Le forze armate del Myanmar hanno arrestato la leader del Paese e premio Nobel Aung San Suu Kyi e altri esponenti del partito al governo: lo ha confermato il portavoce della National League for Democracy.
L’ex generale Myint Swe, uno dei due vicepresidenti, avrebbe assunto la carica di presidente ad interim, mentre l’esercito ha annunciato lo stato di emergenza della durata di un anno.
Il colpo di mano è arrivato al culmine di un’escalation di tensioni tra il governo e i militari, che aveva già suscitato timori di un colpo di stato dopo le elezioni legislative di novembre, voto che i militari avevano definito irregolare.
Il presidente Win Myint e altri leader sono stati “portati via” nelle prime ore del mattino e sarebbero detenuti a Naypyidaw, la capitale del Paese.
Il colpo di stato in Birmania ha portato anche alla chiusura di tutte le banche del Paese da oggi fino a nuovo ordine, e al contempo sono sospesi anche i servizi di prelievo automatici: lo ha annunciato l’associazione birmana degli istituti bancari.
Un presentatore di Myawaddy Tv, di proprietà militare, ha annunciato il fatto citando una sezione della costituzione militare che permette ai militari di prendere il controllo in tempi di emergenza nazionale: ha spiegato che le azioni militari sono in parte legate alle frodi elettorali che sarebbero state perpetrate in occasione delle ultime elezioni e all’incapacità di rinviare il voto a causa dell’emergenza Coronavirus.
Il colpo di Stato militare in Myanmar ha innescato una immediata e diffusa condanna internazionale.
Il segretario di Stato americano Anthony Blinken ha rilasciato una dichiarazione esprimendo “grave preoccupazione e allarme” per la situazione: “Invitiamo i leader militari birmani a rilasciare tutti i funzionari governativi e i leader della società civile e a rispettare la volontà del popolo birmano espressa nelle elezioni democratiche,” ha affermato.