Il microbiologo e professore a Padova Andrea Crisanti ha fatto chiarezza sulla mutazione inglese, precisando che “la storia del Veneto investito dalla variante inglese del virus non è confermata, dubito che possa essere quella la causa del disastro“.
In un colloquio con Repubblica, l’esperto ha spiegato: “Ho visto il documento dell’Istituto zooprofilattico, datato 24 dicembre. Primo: la variante inglese non è stata veramente trovata. Secondo: per dire che una variante genetica del virus sta provocando un’incidenza così alta e quel numero di malati devi dimostrare che è maggioritaria rispetto alle altre. I casi studiati nel report sono pochi per fare questa deduzione. È come se in Sicilia trovi un ragazzo biondo e ne deduci che tutti i siciliani sono biondi“. “La variante inglese si distingue per 24 mutazioni del genoma rispetto al ceppo di Wuhan. L’Istituto zooprofilattico ha sequenziato il genoma rilevato su 26 tamponi – ha proseguito Crisanti – e in nessun caso ce n’è uno uguale al 100 per 100 a quello inglese. Alcuni pezzetti corrispondono, ma non nella loro interezza. Hanno trovato mutazioni simili, ma non uguali“. “Tra le cause metto il fatto che hanno usato tamponi rapidi per testare personale medico e delle Rsa. Tre volte su dieci danno un falso negativo – ha affermato Crisanti – Io li uso per fare screening sulla popolazione dell’Ogliastra, non su chi deve entrare in una Rsa o in un ospedale. Abbiamo sottoposto 35 mila sardi a test doppio con antigenici di ultima generazione, i più attendibili. È ben diverso. E poi il Veneto è rimasto sempre zona gialla“.