“Non ero io. Non ero io quello che ha parlato nell’intervista a “Titolo Quinto”! Non mi riconosco in quell’uomo. Stavo male. Era come se fossi un altro. Sto indagando su me stesso. Su cosa mi è accaduto. Nemmeno la mia famiglia mi ha riconosciuto. Sono ancora sconvolto. Sto valutando con il mio medico, sto ricostruendo quello che è accaduto il giorno dell’intervista. È tutto molto strano. Gli orari, la modalità… non torna nulla“: è quanto ha affermato – in un’intervista concessa a Luca Telese per il giornale online Tpi.it – il generale Saverio Cotticelli, ex commissario alla Sanità calabrese, dopo la sua partecipazione di ieri sera al programma “Non è l’Arena”.
“La mia sostituzione era già decisa. Da sei mesi,” prosegue Cotticelli. “Il ministro Speranza aveva già deciso di nominare Zuccatelli. Ormai è chiaro, carte scoperte. Io dovevo essere rimosso. È semplice. La mia intervista è solo stato un pretesto. Se sospetto di essere stato drogato? Questo non lo so. Ripeto, sto indagando: io so che dopo quell’intervista ho vomitato tutta la notte. Sono stato malissimo. La Calabria ha una terra di mezzo. Da un lato la povera gente, dall’altro il potere, in mezzo ci sono loro. La massoneria. Con i suoi riferimenti a Roma. Ma come non potevo non ricordare di non aver lavorato al piano Covid? Quel piano esiste davvero, e l’ho predisposto io. In Calabria tutto è deciso da questo mondo di mezzo: e io a questa massoneria non ho dato tregua. C’erano fatture ai privati, nella sanità calabrese, che venivano pagate tre volte. C’erano posto di lavoro, appalti oscuri, il potere reale mercanteggiava su tutto. Io potrò avete tanti difetti, ma a questi signori ho tolto il concime dal vaso. Gli ho cancellato 500 milioni di euro di appalti. Gli ho revocato gli affidamenti impropri. Se avessero potuto mettermi sotto una macchina, l’avrebbero già fatto. Non si dimentichi che sono un carabiniere. Un incidente avrebbe risolto: però io sapevo come proteggermi, mi creda. Se non potevano mettermi sotto una macchina, allora restava solo la possibilità di screditarmi. Noto che questo alla fine è accaduto. Nell’intervista a Giletti ho definito questi nemici così spietati e potenti “menti raffinatissime”. È la citazione di una celebre frase Giovanni Falcone. Insomma le sto parlando di una forza che in Calabria ha un potere enorme: la masso-mafia. Quel pomeriggio del mio entourage solo io e la mia vice commissaria, che era lì con me, sapevamo dell’intervista. Quel giorno è stato tutto strano: prima dovevano venire alle 15, poi sono venuti alle 18, avevano un tono inquisitivo che nemmeno delle Iene. Avevano quel documento, che mi è stato spedito il 27 ottobre, e che io ho ricevuto quel giorno. Proprio quel giorno! Ho lavorato due anni senza nessun supporto: senza una segreteria, senza nemmeno una dattilografa. Da so-lo! Adesso a Zuccatelli danno una struttura con 27 persone! Che costa tre milioni di euro. Zuccatelli lo volevano mettere da prima! È di LeU, lo stesso partito di Speranza, è amico di Bersani, se ne andava in giro per la Calabria a dire che sarebbe stato nominato commissario da mesi, e come vede lo anche è diventato. Ha litigato con tutti, è in guerra con il mondo, è positivo al Covid, e dice quelle cose sul contagio. Perfetto. Su questa storia dovrei scrivere un libro“.