Attraverso indagini di tracciamento a Hunan, Cina, alcuni ricercatori hanno potuto analizzare come avviene la trasmissione del nuovo Coronavirus SARS-CoV-2: si tratta di un importante studio epidemiologico appena pubblicato sulla rivista Science.
“Il rischio di trasmissione del virus dipende da quanto strette sono le interazioni sociali,” ha spiegato l’immunologa dell’Università di Padova Antonella Viola. “Il rischio è basso nelle interazioni di comunità (ristoranti, intrattenimento e trasporti), intermedio per gli eventi sociali (amici e familiari non conviventi) e massimo nello stesso nucleo abitativo. Tutto questo conferma che la trasmissione di SARS-CoV-2 è facilitata dalla vicinanza, dagli ambienti chiusi e dall’alta frequenza di contatti. Lo studio suggerisce anche che le misure restrittive abbiano impatti diversi sulle varie situazioni di contagio, di fatto spostando e confinando la trasmissione all’interno dei contatti familiari.
I ricercatori suggeriscono anche che “le misure restrittive devono essere disegnate sulla base delle capacità di tracciamento e di diagnostica della comunità. Questo vuol dire che, in aggiunta al numero di contagi, per decidere che misure adottare bisogna valutare l’efficacia del sistema di tracciamento e le potenzialità di effettuare test del territorio”.
Il dato molto interessante, prosegue l’immunologa, “è che il 63% degli eventi di trasmissione è causato da persone pre-sintomatiche. Questo complica molto le cose dal punto di vista della gestione dell’epidemia perché se isoliamo persone già sintomatiche stiamo agendo troppo tardi. Bisognerebbe invece cercare di identificare molto precocemente i contagi, attraverso un’intensa attività di tracciamento, in modo da agire su pre-sintomatici e asintomatici.
Per quanto riguarda invece i dati sulla suscettibilità all’infezione (rischio di infettarsi), sembra evidente che i bambini (0-12 anni) abbiano un minore rischio di contagiarsi (rispetto alla fascia di età 26-64 anni). Inoltre, le persone con più di 65 anni hanno un maggiore rischio di contrarre l’infezione. Questo significa che con l’età non aumenta solo la suscettibilità alla malattia (malattia più severa) ma anche all’infezione.
Per quanto riguarda l’infettività (la probabilità di diffondere il contagio) i ricercatori non hanno trovato nessuna differenza nelle varie fasce di età. Quindi, da questi dati, sembrerebbe che i bambini siano meno suscettibili ma ugualmente contagiosi. Questo dato riapre la discussione sul ruolo dei bambini nella diffusione del virus ed è in contrasto con altri dati epidemiologici precedentemente pubblicati.”