Dai fondali siciliani riemergono nuovi affascinanti reperti archeologici: la Magna Grecia torna alla luce a Gela

A Gela, nella stessa area archeologica, era stato rinvenuto il relitto della nave 'Gela 2' ancora da investigare
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Nel mare di Gela, nel nisseno, sono riemersi preziosi reperti archeologici. In particolare in contrada Bulala gli operatori della Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana hanno riportato alla luce preziosi oggetti risalenti al del periodo greco. Il sito, già noto per la presenza del relitto ‘Gela 2’ ancora da investigare, oggi ci ha restituito altri reperti che confermano la sua piena attività nel VI secolo a.C. Tra gli oggetti recuperati vi sono un kotyle e uno skyphos, ovvero le tipiche coppe greche da bevanda con due anse orizzontali. Ma non solo. E’ tornato alla luce anche un frammento architettonico in pietra costituito da una base quadrata su cui si inserisce una piccola colonna a base circolare, lacunosa nella parte superiore.

Relitto Gela 2

Sulla scoperta del relitto della nave greca chiamato ‘Gela 2’, già il soprintendente del Mare, Sebastiano Tusa, morto in un incidente aereo in Etiopia, aveva spiegato che “questi beni dimostrano come l’area di contrada Bulala sia ricca di giacimenti archeologici”, e che si tratta di “tasselli di storia dai quali emerge una Gela ricca, una città da cui transitava mercanzia pregiata”. L’ipotesi, infatti, è che nell’attuale località di Bulala ci fosse lo scalo marittimo dell’antica Gela, ovvero “uno fra i primi insediamenti greci in Sicilia, una potentissima colonia dorica che, alla lunga, estese il proprio dominio su gran parte dell’Isola”.

Ancora una volta – precisa il presidente della Regione Siciliana Nello MusumeciGela si conferma come uno scrigno che racconta una parte importante della nostra storia antica. Il ritrovamento, da parte della Soprintendenza del Mare, dimostra l’impegno costante portato avanti dalla Regione. E’ la conferma di come il mio governo tenga alta l’attenzione sul territorio gelese che ritengo essere un prezioso contenitore di testimonianze archeologiche”.

“L’azione svolta dalla Soprintendenza del Mare con il contributo fondamentale della Guardia di Finanza, della Capitaneria di Porto e delle associazioni di sub – sottolinea l’assessore dei Beni culturali Alberto Samonàcontinua incessante su più fronti: da un lato c’è l’attività di indagine che porta a scandagliare i fondali alla ricerca di sempre nuove testimonianze e reperti, dall’altra l’attività di vigilanza con la costante opera di ricognizione e tutela degli areali per garantire anche l’illecita sottrazione dei ritrovamenti”. “Malgrado le difficoltà oggettive dovute alla scarsa visibilità del mare di Gela – dice la Soprintendente del Mare Valeria Li Vigniogni intervento dei subacquei della SopMare riesce a regalarci emozioni e scoperte sempre nuove“.

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