E’ l’eterno dilemma: come comunicare in maniera corretta dei risultati scientifici all’opinione pubblica? Come veicolare le informazioni a chi non è addetto ai lavori, e dunque non ha gli strumenti giusti per avere il quadro completo di ciò di cui si parla? E il Covid, questo dilemma, lo sta evidenziando come non mai. “Dove deve migliorare il Comitato Tecnico Scientifico? In nulla, non abbiamo niente da cambiare, stiamo lavorando bene da quando è stato creato il comitato, il 2 febbraio scorso. Anzi, ci contestano troppa forza, troppa influenza. La conflittualità tra politica e scienza esiste, importante è che ognuno rispetti il proprio ruolo”. Lo ha detto il coordinatore del Cts Agostino Miozzo, ospite a ‘Mezz’ora in più’ su Raitre.
La politica fa la politica e gli scienziati dettano le regole della scienza, dunque, e per dirla in breve, “alla politica fa comodo che un metro sia 70 centimetri. Le indicazioni sui trasporti hanno dato grossi problemi alle grandi compagnie, ad esempio, perche’ abbiamo fornito regole sul distanziamento“, ha osservato Miozzo. Ma non solo. Stiamo per entrare in una fase in cui “avremo il raddoppio della criticita’, nei Pronto Soccorso arriveranno coloro che avranno l’influenza stagionale e coloro che avranno il Covid vero e proprio“, avverte l’esperto. “Avremmo potuto imporre un lockdown assoluto, ma non possiamo permettercelo”, ha aggiunto, “immaginiamo misure restrittive ma compatibili con la vita del Paese”.
“Se sento una sfiducia da parte della popolazione per le misure imposte per il Natale? Sì e mi dispiace – ha precisato Miozzo addentrandosi nella questione comunicativa -, più in generale troviamo difficoltà a comunicare con l’opinione pubblica. Difficoltà gravi, enormi. In questo momento storico tante cose vengono strumentalizzate, la comunicazione la fanno ed è in mano agli influencer, ai social media”.
E in merito al lockdown tanto paventato da più parti, ma non ritenuto necessario dal Cts, l’esperto precisa: “Gli epidemiologici, per fortuna, non dettano le regole. Danno indicazioni. Per loro saremmo dovuti restare dentro una campana di vetro fino al vaccino. Il lockdown a marzo era inevitabile, visto che ci siamo trovati di fronte ad una situazione nuova. Sono stati mesi durissimi, di sacrifici imposti. Siamo stati travolti da uno tsunami. Un altro lockdown sarebbe stato impossibile ora, abbiamo capito le caratteristiche con le quali si può convivere. Dovevamo conciliare le indicazioni della scienza con l’economia e la vita del paese“.