Ecco i dati emersi dalla bozza del monitoraggio settimanale del Ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità sull’andamento dell’epidemia di SARS-CoV-2. Questa settimana si osserva un peggioramento generale della situazione epidemiologica nel Paese. L’incidenza a 14 giorni torna a crescere dopo alcune settimane di decrescita, aumenta anche l’impatto della pandemia sui servizi assistenziali e questo si traduce in un aumento generale del rischio. L’epidemia – si legge nel report – si trova in una fase delicata che sembra preludere ad un nuovo rapido aumento nel numero di casi nelle prossime settimane, qualora non venissero definite ed implementate rigorosamente misure di mitigazione piu’ stringenti. Questo avverrebbe in un contesto di elevata incidenza con una pressione assistenziale ancora elevata ed in crescita in molte Regioni.
Dopo diverse settimane di diminuzione si osserva nuovamente “un aumento dell’incidenza a livello nazionale negli ultimi 14 gg (313,28 per 100.000 abitanti (21/12/2020-03/01/2021) vs 305,47 per 100.000 abitanti (14/12/2020 – 27/12/2020)). Si evidenzia, in particolare, il persistente valore elevato di questo indicatore nella Regione del Veneto (927,36 per 100.000 abitanti negli ultimi 14 gg)”. L’incidenza su tutto il territorio, si legge nel report, “e’ ancora lontana da livelli che permetterebbero il completo ripristino sull’intero territorio nazionale dell’identificazione dei casi e tracciamento dei loro contatti. Il servizio sanitario ha mostrato i primi segni di criticita’ quando il valore a livello nazionale ha superato i 50 casi per 100.000 in sette giorni e una criticita’ di tenuta dei servizi con incidenze elevate”. Si osserva quindi “un aumento complessivo del rischio di una epidemia non controllata e non gestibile dovuto ad un aumento diffuso della probabilita’ di trasmissione di SARS-CoV-2 sul territorio nazionale in un contesto in cui l’impatto sui servizi assistenziali e’ ancora alto nella maggior parte delle Regioni”.
12 Regioni a rischio alto
Nel periodo 15-28 dicembre 2020, l’indice di trasmissibilita’ Rt medio calcolato sui casi sintomatici e’ stato pari a 1,03 (range 0,98 – 1,13), in aumento da quattro settimane e per la prima volta, dopo sei settimane, sopra uno. Sono 12 le Regioni classificate a rischio alto, e dove potrebbero essere applicate misure piu’ restrittive. La scorsa settimana non ce n’era nemmeno una. “Complessivamente – si legge nel report – questo porta alla classificazione di 12 Regioni/PPAA a rischio alto questa settimana (vs nessuna la settimana precedente), 8 a rischio moderato (di cui due ad alto rischio di progressione a rischio alto nelle prossime settimane) e solo una Regione (Toscana) a rischio basso. Tre Regioni/PPAA (Calabria, Emilia-Romagna e Lombardia) hanno un Rt puntuale maggiore di 1 anche nel valore inferiore, compatibile quindi con uno scenario di tipo 2, altre 6 (Liguria, Molise, Sardegna, Sicilia, Umbria, V. d’Aosta) lo superano nel valore medio, e altre quattro lo raggiungono (Puglia) o lo sfiorano (Lazio, Piemonte e Veneto)”.
Terapie intensive sopra la soglia critica
Sono 13 le Regioni che hanno un tasso di occupazione in terapia intensiva e/o aree mediche sopra la soglia critica (erano 10 la settimana precedente), e il tasso di occupazione in terapia intensiva a livello nazionale torna a essere sopra la soglia critica (30%). “Complessivamente – si legge nel report – il numero di persone ricoverate in terapia intensiva e’ in lieve aumento da 2.565 (28/12/2020) a 2.579 (04/01/2021); il numero di persone ricoverate in aree mediche e’ invece lievemente diminuito passando da 23.932 (28/12/2020) a 23.317 (04/01/2021). Tale tendenza a livello nazionale sottende forti variazioni inter-regionali”. Tutte le Regioni tranne una (Valle d’Aosta) riportano un’allerta di resilienza. “Questo e’ dovuto principalmente a un aumento nei tassi di positivita’ che potrebbe riflettere il minor numero di test realizzati nel periodo festivo. Nessuna Regione riporta molteplici allerte”.
Inoltre, rileva il rapporto, “si osserva di nuovo un aumento nel numero di casi non riconducibili a catene di trasmissione note (40.487 vs 31.825 la settimana precedente) nonostante la percentuale dei casi rilevati attraverso attivita’ di tracciamento dei contatti aumenti lievemente (26,8% vs 26,0% la settimana precedente). Si osserva, anche, un lieve aumento nella percentuale di casi rilevati attraverso la comparsa dei sintomi (32,8 % vs 32,4% la settimana precedente). Infine, il 28,8% dei casi e’ stato rilevato attraverso attivita’ di screening e nell’11,6% non e’ stata riportata la ragione dell’accertamento diagnostico”.