimana), spostare le proprie attività ricreative il più possibile all’aperto e a distanza da altri e usare ogni mezzo per sostituire la socialità in presenza con quella da remoto, per quanto la seconda non sia che un pallido surrogato della prima.
4. Per mantenere la forza di andare avanti, abbiamo una sola via: la solidarietà. Tutti coloro che dipendono per il proprio reddito dalla presenza di clienti, e non da uno stipendio statale, pagheranno un prezzo altissimo. I bambini che perderanno pezzi di scuola saranno ugualmente danneggiati in modo pesante. I medici e gli infermieri stanno ammalandosi e stanno morendo. Ognuno cerchi, per quel che può, di aiutare, nel modo migliore che riesce a pensare. Fa bene a chi è aiutato, ma anche a chi dà aiuto, e permette di recuperare quel senso di comunità che è indispensabile per sbarrare la strada al virus nel modo migliore possibile.
5. Resistere alla depressione, all’incertezza, alla paura. Stare in casa, vedere il proprio lavoro crollare, vedere le persone ammalarsi o morire son tutte cose che hanno un pesante impatto, anche su chi crede di essere immune. Questo stato d’animo negativo è alla base sia della disperazione che del suo opposto, il negazionismo e l’ottimismo ad ogni costo. Abbiamo bisogno di guardare al male per quello che è, senza nasconderci dietro storie immaginifiche o cospirazioni e rimanendo saldi nel nostro comportamento. Pagheremo un prezzo e ne usciremo, con o senza le istituzioni, la politica, la scienza: sta a noi fare che questo prezzo non sia più alto del necessario, restando calmi e razionali.”
Bucci infine elenca qualche regola pratica “in risposta alle domande che mi sono giunte in privato (più numerose di quelle a cui posso rispondere).
a) Il modo migliore di ottenere un effetto significativo dalla riduzione dei contatti sociali, sia a livello di rischio individuale che dell’intera società, è quello di frequentare sempre le stesse persone, come gli stessi fornitori o gli stessi erogatori di servizi. Per chi vuol sapere perché, la prova è qui: https://www.nature.com/articles/s41562-020-0898-6
b) La regola di cui al punto precedente vale a maggior ragione per le categorie più fragili, come anziani e malati. Di conseguenza, se è in vostro potere fate in modo che infermieri e personale medico addetti siano il più possibile gli stessi, senza rotazioni o turni, nel caso vi siano anziani o malati che necessitano di assistenza.
c) Se siete maestri o professori e le classi sono ancora aperte nella vostra regione, chiedete agli studenti di continuare ad indossare le mascherine anche ai banchi. Il prof. Francesco De Rosa, presidente di ANPI Campania, mi ha spiegato ieri su orizzonte scuola che i bambini capiscono e seguono le indicazioni anche più degli adulti; siamo in emergenza, e forse val la pena di seguire il suo consiglio (trovate qui la trasmissione di ieri https://www.orizzontescuola.it/nuovo-dpcm-e-curva-dei…/).
Fra l’altro, proprio Lancet, che ha pubblicato uno studio volto ad illustrare i rischi del mantenere le scuole aperte, studio che mostrava che il rischio varia tra nullo e massimo in maniera eterogenea, ha appena pubblicato un lavoro che chiarisce che, se le corrette misure sono applicate, la scuola non costituisce un ambiente a rischio (https://www.sciencedirect.com/…/pii/S2352464220302509). Ripeto: SE LE CORRETTE MISURE SONO APPLICATE (e non so se in Italia con lo sfascio in cui ci troviamo sia ora possibile).
d) Se qualcuno viene regolarmente a casa vostra (per esempio una colf), assicuratevi che indossi sempre la mascherina se condividete gli stessi ambienti. Inoltre, cercate di promuovere l’uso del disinfettante per le mani.
e) Quando vi recate a fare un acquisto, mantenetevi a distanza da chiunque sia all’interno del negozio o supermarket. Non vi accalcate alla cassa e pretendete che gli altri siano distanti da voi.“