Il 23 giugno 1920 viene costituita a Firenze su iniziativa di un gruppo di imprenditori (primo presidente fu il Conte Giuseppe delle Gherardesca) la Fabbrica Italiana Di Lapis & Affini. Da quell’estate sono trascorsi cento anni e le aspettative dei fondatori “di fabbricare e commerciare lapis, oggetti e articoli di cancelleria e di durare per 50 anni” sono state ampiamente superate. Da allora F.I.L.A. – che dialoga con il mondo attraverso il linguaggio senza confini e senza tempo della creatività – è parte della storia, del costume, della quotidianità di intere generazioni di persone.
Una storia ricca e intensa, ricostruita a quattro mani con Corraini Edizioni e affidata alla penna di Valerio Millefoglie, ora in libreria (e online) con il titolo Cento anni di FILA. Un racconto partecipato che, a partire dal nome, fa emergere le connessioni tra le vicende di una delle aziende e dei marchi più amati dagli italiani e le storie variopinte delle persone: uomini, donne e ragazzi che dal 1920 stringono tra le mani gli strumenti realizzati da F.I.L.A. per scrivere e colorare le loro vite, con passione e creatività. Questo il punto di partenza che ha guidato il concept del libro, celebrazione della quotidianità, del presente e dei ricordi di milioni di bambini ed ex-bambini, dai due anni in su.
Scritto in doppia lingua, italiano e inglese, Cento Anni di FILA esprime appieno la bellezza del Made in Italy e risponde alle dimensioni ormai globali dell’azienda (dal 2015 quotata alla Borsa di Milano nel segmento Star) che conta oggi 22 sedi produttive e 35 filiali in tutto il mondo e marchi iconici tra cui Giotto, Tratto, Das, Didò, Pongo, Lyra, Maimeri, le carte Canson e Arches e migliaia di prodotti per scrivere, disegnare, colorare, modellare e dipingere.
“Cento anni di FILA rende speciale l’importante traguardo del Centenario, ancor di più alla luce del difficile periodo che tutti noi stiamo vivendo. Coglie l’essenza della nostra azienda che si fonda sulla vicinanza alle persone, al supporto dei loro progetti creativi, all’essere parte delle storie quotidiane. Un racconto corale che attraverso le parole, le immagini e le emozioni ci rappresenta appieno. Mi piace soprattutto perché si discosta dal cliché del libro aziendale. Parla del nostro heritage, delle nostre ambizioni, della nostra passione e della nostra visione per il futuro, ma lo fa – permettetemi il gioco di parole – in punta di matita, mettendo al centro le persone e il valore condiviso generato dalla potenza dirompente della creatività. Ringrazio Corraini Edizioni, Valerio Millefoglie e Andrea Antinori per aver saputo cogliere il desiderio di rendere questo libro un progetto unico. Ringrazio anche tutte le persone che ci hanno regalato la loro storia e i dipendenti di F.I.L.A. che ogni giorno la rendono possibile. Grazie a tutti per il viaggio avvincente che ci proietta verso il futuro. Insieme e con nuovi colori” – commenta Massimo Candela CEO F.I.L.A. Group.
Prima parte: la storia di F.I.L.A. 1920-2020.
La struttura narrativa si sviluppa su un doppio livello. Nella prima parte, la penna di Valerio Millefoglie, dopo un certosino lavoro di analisi degli archivi aziendali e di ricostruzione storica, restituisce al lettore cento anni di avvenimenti. Delinea in forma di racconto, attraverso evidenze storiche e aneddoti, il passato, il presente e il futuro di F.I.L.A. Dai documenti costituitivi dell’azienda, alle innovazioni di prodotto; dalla strategia di acquisizioni internazionali avviata negli anni ’90, alle curiosità e alle testimonianze di chi ha contribuito a rendere l’azienda ciò che è oggi e che sarà domani. Il tutto inserito nel contesto storico cadenzato per decenni, in una connessione continua tra società, cultura, costumi e vicende aziendali.
Così scopriamo che la matita Telefono degli anni ’30 è indissolubilmente legata al cinema dei “telefoni bianchi” e delle dive, che nel 1943 Renato Candela sopravvive a un bombardamento; che gli anni ’50 e ’60 sono il tempo della scommessa, delle Fiere e dello sviluppo di tanti prodotti tra i quali la Sferon. Negli anni ’70 Alberto Candela – che ha preso il posto del padre Renato in azienda – crea la matita per il trucco e nel ’79 Tratto Pen (oggi esposto al MoMa di New York) e Tratto Clip vincono il Compasso d’Oro. E ancora, l’Ufficio Tempo e Metodi e l’Ufficio Studi, i lavori per la nuova sede di Rufina inaugurata nel 1998 e la testimonianza di Fellini su La Stampa di Torino in cui ricorda le matite colorate Giotto della sua infanzia. Fino ad arrivare ad oggi e alle sfide legate alla globalizzazione ed alla complementarietà con il Fine Art che caratterizza il modello di business sviluppato da Massimo Candela che guida l’azienda dal 1991.
La narrazione è accompagnata e resa vivida da una selezione di immagini storiche e dalle illustrazioni prodotte dalla “matita” di Andrea Antinori che visualizzano i passaggi cruciali e sottolineano il legame tra FILA, la società e il colore.
“Da una parte il bianco e nero dei primi materiali d’archivio F.I.L.A.: documenti, corrispondenze con fornitori e clienti, fotografie delle prime fiere campionarie, appunti di lavoro, bozzetti di nuovi prodotti. Dall’altra i colori, ancora vivi, sulle confezioni d’epoca, che a guardarle creavano in qualche modo un affresco anche degli ultimi cento anni d’Italia. Queste due gradazioni di colore mi hanno guidato nella scrittura, insieme alle tonalità delle voci che ho raccolto, di chi quegli anni li ha vissuti in prima persona o ne ha avuto in eredità la memoria. Il vero punto di partenza del racconto però è stato il ritrovamento di un grappolo di matite, legate l’una all’altra da un elastico e da una bandella di carta. Ben temperate, appuntite e pronte all’uso dal 1920. Erano di quell’anno e sembravano appena uscite dalla fabbrica. Non ho avuto il coraggio di estrarne una dal gruppo perché mi sembrava in qualche modo di intaccare, e di intervenire, sul passato. Le ho lasciate intatte, per un domani, e nella finzione del testo ho realizzato il desiderio di prenderne una e cominciare a scrivere la Storia che la matita stessa racchiudeva” – dichiara Valerio Millefoglie, scrittore e autore del libro.
Seconda parte: 100 storie di emozione e creatività
La seconda parte è composta da 100 testimonianze di persone diverse tra loro per vissuto e professione che hanno scelto di raccontarsi: il fil rouge che le accomuna è l’emozione, il ricordo e il senso di appartenenza a una grande comunità. Un racconto corale nel quale la testimonianza del banchiere si fonde con quella della maestra, l’esperienza creativa dell’illustratore e dello scrittore si lega al ricordo della professoressa di stenografia in pensione, del taxista, della logopedista, dello studente; la passione del collezionista si connette con i progetti educativi sviluppati da Enti e Istituzioni che negli anni hanno costruito un percorso culturale con F.I.L.A. in Italia (Teatro alla Scala, Istituto degli Innocenti e MUS.e di Firenze, La Biennale di Venezia, MUBA di Milano, Città della Scienza di Napoli – solo per citarne alcuni).
“Cento anni di FILA è un libro che parla di tante storie che ne fanno una sola. Raccontare F.I.L.A. significa anche raccontare la storia di tutti noi che matite, pennarelli e colori li abbiamo avuti nelle mani. La sfida che abbiamo cercato di affrontare è stata quella di raccontare in maniera viva e vivace un passato che è anche presente e futuro, mescolando immagini storiche, illustrazioni e storie” – sottolinea Pietro Corraini, Corraini Edizioni.
Cento voci che ci ricordano l’essenza di F.I.L.A.: unire le persone con piccoli grandi strumenti che permettono l’espressione del sé. Da un punto di vista grafico, i contributi si contraddistinguono da un font che ci riporta a una dimensione quasi diaristica, da un titolo che ci trasporta in un mondo personale e da un’immagine di prodotto che richiama il legame con F.I.L.A. Un continuum tra parole, emozioni, creatività.
Il flusso narrativo costruisce una lettura che suggerisce al lettore di conoscere le esperienze altrui per richiamare la propria. Si apre con il contributo di Simonetta Agnello Hornby che ci riporta all’Agrigento della sua infanzia e si chiude con il racconto di Matilde Rini, la bambina di 9 anni che da grande vorrebbe lavorare nell’ufficio “non lo so”, un luogo dove quello che fai lo scopri solo quando sei entrato. Un luogo dell’immaginario dove tutto è possibile.
Un libro di tutti. Anche del lettore. Il LAPISCENTO prodotto ad hoc per il Centenario – una matita di grafite realizzata con un sistema di recupero degli scarti di legno cedro da filiera certificata PEFC – e inserito nel volume, è un invito ad alimentare la storia condivisa, a lasciare il proprio segno.
Un libro da leggere, da vedere e in cui ciascuno di noi può inserire la sua storia.