Sars-CoV-2, l’allarme dei virologi: esistono altri Coronavirus che potrebbero diventare pericolosi

Gli esperti delineano "un quadro molto preoccupante sui coronavirus animali ancora potenzialmente pericolosi per l'uomo"
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Il Sars-CoV-2 non è l’unico Coronavirus del quale dovremmo avere paura. Ci sono anche altri virus della medesima famiglia che in futuro, se non terremo la guardia alta e non prenderemo le misure adatte ad impattere di meno sull’ambiente, potranno rappresentare una minaccia pandemica. E’ l’allarme che arriva dal quarto Congresso nazionale della Società italiana di virologia (Siv-Isv), organizzato da Guido Antonelli, Arnaldo Caruso e Massimo Clementi. All’evento, che si è svolto online, hanno partecipato centinaia fra i principali ricercatori del settore, italiani e stranieri. Canio Buonavogli, dell’università di Bari, delinea “un quadro molto preoccupante sui coronavirus animali ancora potenzialmente pericolosi per l’uomo” e su come “questi virus hanno potuto, con minime mutazioni del loro codice genetico, operare salti di specie tra animali arrivando anche a infettare animali domestici come cani e gatti. In futuro, teoricamente, potrebbe divenirne bersaglio anche l’uomo”.

E proprio l’uomo secondo Arnaldo Caruso dell’università di Brescia, presidente della Siv-Isv, sarebbe “il vero nemico dell’umanità. L’uomo che ormai domina incontrastato l’ecosistema, lo stravolge con disboscamenti, allevamenti e coltivazioni intensive, lo contamina pesantemente favorendo cambiamenti climatici”, ha creato “terreno fertile per l’emergenza di infezioni zoonotiche che hanno favorito il salto di specie di virus animali nell’uomo”. “Bisogna porre rimedio all’attività distruttiva dell’uomo se vogliamo anche cambiare il suo destino, impedendo ai virus zoonotici nuovi salti di specie e inevitabili pandemie”, ammoniscono gli esperti ed evidenzia Giorgio Palù, past president della Siv-Isv. “Dal salto di specie alla pandemia i tempi per la diffusione mondiale del Sars-CoV-2 sono stati rapidissimi, grazie ai trasporti internazionali sempre più capillari“, osserva Giuseppe Ippolito dell’Istituto Spallanzani di Roma.

“Dalla pandemia di Hiv, il virus dell’Aids, a quella di coronavirus Sars-CoV-2”, l’uomo si ritrova periodicamente a combattere contro “attori diversi accomunati dal fatto di scatenare eventi drammatici, ma anche dall’opportunità di imprimere grandi avanzamenti della conoscenza in ogni ambito della ricerca scientifica“, rileva Guido Poli dell’università Vita-Salute San Raffaele di Milano. Progressi che dovrebbero insegnarci come “sarà meglio prevenire che contrastare le future pandemie”, avvertono gli specialisti. Attraverso azioni concrete, puntualizzano, e “non solo sperando nella fortuna che eventi episodici non diventino pandemici come avvenuto per Ebola, Sars e Mers, virus troppo aggressivi e mortali per potersi diffondere con successo nell’uomo”.

Diversi relatori del meeting virtuale, fra cui Maria Rosaria Capobianchi dello Spallanzani di Roma, hanno evidenziato “luci e ombre delle metodologie diagnostiche di Covid-19“, puntando inoltre l’accento sulle scoperte relative alla biologia del nuovo coronavirus, ai suoi bersagli cellulari, alle terapie antivirali disponibili e alle mutazioni genetiche a cui il patogeno può andare incontro. Davide Zella dell’università del Maryland, negli Usa, e Massimo Clementi dell’università Vita-Salute San Raffaele di Milano, concordano sulla “scarsa capacità del virus Sars-CoV-2, almeno al momento, di mutare o ricombinare nelle aree critiche per il legame con la cellula bersaglio”. Un elemento che “fa ben sperare in una difficoltà futura riguardo all’insorgenza di resistenze da parte del virus nei confronti dei vaccini” in arrivo.

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