Questa mattina, la Repubblica ha lanciato una clamorosa bomba che riguarda le Olimpiadi di Tokyo. Nel caso in cui i Giochi si disputeranno, il prossimo luglio, l’Italia rischia di restarne fuori. “Il Comitato Olimpico internazionale ha pronto il documento di sospensione del Coni: un atto che per l’Italia non ha precedenti e che impedirebbe agli atleti azzurri di gareggiare alle Olimpiadi di Tokyo al via il 23 luglio sotto la bandiera del nostro paese“, si legge sul giornale. Sembra che la decisione sia stata presa, ma l’annuncio sarà dato solo mercoledì pomeriggio. L’Italia rischia quindi grosso e gli atleti potrebbero gareggiare nella rassegna a cinque cerchi solo come atleti indipendenti, come accaduto già ai russi dopo gli scandali doping. Ma non finisce qui, la sospensione del Coni potrebbe avere conseguenze anche sui Giochi Invernali 2026 che l’Italia ospiterà a Milano-Cortina: il Cio bloccherebbe i finanziamenti.
Il Coni ha perso la sua autonomia, più di due anni fa, quando durante il Governo Lega-M5s si è creato un vuoto in materia che la riforma Spadafora non ha colmato, e non può dunque “rispondere in pieno del suo ruolo di Comitato olimpico e di operare in accordo con la Carta Olimpica“. Così il Cio, dopo aver inviato diverse lettere al Premier Conte, sembra essere pronto al sospendere il comitato olimpico nazionale italiano. “Al Coni non è consentito di rispondere in pieno del suo ruolo di Comitato olimpico e di operare in accordo con la Carta Olimpica”, si leggeva in una delle lettere partite da Losanna, che chiedeva un intervento urgente “nell’interesse dello sport italiano”. Una seconda lettera, pochi mesi dopo, ricordava le questioni “ancora pendenti”. La soluzione potrebbe risolversi con una convocazione del Consiglio dei ministri da parte del Premier Conte per risolvere la questione dell’autonomia del Coni. Il decreto esiste già, ma è fermo, forse anche dimenticato, bloccato da ostruzioni politiche. Inutili i tentativi dell’ufficio sport per portare il decreto in approvazione. Se il decreto venisse approvato prima dei Giochi il Cio potrebbe ritirare la sospensione.
Le parole del presidente della Fip Giovanni Petrucci
“Non credo il Cio abbia preso una decisione ma e’ veramente grave. O non c’e’ la volonta’ o non c’e’ l’autorita’, o non si e’ capita la gravita’ della situazione. Mai si e’ arrivati a un punto tale, come Coni siamo nel G1 e e come risultati nel G6: non possiamo essere umiliati perche’ non ancora c’e’ la piena autonomia dello sport italiano. Si e’ fatta tanta ironia sui presidenti federali, che poi sono sempre stati confermati. Sono dei misteri: per cambiare lo sport bisogna conoscerlo, lo stato ha il diritto-dovere di intervenire ma negli ultimi anni abbiamo avuto cinque riforme. Negli interventi del Parlamento non e’ mai uscita la parola sport: sono segnali allarmanti, e’ vero che siamo in una pandemia devastante ma non c’e’ la cultura dello sport“. ha dichiarato Giovanni Petrucci ai microfoni di “Radio Anch’io Sport” su Rai RadioUno.
“Non credo si arrivi a tanto, se c’e’ un minimo di buona volonta’ a fare un decreto legge, su una cosa semplicissima, non ci vuole nulla. E poi, Malago’ sara’ confermato tra qualche mese, lo sport italiano continua a ottenere risultati straordinari e tra poche settimane c’e’ Cortina (i Mondiali di sci, ndr): siamo sconfortati ma nonostante tutto resto ottimista. Per me si fara’ un Consiglio dei Ministri tra oggi e domani, non possiamo avere quest’onta in giro per il mondo. Malago’ e’ un membro del Cio, non e’ un passante“, ha aggiunto l’ex presidente del Coni. “Mi auguro ci siano, ma pure questa certezza che ci saranno… In Italia fui il primo che l’anno scorso dissi che sarebbe stato difficile disputare le Olimpiadi. Un punto interrogativo c’e’: anche se il Cio da’ garanzie, una minima incertezza c’e’. In Gran Bretagna le scuole resteranno chiuse fino a Pasqua: la paura c’e’, pero’ il Cio e’ una grande organizzazione. E poi, pensiamo agli atleti, soprattuto a quelli meno popolari: se i Giochi si dovessero annullare, per loro sarebbe un colpo mortale“, ha concluso.