Rocco Siffredi a cuore aperto, dalla morte del fratello Claudio alla ‘vocazione’ per i film a luci rosse: “ecco quando ho capito che avrei fatto l’attore”

Rocco Siffredi a 360 gradi: dalla 'vocazione' per i film a luci rosse alla morte del fratello Claudio appena 12enne. Le rivelazioni del pornodivo
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Rocco Siffredi, attore porno apprezzatissimo in tutto il mondo, si è raccontato in una lunga intervista al Corriere della Sera, svelando diversi dettagli della sua difficile infanzia e come sia cambiato negli anni. La pornostar italiana ha svelato come si è avvicinato nel mondo porno, aprendo una parentesi sulla morte del fratello a soli 12 anni e degli acciacchi fisici che si è procurato con un incidente in moto da giovane: “Da ragazzino, dall’età della masturbazione, sono stato letteralmente folgorato dai giornalini per adulti e ho subito capito che avrei fatto l’attore a luci rosse: c’era solo il come sarà e dove sarà, ma ero sicuro. Nel nostro palazzo di Ortona c’era gente che criticava mia madre: ma come fai a sopportare una cosa del genere? Rispondeva: senti, io gliel’ho fatto così… e ci fa quel che vuole. Vedeva che quando tornavo a casa ero sempre lo stesso, e il resto non contava. Aveva già sofferto tanto e io non le avrei mai dato altri dispiaceri”, ha dichiarato Siffredi.

Non manca una parentesi dolorosa per il pornodivo: “Claudio era epilettico e morì soffocato nel sonno per una crisi. Ero all’ultimo anno dell’asilo, quando un giorno vengo prelevato da una signora che non conosco, mi porta a casa e sento gridare… Era mia madre. Mi ricordo mio padre che arriva con la Vespetta e il cappellino da cantoniere, guarda in alto verso il balcone con uno sguardo che non potrò dimenticare: aveva capito subito. Dall’età di sei anni ho vissuto con una mamma impazzita dal dolore. Quando mi rompeva la roba addosso, pensavo che da qualche parte quel dolore doveva pur sfogarlo. L’ho sempre capita, fino a quando se n’è andata per una cirrosi epatica dovuta a un’epatite non curata durante la guerra. Mi ricordo che la abbracciavo e lei mi mordeva il collo e mi graffiava perché non mi riconosceva più…”.

“Mi sono ritrovato con mille problemi fisici già a vent’anni, quando in moto ho fatto un brutto incidente, mi sono frantumato tutto, dovevo morire… La macchina mi ha tritato le braccia, ho dovuto mettere delle protesi alle spalle, mi sono operato più volte… Ho avuto tantissimi anni di sofferenza fisica di giorno e di notte… E mia moglie si lamenta. Dice sempre: ogni donna vorrebbe avere Siffredi a letto, ma lui dà tutto se stesso sul set e i suoi dolori me li prendo io. È la pura verità. Sul set passava tutto, il p0rno è stato il mio antidolorifico naturale”, ha aggiunto Siffredi.

Il porno divo ha parlato poi delle sue performance e del suo addio: “Tanti mi chiedono ma come fai ancora a fare queste performance. La verità è che non vorrei mai arrivare a dire che non ce la faccio più. D’altra parte da qualche anno mi guardo allo specchio e mi dico: ma che ci fai tu con le ventenni. Non mi sento più a mio agio davanti al corpo di una ragazza. Lascerò ma il sesso non mi abbandonerà mai, dirigerò le mie energie su una sola donna, mia moglie, e sarà molto bello. Lo auguro a tutti i mariti che cornificano le mogli. Il sesso resta ancora la cosa più bella, è forse l’80% di tutto quel che mi piace nella vita. Adoro la pasta in bianco olio e parmigiano, mangerei quella tutti i giorni. Se mi vuoi mettere in crisi, fammi la carbonara. Non sono mai stato dipendente da altro che dal sesso: niente droga, niente alcol”.

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