40° anniversario del terremoto in Irpinia, i geologi: “Una tragedia che portò alla nascita della moderna Protezione Civile, ancora molto da fare per la riduzione del rischio sismico”

L’Italia è "uno dei Paesi a maggior rischio sismico d’Europa, a causa del verificarsi, con una certa frequenza, di eventi sismici di forte intensità e per l’elevata vulnerabilità del patrimonio edilizio"
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A 40 anni dal violento sisma che il 23 novembre del 1980 colpì l’Appennino campano-lucano, provocando effetti devastanti sotto il profilo sia sociale che economico, c’è purtroppo ancora molto da fare per ridurre significativamente il rischio sismico nel nostro Paese”. Lo dichiara Lorenzo Benedetto, Tesoriere del Consiglio Nazionale dei Geologi, il quale sottolinea “come l’Italia sia uno dei Paesi a maggior rischio sismico d’Europa, a causa del verificarsi, con una certa frequenza, di eventi sismici di forte intensità e per l’elevata vulnerabilità del patrimonio edilizio, costruito per più del 60% in completa assenza di normativa sismica”. Per fare il punto sul tema, il Consiglio Nazionale dei Geologi, in collaborazione con AIGA e AIGEO, organizza il webinar “Eredità ed esperienze a 40 anni dal terremoto irpino-lucano” che si svolgerà giovedì 19 novembre 2020 dalle ore 10.00 alle 13.30 in modalità esclusivamente digitale sulla piattaforma web Zoom.

Il 23 novembre di 40 anni fa, alle ore 19.34, l’Appennino meridionale venne scosso da un sisma di magnitudo 6.9 della scala Richter, che produsse danni ingenti e migliaia di morti in una vasta area compresa tra l’Irpinia e il Vulture. Interi paesi nella zona epicentrale furono quasi totalmente distrutti. “Eventi sismici di tale entità non sono estranei al nostro Appennino, come testimoniato dai più recenti fenomeni che hanno duramente colpito l’Appennino emiliano e centrale, ponendo l’Italia tra i Paesi europei a più alto rischio sismico”. Queste le parole di Pietro Aucelli, Consigliere AIGEO e Professore associato di Geografia fisica e geomorfologia dell’Università degli Studi di Napoli Parthenope, in occasione del quarantesimo anniversario del terremoto dell’Irpinia. “Con questa iniziativa – prosegue Aucelli – l’AIGEO intende sottolineare la rilevanza del ruolo della geomorfologia italiana nello studio delle pericolosità legate alle dinamiche del nostro territorio anche attraverso la definizione di una sempre più adeguata rappresentazione cartografica delle condizioni di pericolosità e di rischio”.

terremoto irpinia 1980È col terremoto dell’Irpinia-Basilicata che nacque la Protezione civile italiana, con a capo Giuseppe Zamberletti, che fu nominato Alto Commissario per il Coordinamento della Protezione Civile. “Già nel Friuli 1976 si pensò a una struttura di coordinamento nazionale della Protezione Civile, ma la cosa non si concretizzò” evidenzia Gabriele Scarascia Mugnozza, Professore Ordinario di Geologia Applicata all’Università Sapienza di Roma, Componente del Consiglio Direttivo dell’AIGA e Presidente della Commissione Grandi Rischi. “Quel terremoto segnò una svolta nelle conoscenze anche dal punto di vista scientifico – spiega Scarascia Mugnozza – sia perché furono definite le faglie che generarono il terremoto, sia per il riconoscimento in superficie della rottura da parte di un team di ricercatori italiani e stranieri, ma anche perché fu la prima volta che si fecero studi di microzonazione sismica. I primi tentativi erano stati fatti in Friuli nel 1976, ma la vera e propria microzonazione sismica nacque dopo il 1980” conclude.

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