Ad ulteriore prova del fatto che il clima sulla Terra sia interconnesso, arriva uno studio pubblicato sulla rivista Nature dai ricercatori dell’Universita’ americana di Harvard, coordinati da Natalya Gomez, che ha dimostrato per la prima volta un legame tra Artico e Antartide. In particolare, lo scioglimento dei ghiacci nell’Artico negli ultimi 40.000 anni, attraverso variazioni del livello degli oceani, ha determinato cambiamenti nei ghiacci anche in Antartide.
Grazie all’analisi dei dati sul campo, come lo studio dei sedimenti e della progressione della linea di costa antartica, e attraverso l’utilizzo di modelli al computer, gli scienziati hanno ricostruito le connessioni tra i poli. Hanno, ad esempio, dimostrato che durante l’era glaciale di circa 26.000 anni fa, il livello dei mari si e’ ridotto, con il conseguente rafforzamento della banchina antartica. In periodi lontani dall’era glaciale, come quello che viviamo oggi, invece, l’aumento delle temperature ha determinato un maggiore scioglimento dei ghiacci artici e un aumento del livello dei mari, provocando una riduzione anche dei ghiacci in Antartide.
Capire come funzionano queste connessioni tra i diversi ambienti polari, spiegano gli autori dello studio, potra’ aiutare i climatologi a comprendere meglio gli effetti globali innescati dai cambiamenti climatici.
Antartide, svelato il mistero delle acque di mare supersalate
Sempre il clima è responsabile di un misterioso fenomeno che ha interessato l’Antartide negli ultimi 5 anni, ossia un aumento della salinità nel Mare di Ross. La ricerca pubblicata sulla rivista Nature Geoscience da un gruppo internazionale di cui fanno parte gli italiani Giorgio Budillon e Pasquale Castagno, dell’universita’ Parthenope di Napoli, e Pierpaolo Falco, Universita’ Politecnica delle Marche, ha svelato che l’aumento di salinità è frutto di una anomalia climatica, cominciata con il Super El Nino del 2015 e proseguita negli anni successivi con un indebolimento dei venti che trasportano nel Mare di Ross acqua dolce dall’Antartide Occidentale.
“La ricerca – ha detto all’ANSA Falco – collega fenomeni di larga scala come El Nino a fenomeni che avvengono su aree molto meno estese. I modelli numerici di previsione del clima non sono ancora in grado di catturare questi processi e dimostrare il meccanismo che li produce, puo’ essere molto importante ai fini di un miglioramento delle previsioni“. L’aumento del volume della massa d’acqua super salata, secondo l’esperto, potrebbe “contribuire all’innalzamento del livello dell’oceano che e’ la conseguenza che ci preoccupa di piu’“. Il risultato e’ il frutto di 30 anni di ricerche condotte nell’ambito del Programma Nazionale di Ricerche in Antartide (Pnra), finanziato dal Ministero dell’Universita’ e Ricerca (Mur) e gestito da Enea e Consiglio Nazionale delle Ricerche.