Corsa contro il tempo nel nord dell’India dove il parziale crollo del ghiacciaio Nanda Devi sull’Himalaya ha causato l’improvvisa esondazione di due fiumi, l’Alaknanda e il Dhauliganga, e una devastante onda anomala ha travolto una diga. Le autorità hanno confermato al momento la morte di sole 18 persone, ma i dispersi sono almeno 150 e, in particolare, si cerca di localizzare una trentina di uomini intrappolati in un tunnel.
Nella zona sono stati inviati centinaia di militari, paramilitari ed elicotteri dell’esercito.
Il disastro si è verificato nel distretto di Chamoli, nello Stato di Uttarakhand, sulla catena montuosa dell’Himalaya: il cedimento di parte di un ghiacciaio ha innescato uno “tsunami” di acqua, mista a fango e detriti, che ha causato l’esondazione dei due fiumi e obbligato all’evacuazione alcuni villaggi.
I soccorsi al momento si stanno concentrando sulla ricerca degli operai di 2 centrali elettriche in costruzione travolte dalla furia dell’acqua: le operazioni sono state interrotte nella notte ma sono riprese all’alba.
Ha avuto successo il salvataggio di 12 persone in un altro cunicolo: l’estrazione degli operai, emersi coperti di fango, ha scatenato grida di giubilo. La notizia ha dato nuovo slancio ai soccorsi e riacceso le speranze di un Paese che sta seguendo le conseguenze del disastro con grande apprensione.
La causa precisa del disastro rimane ancora poco chiara: oltre agli effetti del cambiamento climatico, gli attivisti locali hanno anche puntato il dito contro le numerose costruzioni di dighe e infrastrutture idroelettriche lungo i fiumi e le montagne dell’Uttarakhand, che starebbero destabilizzando la fragile regione dell’Himalaya dal punto di vista ecologico e provocando eventi meteo sempre più estremi.
Nell’area sorgono 550 dighe e impianti idroelettrici, un altro centinaio sono in costruzione.