Fare esercizi di riscaldamento e rilassamento muscolare, prima di cominciare l’attività fisica. Nel caso del nuoto, adattarsi con gradualità alla temperatura dell’acqua. Controllare le tre tipologie di rischio in cui sono divisi gli sport, per avere maggiore precauzione dove serve. In altre parole, regole di buonsenso che sono valide per tutti, e quindi anche per le persone affette da epilessia.
«Negli ultimi decenni, per fortuna, lo stereotipo che riteneva il paziente con epilessia soggetto troppo a rischio per fare sport o attività fisica, causa imprevedibilità delle crisi, è stato eradicato – spiegano Maria Roberta Colella e Pietro Moroni, presidenti rispettivamente di «Uniti per Crescere» e AICE Padova –. Abbiamo delle linee guida e indicazioni che delineano i comportamenti da tenere, le accortezze da mettere in pratica. Ma fare attività fisica è importante, e la si può fare in sicurezza».
«Lo sport è consigliabile sia per il benessere psicofisico sia per favorire l’integrazione sociale del paziente con epilessia – spiega Giuseppe Capovilla, past president LICE e Direttore della Struttura Complessa U.O. di Neuropsichiatria Infantile presso l’ospedale di Mantova. – L’Italia, da questo punto di vista, è un Paese all’avanguardia, dotato di linee guida (redatte dalla LICE – Lega Italiana contro l’Epilessia e dalla Federazione Medico Sportiva Italiana) che regolano l’accesso delle persone con epilessia alla pratica sportiva, tanto che esistono casi di atleti che soffrono della patologia anche nel mondo del professionismo. Tuttavia è sempre indispensabile un confronto con il medico, in particolare lo specialista in medicina dello sport e lo specialista neurologo/consulente per l’epilessia, per la corretta valutazione del rischio in base alle caratteristiche della patologia».
La testimonianza di Capovilla si può trovare nel sito www.insiemeperepilessia.it, progetto realizzato dall’associazione «Uniti per Crescere» e AICE (Associazione Italiana Contro l’Epilessia) Padova, in collaborazione con i medici di Neurologia-Neurofisiologia della Pediatria dell’Università di Padova e il contributo di Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo.
LE LINEE GUIDA
LICE-FMSI ha messo nero su bianco delle linee guida per l’attività fisica del paziente con epilessia. Prima di iniziare l’attività sportiva vera e propria è d’obbligo una fase di riscaldamento. Il soggetto dovrebbe vigilare sulla eventuale presenza di auree (in caso si presentassero, cercare di farle regredire, ad esempio con atti respiratori ben calibrati e/o assunzione di sali, zuccheri, proteine ecc.). Nel caso in cui le auree non cessino di intensità, l’attività sportiva non va sospesa bruscamente, ma lentamente, seguendo esercizi di rilassamento muscolare. Negli sport nei quali ci siano molte vibrazioni meccaniche acustiche di una certa intensità è opportuno valutare caso per caso. Negli sport nei quali si incorra in brusche variazioni termiche (come il nuoto), si deve far attenzione ad adattare la temperatura ambientale dell’acqua con il corpo in modo graduale.
Le linee guida suddividono gli sport in 3 categorie, da quelli a più basso rischio fino a quelli per i quali sono necessari accorgimenti specifici. Ovvero, parlando di rischio: nessuno, moderato o elevato. «Dal punto di vista pratico bisogna dividere le situazioni considerando due assi classificatori: il primo è il tipo di sport che si sceglie, il secondo è il tipo di epilessia di cui si soffre, che può essere controllata o non controllata» spiega Capovilla. Del primo gruppo fanno parte gli sport a terra, come l’atletica leggera, il basket, la pallavolo, il calcio, la danza e gli sport con racchetta. «In generale, se una persona ha un’epilessia controllata può praticare tutti gli sport a terra. Diciamo la verità, se una persona dovesse anche avere una crisi e cadesse in terra avrebbe lo stesso rischio di farsi male di una persona sana».
UN’OPPORTUNITÀ IN PIÙ PER I BAMBINI
Anche Maurizio Schiavon, medico dello sport e responsabile del servizio attività motoria per l’Azienda Ulss 6 Euganea presso il Complesso socio sanitario Colli del Veneto, sottolinea l’importanza dell’attività fisica, soprattutto per i bambini con epilessia. «L’esercizio fisico regolare è importantissimo soprattutto nell’età evolutiva. Per regolare intendo con una frequenza di almeno tre volte a settimana – spiega –. La riduzione del peso è senz’altro il primo di questi benefici: oggi consumo di cibo e sedentarietà tendono ad aggravare questi problemi già in giovane età. Un altro è legato alla postura, che viene corretta dal movimento costante dei muscoli. E poi ci sono benefici sui muscoli stessi, che se non esercitati tendono ad atrofizzarsi, alle articolazioni, all’apparato cardio-respiratorio. C’è una riduzione della frequenza cardiaca e, quando il cuore è allenato, si producono vantaggi per la gittata sistolica, cioè la qualità del getto di sangue che viene pompato. E poi i polmoni incrementano il loro volume e consentono un rapido recupero dopo uno sforzo. Nel bambino epilettico in particolare, poi, ci sono benefici di carattere psicologico. L’attività fisica aiuta a ridurre la frequenza delle crisi, l’ansia e la depressione, aumenta l’autostima, favorisce la socializzazione, migliora le funzioni cognitive e in generale la salute a lungo termine».