Dimmi come cammini e ti dirò se avrai l’Alzheimer: la deambulazione è campanello d’allarme per la demenza senile

Identificati quattro modelli indipendenti: ritmo, andatura, variabilità e controllo posturale, che possono essere preludio di demenza senile
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Il modello di deambulazione è un buon indicatore per il declino cognitivo negli anziani. Lo spiegano in un articolo pubblicato sulla rivista Alzheimer’s & Dementia, dell’Alzheimer’s Association, gli scienziati del Lawson Health Research Institute e della Western University, che hanno esaminato il modo in cui le persone camminano per collegarlo alla diagnosi di diversi tipi di demenza. “Esistono prove di lunga data che dimostrano come i problemi cognitivi possano essere predittori di demenza – afferma Manuel Montero-Odasso, docente presso la Western University – abbiamo scoperto che anche la camminata può aiutare a diagnosticare diversi tipi di condizioni neurodegenerative”. L’equipe ha analizzato i modelli di deambulazione e la funzione cerebrale di 500 partecipanti attualmente iscritti a studi clinici, esaminando i disturbi dell’andatura attraverso lo spettro cognitivo, comprese condizioni come il deterioramento cognitivo lieve, il morbo di Alzheimer o la malattia di Parkinson e la demenza frontotemporale, e confrontandoli con la camminata di persone cognitivamente sane. “Abbiamo identificato quattro modelli indipendenti: ritmo, andatura, variabilità e controllo posturale – spiega Frederico Perruccini-Faria, collega e coautore di Montero-Odasso – un’elevata variabilità dell’andatura, che indica le fluttuazioni di tempo e distanza tra i passi, era associata a prestazioni cognitive inferiori e poteva identificare la malattia di Alzheimer con una precisione del 70 per cento“.

Lo scienziato spiega che questi risultati mostrano la relazione tra la variabilità dell’andatura e i processi cognitivi che avvengono nelle aree del cervello collegate al deterioramento cognitivo e al controllo motorio. “Abbiamo dimostrato – sostiene il ricercatore – che l’elevata variabilità dell’andatura come marker di questa disfunzione cognitivo-corticale può identificare in modo affidabile la malattia di Alzheimer rispetto ad altri disturbi neurodegenerativi. Quando si verifica una disfunzione cognitivo-corticale, infatti, la capacità della persona di svolgere più attività contemporaneamente viene influenzata, per cui diventa complicato, ad esempio, parlare mentre si cammina, o cucinare mentre si chiacchiera con la famiglia“. “La variabilità dell’andatura può essere paragonabile all’aritmia – conclude Montero-Odasso – nel prossimo futuro potrebbe essere valutata come test clinico, proprio come viene misurato il ritmo cardiaco con gli elettrocardiogrammi. La speranza è che, con i dovuti approfondimenti, la nostra ricerca possa aiutare a identificare precocemente disturbi neurodegenerativi“.

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