Il climatologo Giorgi: “Il Mediterraneo e l’Italia tra le aree più a rischio, l’era del petrolio sta per finire a favore di quella del sole”

L'Italia, come tutta l'area del Mediterraneo, è "più sensibile ai cambiamenti climatici, dove il ritmo di riscaldamento è cresciuto più del doppio rispetto alla media globale"
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Il Consiglio Europeo ha raggiunto l’accordo per una riduzione del 55% delle emissioni di gas serra entro il 2030. In un’intervista all’ANSA, il climatologo di fama mondiale, Filippo Giorgi, originario di Sulmona (L’Aquila), che ha fatto parte del bureau del Comitato Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici (Ipcc), e responsabile di Fisica della Terra del Centro Internazionale di Fisica Teorica di Trieste, sottolinea che “un riscaldamento di 2 gradi in 100 anni il Pianeta non lo ha mai visto nella sua storia recente”.

L’Italia, come tutta l’area del Mediterraneo, e’ “piu’ sensibile ai cambiamenti climatici, dove il ritmo di riscaldamento e’ cresciuto piu’ del doppio rispetto alla media globale”. “L’Italia – dice Giorgi – e’ un po’ nel mezzo della bufera. Fino al 90% dei ghiacciai alpini potrebbe scomparire a fine secolo. Nonostante l’aumento di piogge estreme e intense, il trend delle precipitazioni sulla Penisola e’ in diminuzione. In un recente studio abbiamo voluto immaginare come sarebbe il clima dell’Italia a fine secolo con un aumento delle temperature globali di 4 gradi, il cosidetto ‘business as usual’. In pratica sarebbe come se spostassimo lo stivale di circa 1.000km piu’ a sud, Roma avrebbe un clima come oggi ha il nord Africa, molto piu’ caldo e secco, quasi desertico”.

energie rinnovabili EuropaL’Italia, come il resto d’Europa, sottolinea Giorgi, “si sta muovendo nella giusta direzione. Sono in aumento i gestori di elettricita’ che usano fonti rinnovabili, fonti che oggi producono il 30-40 per cento della richiesta di energia elettrica nazionale. Un buon risultato e in crescita, anche se in altri paesi d’Europa le percentuali sono piu’ alte. In genere, sono ottimista, l’era del petrolio e’ destinata a finire, forse entro 20-30 anni, a favore di quella che possiamo chiamare l’era del sole. Sia la concentrazione di CO2 che le temperature globali mostrano pero’ ancora un andamento in accelerazione. Il numero globale di eventi meteoclimatici catastrofici, in base ai dati delle compagnie di assicurazione, sono passati da circa 200 l’anno negli anni ’80 a circa 800 all’anno, un raddoppio ogni 20 anni, qundi c’e’ ancora molto da fare per arginare l’emergenza climatica”.

E sullaccordo di Parigi, di cui domani cade il 5/o anniversario dalla sua approvazione: “La sua importanza, secondo la mia opinione, non fu tanto per gli aspetti attuativi ma perche’ per la prima volta ci fu un accordo di tutti i Paesi nel riconoscere il problema dei cambiamenti climatici e l’importanza di contenere il riscaldamento globale al di sotto della soglia di pericolo dei 2 gradi rispetto ai valori pre-industriali, o un grado rispetto quelli attuali. Un accordo”, sottolinea Giorgi, di “svolta politica e soprattutto culturale nel senso di un grandissimo incentivo alla green economy”. L’accordo di Parigi e’ basato “su contributi e target volontari, senza sanzioni, con una review ogni 5 anni. Quell’accordo ha cambiato la percezione mondiale della gravita’ del problema dei cambiamenti climatici”.

Commentando l’accordo di stanotte al Consiglio europeo, Giorgi ha detto: “Bene l’accordo per l’Europa, ma non basta“. Il problema sono i Paesi emergenti come Cina, India e Brasile, e quelli del sud est asiatico, anche se ci sono segnali “incoraggianti” anche da questi Paesi nel processo verso la green economy, come per esempio la Cina che ha annunciato l’obiettivo di zero emissioni al 2050 o l’India con la ‘solar mission’ per dotare le case di pannelli solari.

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