“Il vaccino dal punto di vista costi/efficacia e’ lo strumento piu’ potente, quindi penso che tutti gli investimenti per sviluppare vaccini siano assolutamente necessari. Sicuramente da qui ai prossimi mesi sentiremo tantissimi annunci che il vaccino e’ in via di sviluppo o sta per essere sviluppato. Per quello della Pfizer al momento attuale sappiamo soltanto che ci sono dei dati molto promettenti, che il vaccino sia protettivo per una classe di eta di giovani e per casi lievi: possiamo dire che e’ comunque una buona notizia in un deserto di pessime notizie. Ma dobbiamo capire che tipo di vaccino e’. Qui parliamo di un vaccino che e’ facilmente deteriorabile perche’ e’ un vaccino RNA e necessita della catena del freddo, ma non del frigorifero: qui parliamo di una temperatura di -80 gradi e creare una distribuzione della catena del freddo a -80 gradi e’ una sfida“. Cosi’ Andrea Crisanti, professore ordinario di microbiologia all’Universita’ di Padova, durante l’audizione in Commissione Affari sociali della Camera.
Inoltre, “va somministrato con due di dosi: quindi con un milione di dosi si vaccineranno 500.000 persone, ovvero un impatto quasi nullo nel concreto, almeno inizialmente. Ci sono comunque altri due tipi di vaccini in via di sviluppo: uno ha un vettore virale, quello di Oxford, e un vaccino della Gska costituito da tre proteine. Immagino che nei prossimi giorni o mesi via via che i trial finiscono apprenderemo notizie sullo sviluppo vaccini”, ha aggiunto.
Per “venirne fuori“, ha sottolineato, “dobbiamo cambiare paradigma, passando dal tracciamento dei contatti al network test“. Dallo studio sulla trasmissione del Sars-Cov-2 condotto tra gli abitanti di Vo’, quello che emerge e’ che “il contact tracing ha una sensibilita’ bassa” ed “e’ estremamente inefficiente, non e’ lo strumento giusto per bloccare trasmissione del virus. Il metodo giusto e’ il network test, ovvero per ogni infetto bisogna testare sistematicamente tutta la rete di relazioni della persona, che puo’ essere piu’ o meno ampia“, dalla famiglia ai colleghi di lavoro, dai vicini di casa agli amici. Il perimetro e’ “facilmente individuabile perche’ non bisogna intervistare ogni singola persona o rintracciare ogni singolo contatto avvenuto ma si testano tutte le relazioni. Per implementare questa attivita’ c’e’ bisogno fondamentalmente di tre cose: 1. Capacita’ di fare test diagnostici efficaci; 2. C’e’ bisogno di una rete informatica (dove app Immuni trova una sua collocazione) per associare cluster con movimenti delle persone in modo da prevedere dove ci sono i rischi; 3. C’e’ bisogno di una logistica per portare test dove e’ necessario. Io penso che siamo in questa situazione perche’ da giugno a oggi non e’ stato fatto nulla o comunque molto poco”.
“La vera sfida è come evitare la terza ondata” di Covid-19. “E se si continua su questa strada, temo sarà inevitabile”. E’ il monito di Crisanti. “Possiamo investire in tutte le terapie intensive che vogliamo, su tutti gli ospedali, ma sicuramente non fermeremo così la terza ondata. È sbagliato usare il test antigienico per la sorveglianza sul personale sanitario come stanno facendo alcune regioni. In situazioni di prevenzione il test antigenico non trova la sua applicazione migliore”, ha concluso.