Chi è stato affetto da Covid-19 ha diverse probabilità di reinfettarsi, seppure con sintomi lievi. E’ quanto dichiarato dal professor Massimo Galli, direttore responsabile del reparto malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano intervenendo sul profilo Facebook della Fondazione Archè. “A stare al numero delle segnalazioni di persone che erano positive a marzo e sono positive adesso – ha spiegato Galli – ne ho sentite svariate decine, quindi la possibilità di reinfettarsi è reale. E probabilmente, non è così raro che accada. Fino adesso, almeno, quelli che ho visto che è possibile si siano reinfettati, non hanno una sintomatologia particolarmente preoccupante, sono tutti quanti con una sintomatologia lieve”. Altra cosa, ha proseguito Galli, “sono i fattori che fanno sì che certe persone finiscano per essere non soltanto positive a lungo, ma che dopo essersi negativizzate si tornano a positivizzare in un arco temporale abbastanza breve dall’ultimo test negativo. Avendo posto l’obbligo del doppio test negativo per poter liberare una persona dalla quarantena se ne sono visti parecchi“.
“Resta il fatto che probabilmente, anche se controprove non ne abbiamo e a me la cosa non e’ mai molto piaciuta – sistiene l’esperto – coloro che hanno lunghe storie di positivita’ finiscono, verso la fine della loro positivita’, per avere cariche virali bassissime e i virus non in grado di infettare in termini reali. Non ne siamo certi al mille per mille, ma visto che in qualche modo bisognava dare delle risposte, le varie ordinanze, non solo in Italia, ma anche altrove, hanno finito per sancire che uno che ha 21 giorni dall’ultimo sintomo di malattia lo liberi indipendentemente dalla positivita’ o negativita’ del tampone”. “A me questa cosa in una scala da 1 a 100 piace 2 perche’ e’ una questione che mi lascia da sempre poco convinto, ma dubito che, dal punto di vista pragmatico, si possa fare altro”, ha concluso Galli.