Riapre la scuola in Calabria, il Tar boccia l’ordinanza regionale, Spirlì: “Ci opporremo”. E intanto le famiglie sono sempre più confuse

Come prevista il Tar ha bocciato la decisione di Spirlì di prolungare la chiusura delle scuole: era già accaduto negli scorsi mesi
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Il Tar manda i più piccoli a scuola e lascia a casa gli studenti delle superiori. Ci opporremo! Per noi, tutti a casa, in sicurezza e in Dad“. Così il presidente facente funzioni della Regione Calabria Nino Spirlí ha commentato la decisione del Tar della Calabria che ha bocciato la sua ordinanza con la quale ha deciso di prolungare la chiusura delle scuole superiori fino al 31 gennaio, e di elementari e medie fino al 15 gennaio.

Il Tribunale amministrativo regionale della Calabria ha dunque sospeso l’efficacia dell’ordinanza. Il ricorso era stato presentato da alcuni genitori di Paola, rappresentati dall’avvocato Paolo Perrone, evidenziando che mancavano i presupposti per la chiusura della scuola primaria e secondaria di primo grado. Le tesi sono state accolte parzialmente da Tar che ha fissato la camera di consiglio per il 10 febbraio, riaprendo comunque le scuole sin da domani laddove previste le lezioni, oppure dalla giornata di lunedi’.

Secondo i giudici amministrativi del Tar di Catanzaro (presidente Giancarlo Pennetti), “il Governo, sul presupposto della sussistenza dei requisiti di necessita’ ed urgenza e di una valutazione attuale del rischio sanitario a livello nazionale, oltre a disciplinare l’attivita’ didattica delle istituzioni scolastiche secondarie di secondo grado, garantisce il funzionamento della didattica in presenza per la scuola dell’infanzia, la primaria e per il primo anno della scuola media con la conseguenza che a fortiori in uno scenario quale quello attuale, giudicato nell’atto impugnato, tali istituzioni scolastiche comprese le classi di seconda e terza media possono effettuare didattica in presenza”. I giudici hanno anche evidenziato che “non vede la scuola come luogo al cui interno esista un forte rischio di contagio“, mentre nell’ordinanza regionale “sembra mancare non solo una valutazione orientata ad una selezione di porzioni di territorio regionale piu’ interessate dall’incremento dei contagi anziche’ ad una chiusura uniforme della didattica in presenza, ma neppure sembra tenersi conto del fatto che le problematiche legate al trasporto scolastico, per le fasce di eta’ riferite alle istituzioni scolastiche diverse dalle superiori, appaiono di minore entita’ e maggiormente gestibili rispetto a quelle della popolazione studentesca di eta’ compresa fra i 14 e i 18 anni di eta’“. Motivi che porteranno, dunque, alla riapertura delle scuole primarie e secondarie di primo grado, mentre rimane la didattica a distanza per le scuole superiori.

La bocciatura dell’ordinanza da parte del Tar non coglie certo di sorpresa: era accaduto già nel mese di novembre, sempre in Calabria, e dunque era logico e fisiologico che accadesse di nuovo ora, viste le decisioni prese a livello nazionale. Allo stato attuale restano valide solo le ordinanze comunali dovute a seri aumenti di contagi fra la popolazione. Le Regioni che arbitrariamente decidono di chiudere le scuole, senza che a fronte vi siano motivi validi come appunto un alto numero di positivi sul territorio regionale, devono aspettarsi ricorsi da parte dei genitori che, fermo restando il diritto alla salute, pretendono anche un adeguato diritto all’istruzione. Diritto che con la DaD viene a mancare, visto che è stato un vero fallimento in tutta Italia, soprattutto per elementari e medie. Il nostro Paese non era pronto, non era abbastanza digitalizzato e i risultati sono sotto gli occhi di tutti.

Ad ogni modo, avendo Spirlì deciso di opporsi, non si sa cosa accadrà da qui a lunedì, giorno in cui si dovrebbe rientrare in classe. E le famiglie, già piegate dalla pandemia, sono sempre più confuse.

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