Un uomo “con il cuore provato, obeso, iperteso, diabetico, con i danni della cocaina e dell’alcol, per di piu’ reduce da un delicato intervento chirurgico: e’ assurdo che lo abbiano dimesso in condizioni cosi’ precarie e che sia morto in casa senza supporto medico“. Cosi’ il cardiologo Antonio Rebuzzi, direttore dell’Unita’ di terapia intensiva cardiologica al Policlinico Gemelli, commenta con l’AGI le circostanze della morte di Diego Armando Maradona, scomparso ieri per “insufficienza cardiaca acuta” accompagnata da “edema polmonare acuto“, secondo quanto emerso dall’autopsia.
Un evento non proprio imprevedibile nelle condizioni in cui si trovava nell’ultimo periodo il campione argentino: “L’edema polmonare non e’ la causa dell’insufficienza cardiaca, semmai e’ la conseguenza. Quando il cuore e’ in sofferenza, all’inizio si ingrossa per compensare l’insufficienza, poi se la situazione si aggrava tende a ridurre la contrattilita’, quindi il sangue ristagna nei polmoni. E’ tutto questo liquido che si accumula che genera l’edema polmonare e impedisce la corretta ossigenazione del sangue. Quando succede si e’ gia’ in una fase finale, bisogna intervenire in fretta”.
“Sicuramente un paziente in quelle condizioni aveva bisogno di essere seguito e monitorato con molta piu’ attenzione – conferma il cardiologo – perche’ il tempo di intervento e’ cruciale. Noi con un paziente con un edema di quella gravita’ interveniamo subito, anzitutto con grandi quantita’ di diuretici proprio per drenare il liquido in eccesso nei polmoni“. Quanto alla causa primaria del crollo del cuore di Maradona “bisognera’ aspettare dati piu’ certi dall’autopsia, se ci saranno. Una crisi di questo genere puo’ essere anche dovuta a un infarto improvviso, o a una patologia valvolare, o una forte crisi ipertensiva: tutte queste fattispecie portano all’edema polmonare acuto, che e’ la spia che ci si trova in una fase molto grave, direi quasi terminale. Considerando che era stato operato al cervello poche settimane fa, e che era un uomo con un fisico molto provato da tutti i problemi che conosciamo, e’ assurdo – ribadisce Rebuzzi – che sia stato dimesso dall’ospedale senza accertarsi che le sue condizioni fossero compatibili con una convalescenza domestica. Che purtroppo impedisce un intervento in pochi minuti, come sarebbe sicuramente stato necessario in questo caso, anche se non possiamo sapere se gli avrebbe salvato la vita”.