I circhi glaciali dell’Aspromonte documentati dal geografo palmese Luigi Lacquaniti

I circhi glaciali dell'Aspromonte e il limite delle nevi nel massiccio della Calabria meridionale nel lavoro di Luigi Lacquaniti
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Luigi Lacquaniti, meglio noto come Gino, è stato un geografo, professore, poeta, saggista e umanista di Palmi (Reggio Calabria), dov’è nato l’11 novembre 1901 ed è morto il 31 maggio 1982. Straordinariamente appassionato alla geografia fin da bambino, deve la sua passione alla frequentazione del Monte Sant’Elia, uno dei luoghi più panoramici al mondo: si tratta di un terrazzo affacciato sul mar Tirreno, proprio sopra Palmi, con vista sulle isole Eolie e sullo Stretto di Messina. Meta di visitatori e turisti da tutto il mondo, è dalla vetta della Costa Viola che Lacquaniti ha stimolato il proprio spirito di osservazione. Durante i suoi studi ha dedicato un articolo divulgativo proprio al Monte Sant’Elia. Laureato in Lettere all’Università di Messina, studiò i bradisismi calabresi, il Carsismo e l’idrografia sotterranea in Calabria, ma anche alcune specifiche meteorologiche e climatiche del territorio calabrese.

Particolarmente importante il suo articolo pubblicato sul Bollettino della Società dei Naturalisti nel 1949, intitolato “I circhi glaciali della Serra Cannavi nell’Aspromonte ed il limite altimetrico wurmiano delle nevi (Appennino Calabrese)” in cui lo studioso evidenzia i dettagli dei 7 circhi glaciali della Serra Cannavi, con tanto di tracce dei laghetti di circo adesso ricolmati. Il circo di Fossa Scura, uno dei più ampi, ha un livello di escavazione superiore ai 130 metri, mentre tutti i circhi della Serre Cannavi hanno le loro soglie tra i 1.450 e i 1.550 metri di altitudine.

Lacquaniti illustra i tre circhi del gruppo Fontanelle, i due circhi del gruppo Squeda, il circo della Fossa scura e altre “tracce glaciali” in Aspromonte. L’autore entra anche nel dettaglio di Montalto e Serro Schiavo, i due monti più alti dell’Aspromonte con – rispettivamente – un’altitudine di 1.956 e 1.894 metri sul livello del mare. “Le condizioni morfologiche di Montalto, a forma di piramide e con pareti ripide, non potevano favorire la formazione di ghiacciai di sorta e ugualmente doveva avvenire sul Serro Schiavo, presentando esso una superficie appianata terminale” spiega Lacquaniti che poi conclude come “la presenza di circhi nella Serra Cannavi è indizio e prova di un glacialismo verificatosi durante il Quaternario più recente, potutosi esplicare in dipendenza di condizioni particolari topografiche e climatiche locali e che hanno potuto determinare un abbassamento del limite delle nevi. Non si hanno elementi per poter provare che il glacialismo abbia assunto forme paragonabili a quelle dell’Appennino Centrale o di alcuni rilievi dello stesso Appennino meridionale (Matese, Sirino); ma si può asserire che i circhi della Serra Cannavi rappresentino le tracce di una glaciazione limite, avvenuta solo nel wurmiano e non prima, perchè solo allora l’Aspromonte aveva raggiunto, per effetto di sollevamento, l’altezza attuale o più bassa di soli 5-15 metri. D’altra parte essi elementi morfologici di per sè sono bastevoli per esser considerati come tracce glaciali e per dedurre le cause ed i modi della loro escavazione“.

Nell’articolo, Lacquaniti dedica un intero paragrafo all'”Antico limite delle nevi permanenti e condizioni topografiche e climatiche che hanno consentito la glaciazione della Serra Cannavi”. Tuttora sulla Serra Cannavi la neve dura più rispetto ai posti circostanti, con veri e propri nevai in cui sono presenti degli avvallamenti ben descritti in quest’immagine da Fulvio Mazzotta:

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