LignoSat, il primo satellite in legno, promette una rivoluzione: si va dalla riduzione dei detriti spaziali – generati dalla collisione in orbita dei materiali di alluminio di vecchie missioni dismesse – al taglio del peso dei satelliti.
L’azienda giapponese Sumitomo Forestry (società del Gruppo Sumitomo) e dell’Università di Kyoto, ha annunciato che LignoSat sarà progettato in Giappone e lanciato nel 2023.
Media INAF ne ha parlato con Alberto Buzzoni, astronomo all’Osservatorio di astrofisica e scienza dello spazio dell’Inaf di Bologna, esperto di tecnologie spaziali e rappresentante nazionale per l’Inaf in Ocis, l’organismo di interesse governativo che ha in carico l’attività di sorveglianza spaziale per il nostro paese: secondo l’esperto, “l’esplorazione di nuovi materiali per le applicazioni spaziali è una attività intensa e continua sin dall’inizio dell’era spaziale. Visti i grandi costi dello spazio, l’aspetto economico è certamente un argomento centrale in questa ricerca, ma altrettanto importante è anche la possibilità di avere a disposizione materiali che ottimizzino le prestazioni dei veicoli nello spazio extra-terrestre caratterizzato, come sappiamo, da assenza di pressione, escursioni estreme di temperatura e campi di radiazione ad alta energia potenzialmente letali“.
In un colloquio con Claudia Mignone, l’astronomo ha osservato che “l’utilizzo del legno in sostituzione dell’alluminio nelle strutture di assemblaggio dei (piccoli) satelliti Cubesat offre certamente un forte risparmio di peso, se consideriamo che il legno pesa circa sei-sette volte meno dell’alluminio. E come tutti sappiamo, il peso, nello spazio, è denaro“. “Un secondo vantaggio è che il legno è un isolante rispetto alle cariche elettriche della radiazione cosmica e questo è di aiuto per proteggere i microcircuiti a bordo del satellite dalle scariche elettrostatiche, spesso fatali (si pensi ad esempio alla Ram o alla Cpu dei computer)“.