SARS-CoV-2, il coordinatore del CTS: “I prossimi ad essere vaccinati dovrebbero essere insegnanti e operatori della scuola”

"Gli operatori della scuola vanno considerati una categoria con attenzione prioritaria," ha affermato Agostino Miozzo, coordinatore del CTS
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Qualche settimana fa, in Parlamento, il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha presentato un piano di priorita’ per le persone che dovranno essere vaccinate: operatori sanitari, ospiti delle Rsa, gli ultra 80enni, che sono la stragrande maggioranza delle persone che perdono la vita a causa del virus. Se mettiamo in sicurezza tutte queste categorie subito, riduciamo, e di molto, sia i decessi che i ricoveri. Dopo queste prime priorita’, e se ne sta discutendo in questi giorni, ne ho parlato anche con il commissario Arcuri, bisognerebbe procedere anche con gli insegnanti e gli operatori della scuola“: queste le parole di Agostino Miozzo, coordinatore del Comitato tecnico scientifico, all’agenzia Dire.

Gli operatori della scuola vanno considerati una categoria con attenzione prioritaria– ha affermato Miozzo- Nel mondo della scuola gli over 60 sono un numero importante, una fascia gia’ a rischio ed inoltre il personale della scuola non docente ha comunque maggiore esposizione rispetto ad un funzionario che ha modo di chiudersi nel suo ufficio. Il personale non docente ha infatti un livello di esposizione alto, molto di piu’ di un operatore che lavora in un ufficio della pubblica amministrazione. Immaginare che questa categoria di persone, personale docente e non, abbiano priorita’ di vaccino significhera’ dar loro un segnale di maggiore serenita’. Anche perche’ c’e’ stata una narrazione che vede nello studente l’untore, il pericolo. I focolai nella scuola ci sono stati ma in numero contenuto, mettere pero’ gli operatori della scuola nelle condizioni di lavorare con piu’ sicurezza e’ importante per tutti noi“.

“Falliamo se non consideriamo la scuola fondamentale come l’economia”

Provocatoriamente ho immaginato di suggerire, qualche tempo fa, al Presidente del Consiglio di invocare l’articolo 120 della Costituzione, ovvero il potere sostitutivo in luogo delle Regioni ove queste non siano in grado di garantire quanto costituzionalmente previsto, come sulla sanita’, l’istruzione… E’ una strada poco percorribile ma credo ci debbano essere degli strumenti, dei metodi per risolvere la difformita’ per cui ogni Regione va per conto proprio,” ha spiegato Agostino Miozzo, medico e coordinatore del Comitato tecnico-scientifico, all’agenzia Dire. “I governatori di Regione dovrebbero riflettere sull’incongruenza che oggi abbiamo. In questi giorni diversi presidenti regionali avevano raggiunto un accordo sui tavoli provinciali per definire i criteri di ripristino delle condizioni di sicurezza per gli studenti liceali. Poi ai primi giorni del nuovo anno sono iniziate le voci discordanti: chi ha proposto di iniziare a meta’ mese, chi il 7 gennaio, chi addirittura ha proposto di far decidere ai ragazzi se fare la dad o la lezione in presenza. Per me tutto questo e’ incomprensibile. Dobbiamo individuare dei punti condivisi, una volta per tutte, al di sopra dei quali nessuno andra’ a scuola e viceversa. Se non mando i ragazzi a scuola e lascio i centri commerciali aperti c’e’ qualcosa che non va. Anche la scuola, come il commercio e le attivita’ produttive, e’ fondamentale. La priorita’ che stiamo dando all’economia e’ importante ma se non ci rendiamo conto che la scuola cosi’ diventa una Cenerentola allora stiamo fallendo“.

Una zona verde come segno di ritorno alla normalità

Inserire una zona verde, in questa Italia colorata, e’ una premessa per ripristinare un segno di ritorno alla normalita’“: lo ha affermato il coordinatore del Comitato tecnico scientifico all’agenzia Dire. “Ad oggi non abbiamo questa casella, verde o bianca che possa essere, perche’ non e’ compatibile con lo scenario epidemiologico attuale– ha spiegato Miozzo- ma dobbiamo cercare di vedere il bicchiere mezzo pieno e avere un briciolo di ottimismo, prefigurare che questa casella tornera’, facendo in modo che sia il prima possibile. Potrebbe indicare che ha un’incidenza del contagio di 50 abitanti per 100mila abitanti, che e’ un Rt quasi a zero, come e’ stato durante la scorsa estate. Questo ci consentirebbe di valutare di riaprire i cinema, i teatri, le piscine. Certo, dovremmo ancora tenere le mascherine ma avremmo davanti un graduale ritorno alla normalita’. O ancora una zona verde ad indicare che gli ospiti di una Rsa e’ protetta dal vaccino, o ad indicare che un ospedale e’ tornato a fare il proprio lavoro e non solo curare il Covid. Tutto quello che riguarda la prevenzione e’ stato accantonato“.

Lavoro corale con i colleghi Cts, sforzo collettivo

Non mi sono trovato nella condizione, in questi mesi, di dover prendere una decisione da solo. Sono sempre stato insieme ad oltre venti colleghi, con cui mi sono confrontato, abbiamo anche litigato ferocemente ma con i quali abbiamo sempre trovato un punto di accordo, che rifletteva non i nostri estremi ma una sintesi collettiva,” ha precisato Agostino Miozzo all’agenzia Dire. “Cio’ che mi rende felice, del lavoro che abbiamo fatto– ha concluso Miozzo- e’ che abbiamo sempre seguito con molta attenzione quello che stava succedendo, senza avere la certezza di avere la conoscenza in tasca. Altri sostenevano una certa disinvoltura, mostravano conoscenze che noi non avevamo e credo che abbiamo fatto bene a restare consapevoli delle nostre informazioni per poterne cercare e verificare di altre. Quando scoprimmo che il droplet era il veicolo del contagio del virus, non avevamo ancora le mascherine per tutta la popolazione e dovemmo inventare la soluzione delle mascherine di comunita’. Non ne eravamo contenti, perche’ sapevamo che ancora non avevamo gli strumenti di protezione adeguati, ma sapevamo che era la migliore soluzione a fronte delle nostre conoscenze. Oggi sappiamo guardare alla luce in fondo al tunnel con maggiore consapevolezza proprio per la non conoscenza del virus che ci siamo trovati a fronteggiare e le soluzioni che abbiamo via via individuato“.

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