Circola da qualche ora la bozza del piano pandemico 2021-2021 del Ministero della Salute. Tanti gli argomenti trattati, tra cui anche i problemi etici dell’emergenza sanitaria. In caso di pandemia, “quando la scarsità rende le risorse insufficienti rispetto alle necessità, i principi di etica possono consentire di allocare risorse scarse in modo da fornire trattamenti necessari preferenzialmente a quei pazienti che hanno maggiori possibilità di trarne benefici. Un quadro di etica è tra le fondamenta delle politiche di sanità pubblica: i principi di etica sono alla base della visione e della pianificazione. Tale quadro deve essere caratterizzato da equità, trasparenza, coerenza. Deve, inoltre, stabilire le priorità e le responsabilità. Una pianificazione eticamente e clinicamente corretta deve mirare a garantire risorse e protezioni giuste ed eque, con particolare attenzione ai gruppi vulnerabili. Tuttavia, durante situazioni di crisi, i valori etici fondamentali consentono alcune azioni che non sarebbero accettabili in circostanze ordinarie. Ciò non significa, però, modificare i principi di riferimento: occorre, invece, bilanciarli in modo diverso. In condizioni di crisi cambiano le situazioni, non gli standard di etica“, si legge nella bozza.
“Per esempio, lo squilibrio tra necessità e risorse disponibili può rendere necessario adottare criteri per il triage nell’accesso alle terapie. Gli operatori sanitari sono sempre obbligati, anche durante la crisi, a fornire le cure migliori, più appropriate, ragionevolmente possibili“. Non è consentito “agire violando gli standard dell’etica e della deontologia, ma può essere necessario, per esempio, privilegiare il principio di beneficialità rispetto all’autonomia, cui si attribuisce particolare importanza nella medicina clinica in condizioni ordinarie. Condizione necessaria affinché il diverso bilanciamento tra i valori nelle varie circostanze sia eticamente accettabile è mantenere la centralità della persona. In generale: la solidarietà deve ispirare ogni decisione; gli interventi devono essere sempre basati sull’evidenza e proporzionati; le restrizioni e l’intrusione nella vita delle persone dovrebbero essere le minori possibili in relazione al raggiungimento dell’obiettivo perseguito; le persone devono essere sempre trattate con rispetto“, continua il documento di 140 pagine.
“Disporre e mantenere una riserva nazionale/regionale di farmaci antivirali durante la fase inter-pandemica, definendo le modalità di accesso alle riserve. La riserva nazionale di farmaci antivirali è localizzata in un magazzino di proprietà del ministero della Salute” e “gestita direttamente” dal dicastero. “Tale gestione prevede, oltre all’acquisto, allo stoccaggio e all’idoneo smaltimento dei farmaci, anche le relazioni con l’azienda produttrice al fine del controllo della validità del principio attivo e la realizzazione delle procedure di rivalutazione delle scadenze in base a tale processo. In caso di utilizzo del farmaco, il ministero della Salute si avvale, tramite una convenzione in essere per la trasformazione in capsule e il confezionamento, della collaborazione dello Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze. Tali attività sono regolate da una pianificazione interna già esistente che non è quindi duplicata nel piano“, precisa ancora la bozza.
“Nell’ambito delle attività essenziali previste dal piano, si evidenzia l’aggiornamento entro il 2022 della stima di fabbisogno di farmaci antivirali per il trattamento e la profilassi durante una pandemia. Questi dati verranno comunicati dalla Dg Prevenzione” del ministero della Salute “con documento tecnico al fine di programmare eventuali acquisti durante il periodo di validità del piano pandemico influenzale. Il monitoraggio delle scorte regionali di farmaci antivirali è rimandato per competenza alle autorità regionali“. Nella bozza si raccomanda inoltre di “monitorare l’efficacia degli antivirali sulla durata/severità dei sintomi”, di “monitorare eventi avversi e l’emergenza di farmaco-resistenza sull’influenza stagionale”, e di “individuare centri clinici per la somministrazione di farmaci ad uso sperimentale/compassionevole“.
Dopo la diffusione della bozza del documento, è intervenuto il Ministero della Salute precisando che si tratta “solo di una bozza informale condivisa con i soggetti interessati e destinata a raccogliere indicazioni e modifiche“.