Una Bibbia intatta e aperta ai salmi 106 e 107: uno dei pochi oggetti sopravvissuti all’incendio più mortale della storia americana

L’8 ottobre 1871, un devastante incendio cancellò la città di Peshtigo: in un'ora morirono 800 persone, non era rimasto nulla se non pochi oggetti, tra cui una Bibbia intatta
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150 anni fa, nella notte dell’8 ottobre 1871, un incendio ingoiò rapidamente la piccola città di Peshtigo, in Wisconsin. Le fiamme divorarono la città ad una velocità incredibile in quello che è l’incendio più mortale degli USA. Fiamme infernali, pennacchi di fumo e un cielo arancione caratterizzarono quella notte spaventosa. Nell’arco di un’ora, l’incendio incenerì qualsiasi cosa sul suo cammino, inclusi numerosi insediamenti, devastando un’area di oltre 6.200km².

La storia di Peshtigo è poco conosciuta, tuttavia, poiché è avvenuta durante la stessa notte del Great Chicago Fire, un disastro che mise nell’ombra ciò che era successo a Peshtigo. Infatti, in un periodo di 48 ore a partire dall’8 ottobre, una serie di incendi colpì Illinois, Wisconsin e Michigan: complessivamente, rimangono tra i peggiori disastri della storia americana.

Credit: NOAA

A Peshtigo, dopo l’incendio, era come se non fosse mai esistita una città, tutto era andato distrutto, ad eccezione di un tabernacolo e di una Bibbia. Il libro sacro era annerito dalle fiamme e pietrificato dal calore intenso, ma fu trovato intatto e aperto al salmo 106 e 107. “Rendete grazie al Signore perché è buono, perché il suo amore è per sempre”: inizia così il salmo, che sembrava contraddire la tragedia che si era sviluppata quella notte in Wisconsin. Dopo il terribile incendio, è stato aperto il Peshtigo Fire Museum, che conserva alcuni dei pochi oggetti che sono sopravvissuti al disastro, come la Bibbia annerita, un tabernacolo trovato in un fiume e piatti rotti.

Per settimane, il fumo degli incendi ad ovest aveva creato un velo grigio nell’atmosfera. Solo due settimane prima dell’inferno di Peshtigo, un altro incendio aveva circondato la città ma fu estinto prima che potesse provocare danni seri. I residenti erano consapevoli che incombeva una minaccia ma nessuno era preparato a quello che quella notte di ottobre avrebbe portato. Gli incendi iniziarono a nord della città di Green Bay e si diffusero verso nord-est. “All’improvviso, notarono che il cielo non era più grigio. Era arancione e rosso. Sapevano che stava per arrivare qualcosa. Poi si alzò il vento e sentirono un rumore orribile come un treno in arrivo”, racconta Sally Kahl, curatrice del Peshtigo Fire Museum.

Quando l’incendio raggiunse la città, i residenti ebbero solo un posto in cui rifugiarsi, il fiume Peshtigo. Ad ottobre, la temperatura dell’acqua del fiume Peshtigo è di circa 10-15°C. In acque con una simile temperatura, bastano 10-15 minuti affinché l’uomo perda l’abilità di utilizzare le mani. “L’incendio spezzò le cime degli alberi, che quasi esplodevano. In circa un’ora, Peshtigo non esisteva più. Non era rimasto nulla”, racconta Kahl.

Piatti rotti, tra i pochi resti dell’incendio di Peshtigo

Il Reverendo Peter Pernin, scrisse una testimonianza diretta di cosa significò vivere e sopravvivere a quella notte di terrore: “L’aria non si poteva più respirare, piena com’era di sabbia, polvere, ceneri, scintille, fumo e fuoco. Era quasi impossibile tenere gli occhi aperti, per distinguere la strada o per riconoscere le persone, nonostante la strada fosse affollata di pedoni, ma anche di veicoli che si scontravano gli uni con gli altri nella fuga generale. Alcuni accorrevano al fiume, altri se ne allontanavano, mentre tutti lottavano nelle grinfie dell’uragano. Migliaia di rumori assordanti e discordanti si levarono insieme nell’aria. Il nitrire dei cavalli, la caduta dei comignoli, la caduta degli alberi sradicati, il ruggito e il fischio del vento, lo scoppiettare del fuoco come se corresse con la rapidità di un fulmine di casa in casa: c’erano tutti i suoni, tranne quello della voce umana. Le persone sembravano ammutolite dal terrore. Si urtavano tra di loro senza scambiare uno sguardo, una parola, un consiglio. Il silenzio della tomba regnava tra i vivi: solo la natura alzò la sua voce e parlò”.

Gli incendi furono un campanello d’allarme sulle pratiche di utilizzo della terra dell’epoca. Anche la costruzione delle ferrovie in espansione e l’utilizzo quotidiano del fuoco contribuirono alla causa degli incendi che si dimostrarono così distruttivi. Ma anche il meteo nei mesi che portarono al disastro rappresentò un fattore chiave nel creare le condizioni pericolose che hanno favorito la tragedia. Un lungo periodo di siccità, forti venti e alte temperature crearono il carburante per le fiamme, ossia erba, foglie e alberi secchi. L’incendio si espanse esponenzialmente quando una potente tempesta sulle Pianure portò forti e caldi venti sudoccidentali fino a 80km/h. La tempesta non era accompagnata da molta pioggia e i forti venti alimentarono le fiamme, che bruciarono tutto ciò che incontravano. Questi venti portarono anche aria molto calda e secca sull’area, fornendo le condizioni ideali anche per la diffusione di incendi preesistenti.

Quando finalmente gli incendi smisero di bruciare quell’anno, furono inceneriti 1,5 milioni di acri di foresta e furono devastate decine di comunità rurali, una catastrofe di proporzioni bibliche che lasciò una Bibbia pietrificata, che mostrava un passaggio che parlava della punizione di un incendio. “Divennero gelosi di Mosè negli accampamenti, e di Aronne, il consacrato del Signore. Allora si aprì la terra e inghiottì Datan e seppellì l’assemblea di Abiron. Divampò il fuoco nella loro fazione e la fiamma divorò i ribelli”, si legge nel salmo 107, che racconta la storia della fede svanita di un popolo in Dio.

Se questo passaggio immortalato dal terribile incendio significhi qualcosa o se non ci sia niente di più di un’interessante coincidenza non è dato saperlo. Ma quel che è certo è che ciò che quella gente ha sofferto quella notte riecheggia ancora oggi nel museo di Peshtigo. “Riceviamo persone da così tanti Paesi e stati che non riescono a credere che sia successo qualcosa del genere”, dice Kahl dei visitatori del museo che rimangono spesso inorriditi nel sentire la storia di Peshtigo. “Il Chicago Fire ci ha messo in secondo piano, ma quando perdi 800 persone in un’ora, è molta vita che se ne va”. Il numero totale delle vittime dell’incendio, considerato il più mortale della storia registrata negli USA, è stimato tra 1.500 e 2.500.

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