Secondo un nuovo studio dell’Università di Basilea, la caffeina potrebbe alterare le strutture della materia grigia, ma niente paura: l’effetto sembra essere temporaneo.
“La caffeina è lo psicostimolante assunto più comunemente in tutto il mondo, e viene consumata principalmente sotto forma di caffè, tè, bevande energetiche e bibite varie“, hanno spiegato l’autore principale della ricerca, il professor Christian Cajochen del Centre for Chronobiology dell’Università di Basilea, e i suoi colleghi. “Sebbene la caffeina sia per lo più considerata come sostanza che non dà assuefazione, la dipendenza fisica e psicologica osservata consolida il suo consumo regolare attraverso gli effetti indotti dalla caffeina“. “Una maggiore prontezza dopo l’assunzione acuta di caffeina rispecchia una ridotta pressione omeostatica del sonno, che è evidente anche in una ridotta profondità del sonno,” hanno affermato i ricercatori. “Abbiamo ipotizzato che, attraverso gli impatti sull’omeostasi del sonno, l’assunzione giornaliera di caffeina possa alterare le strutture della materia grigia“.
I ricercatori hanno esaminato l’impatto dell’assunzione di caffeina per 10 giorni (3×150 mg/giorno) sui volumi di materia grigia e sul flusso sanguigno cerebrale, rispetto a un gruppo di controllo che ha assunto placebo per 10 giorni: lo studio ha coinvolto un gruppo di 20 consumatori abituali di caffeina (età media 26,4 anni, con assunzione giornaliera di caffeina auto-dichiarata di 474,1 mg/giorno). Alla fine di ogni periodo di 10 giorni, gli scienziati hanno esaminato il volume della materia grigia dei soggetti utilizzando la fMRI. Gli studiosi hanno anche valutato la qualità del sonno dei partecipanti in laboratorio, registrando l’attività elettrica del cervello (EEG).
Gli esperti hanno dunque scoperto che la profondità del sonno dei soggetti studiati era uguale, indipendentemente dal fatto che avessero assunto la caffeina o le capsule di placebo, ma hanno anche osservato, però, una differenza significativa nella materia grigia, a seconda che il soggetto avesse ricevuto caffeina o placebo: dopo 10 giorni di placebo, il volume della materia grigia era maggiore rispetto allo stesso periodo di tempo caratterizzato da assunzione di capsule di caffeina.
La differenza rilevata era particolarmente evidente nel lobo temporale mediale destro, compreso l’ippocampo, una regione del cervello essenziale per il consolidamento della memoria.
“I nostri risultati non significano necessariamente che il consumo di caffeina abbia un impatto negativo sul cervello, ma il consumo quotidiano di caffeina influisce evidentemente sul nostro hardware cognitivo, che di per sé dovrebbe essere un punto di partenza per ulteriori studi“, ha precisato la coautrice dello studio, la dott.ssa Carolin Reichert, del Center for Chronobiology dell’Università di Basilea. “In passato, gli effetti sulla salute della caffeina sono stati studiati principalmente su pazienti, ma è necessario concentrare la ricerca anche su soggetti sani“. “Sebbene la caffeina sembri ridurre il volume della materia grigia, dopo solo 10 giorni di astinenza dal caffè, questa si è notevolmente rigenerata nei soggetti sottoposti a test“. “I cambiamenti nella morfologia del cervello sembrano essere temporanei, ma finora sono mancati confronti sistematici tra i bevitori di caffè e coloro che di solito consumano poca o nessuna quantità di caffeina,” ha concluso l’esperta.
I risultati sono stati pubblicati il ??15 febbraio 2021 su Cerebral Cortex (Yu-Shiuan Lin et al. Daily Caffeine Intake Induces Concentration-Dependent Medial Temporal Plasticity in Humans: A Multimodal Double-Blind Randomized Controlled Trial. Cerebral Cortex, published online February 15, 2021; doi: 10.1093/cercor/bhab005)