Il virologo Pregliasco sulla “variante inglese”: “Con ulteriori esami scopriremo che in Italia alcuni pazienti l’hanno avuta”

Pregliasco ha spiegato alcuni dettagli della "variante inglese" del SARS-CoV-2
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Il Prof. Fabrizio Pregliasco, Virologo, Direttore Sanitario IRCCS Galeazzi di Milano, è intervenuto questa mattina nel corso del programma curato e condotto da Andrea Lupoli, “Genetica Oggi”, in onda su Radio Cusano Campus. Pregliasco ha spiegato alcuni dettagli della “variante inglese” del SARS-CoV-2.
I dati ad oggi, – ha detto Pregliasco – anche se sono da migliorare in termini di approfondimento, ci dicono che questa variante del virus ha una capacità di diffusione molto superiore rispetto al virus che si era diffuso in Italia e in Europa. La malattia sembrerebbe uguale, dunque non va a peggiorare le caratteristiche cliniche. Gli attuali test, i tamponi che normalmente utilizziamo, sono in grado di riconoscere questa variante e i primi riscontri ci dicono che il vaccino può funzionare anche in questa variante. E’ chiaro che tutto questo è riferito ad alcuni studi interessanti che sono stati pubblicati e abbiamo avuto modo di leggere ma vanno validati dalla ricerca. Tutto questo non fa altro che ricordarci di rispettare le norme di prevenzione per ridurre la diffusione della variante. Facendo qualche ulteriore esame scopriremo che alcuni pazienti in Italia hanno avuto questa variante del virus.”
Questa variante ha solo una piccola variazione nella struttura che non determina un problema per il vaccino e gli anticorpi che è in grado di far produrre. Una variazione che non lo rende irriconoscibile al nostro sistema immunitario. Vedremo poi cosa farà negli studi in vitro, comunque come piano B i vaccini della Pfizer e Moderna possono comunque prevedere una rapida modifica per renderli ancora più efficaci.
Il virus in questo periodo è andato incontro a 12mila variazioni minimali nella sequenza genomica. 12 ceppi caratterizzati, è un classico dei virus a RNA che è molto diverso rispetto ad altri virus come il Morbillo che è sempre rimasto molto stabile fin dagli anni ’60 dei primi isolamenti. Questo virus sperimenta delle varianti che se sono inefficaci spariscono, se, come in questo caso, gli danno un vantaggio allora diventano prevalenti.

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