Irregolarità intestinale, digestione lenta e aumento di peso: attenzione, tutto ciò indebolisce di fronte ai virus

Se i virus ci trovano indifesi di fronte ai loro attacchi rischiamo conseguenze serie: i fattori di rischio sono numerosi e l'aumento di peso è uno di questi
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Il lockdown che ha interessato l’Italia da marzo a maggio dello scorso anno ci ha costretti in casa, portando dietro conseguenze quasi inevitabili, prima fra tutte l’aumento di peso. Ma non solo. Anche dopo la riapertura, le restrizioni hanno limitato attività fisica e spostamenti.  E tutto questo ha avuto serie conseguenze sulla forma fisica. Come spiega il dott. Vincenzo Liguori, biologo nutrizionista, sul proprio sito web, il poco movimento fa prendere peso e causa picchi glicemici; l’intero organismo ne risente, intestino in primis, con conseguenti problemi sulla regolarità intestinale; la digestione rallenta e fa fatica a fare il proprio lavoro.

Un recente studio italiano ha identificato le variabili psicologiche e psicosociali che potrebbero predire l’aumento di peso durante il blocco per COVID-19 in pazienti affetti da sovrappeso/obesità con e senza diagnosi psichiatrica, scrive Liguori.

Come spiega il sito web DS Medica, tra il 25 aprile e il 10 maggio 2020 è stato somministrato un sondaggio online per indagare i cambiamenti delle abitudini alimentari dei partecipanti durante il periodo di chiusura del Paese. Sono stati reclutati 110 partecipanti: 63 pazienti senza diagnosi psichiatrica; 47 pazienti con diagnosi psichiatrica. L’aumento di peso durante il lockdown è stato segnalato da 31 dei partecipanti affetti da sovrappeso/obesità senza diagnosi psichiatrica e da 31 pazienti con diagnosi psichiatrica. L’aumento di peso, in base a quanto emerso, è stato causato soprattutto da stress e depressione per i pazienti senza diagnosi psichiatrica e da comportamenti di alimentazione incontrollata per i pazienti con diagnosi psichiatrica. A soffrire di ansia, depressione e ad aumentare di peso durante il lockdown sono state soprattutto le donne. Allo stesso tempo si sono verificati seri cambiamenti nello stile di vita, aumento di peso, aumento del tempo passato in casa con i bambini in DaD, aumento della violenza familiare e aumento del tempo assegnato per la cura dei membri della famiglia (aumento medio di 5 ore al giorno).

La maggior parte degli intervistati ha riferito che il loro disturbo alimentare è peggiorato o riemerso. L’isolamento, il cattivo umore, l’ansia, la mancanza di frequentare una struttura, l’interruzione delle routine e i messaggi dei media / social media sul peso e sull’esercizio fisico sembrano aver contribuire a tutto ciò, inasprendo maggiormente i comportamenti scorretti.

Una situazione drammatica – spiega il nutrizionista -, se pensiamo come il virus si sia dimostrato più aggressivo nelle persone in sovrappeso/obese, come sugli anziani e gli immuno-compromessi. L’obesità marcata cambia il corpo alterando il metabolismo, ma anche la risposta infiammatoria, la sorveglianza immunitaria e la reattività (inclusa una risposta meno robusta ai vaccini). Conseguenza: si prende peso e si aumentano le possibilità che in caso di infezione da Covid le reazioni siano più aggressive.

Allo stesso tempo si è notato che nei pazienti che hanno perso peso, e che poi si sono infettati, il COVID-19 ha presentato sintomi lievi. La conclusione: è necessario incoraggiare tutti a cambiare il proprio stile di vita, affinché diventi più sostenibile e permetta di ridurre il peso, migliorando di conseguenza la forma fisica, conclude Liguori nel suo articolo.

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